Omelia (29-06-2008)
don Roberto Rossi
SS. Pietro e Paolo Apostoli

Oggi festeggiamo i due apostoli Pietro e Paolo ricordando il loro martirio.
Il martirio è un gesto che scuote e fa riflettere seriamente, perché nessuno dà la vita per niente!
Tanta gente ha amato Cristo fino a versare il proprio sangue per Lui; tante persone hanno amato e amano Cristo più della propria vita: è un fatto di una portata enorme.

Chi era Pietro? Era un umile pescatore di un piccolo lago di una sperduta regione (la Galilea), era un uomo segnato dalla fatica e chiuso in un mestiere che lo assorbiva completamente e lo limitava culturalmente. Cristo sceglie questo Pietro, perché Dio fa cose grandi con i piccoli: tutta la Bibbia registra con stupore che Dio si comporta sempre così.
Quando Gesù lo chiamò, Pietro non era un santo: Dio infatti non chiama i santi, ma chiama per far diventare santi. È un fatto che mette nel nostro cuore una grande speranza.
Pietro era un impulsivo: facile all'entusiasmo, ma anche facile allo scoraggiamento. Ne fece amara esperienza la sera della Passione di Gesù: per Pietro quella dovette essere l'ora della verità, l'ora dell'umiltà, l'ora della massima purificazione del cuore.
Gesù sceglie quest'uomo, coi suoi entusiasmi e le sue debolezze per farne la pietra fondamentale della Chiesa: è una scelta di Dio.
Nell'ultima cena, nello stesso momento in cui annuncia il rinnegamento di Pietro, Gesù dice all' Apostolo turbato: "Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, ma io ho pregato per te, affinché non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli".
Perché Gesù ha dato questo compito a Pietro? Perché Egli vuole che i suoi discepoli siano una comunità, cioè persone che vivono nell'unità. Le parole di Gesù sono chiare: "Padre, siano anch'essi in noi una cosa sola, affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato".
Pietro, il pescatore-papa, e i suoi successori sono nella Chiesa il richiamo all'unità, il servizio dell'unità. Quanto è importante, necessario, vitale questo servizio; ne facciamo esperienza ogni giorno.

Con Pietro oggi ricordiamo anche l'Apostolo Paolo: Pietro è richiamo all'unità, Paolo è richiamo alla missione!
Chi era Paolo? Era un grande fanatico, un uomo portato all'intolleranza e alla durezza. Egli, prima di convertirsi, fece soffrire tanti cristiani e provò soddisfazione quando il giovane Stefano veniva colpito dalle sassate dei Giudei. Paolo non scordò più quel periodo della sua vita al punto tale che arrivò a scrivere: "Io sono stato un bestemmiatore, un persecutore, un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede... Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accetta: Cristo è venuto per salvare i peccatori e di questi il primo sono io".
Però venne l'ora della luce. Gesù andò incontro a Paolo sulla via di Damasco e gli tolse la maschera dell'orgoglio con una sola domanda: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" .
Saulo rispose cambiando vita: un cambiamento che pagherà caro, pagherà col sangue!
Su Paolo, infatti, si abbatterà dovunque una persecuzione brutale, selvaggia, incalzante: sarà preso a sassate a Listra in Asia Minore, sarà flagellato dai Giudei, sarà frustato dai Romani, sarà assalito dai briganti e messo in difficoltà dalle gelosie e dalle calunnie di alcuni cattivi cristiani.
Ma niente fermerà il suo zelo. Scrivendo ai Romani arrivò ad esprimersi così:"Chi ci separerà dall'Amore di Cristo? Forse le tribolazioni, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? (...) Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di Colui che ci ha amati".
Ormai la vita di Paolo è indelebilmente segnata dalla fede in Gesù: "Per me vivere è Cristo e morire è un guadagno".
Tutto per lui diventa "spazzatura" in confronto alla preziosità e alla bellezza della fede in Gesù: "Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo".
La fede in Gesù lo spingerà per le vie dell'Impero Romano e lo condurrà fino a Roma, dove trovò il martirio.
Forse in quel momento avrà detto: "Perdonami Gesù, perché ti ho perseguitato! Ma da quando ti ho conosciuto, ho dato tutto per Te! Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ti amo, Gesù!".