Omelia (29-06-2008)
Marco Pedron
Ciò che vive, vive per sempre

Oggi la chiesa celebra la festa dei santi Pietro e Paolo, che furono le colonne della prima chiesa. Pietro fu il primo Papa, il garante della continuità e della fedeltà della chiesa al messaggio di Gesù. Paolo fu l'annunciatore, il predicatore, colui che portò in tutto il mondo del tempo la notizia: "Lui è vivo, Lui è la Vita, solo Lui ti farà vivo".
Negli Atti troviamo più volte questi due grandi personaggi che s'incontrano, a volte in modo cordiale, a volte scontrandosi. Paolo stesso si scontrò apertamente con Pietro (Gal 2,11-12).
Vengono associati perché morirono nello stesso tempo: Paolo nel 67 d.C. fu decapitato a Roma presso la località Tre Fontane, mentre Pietro fu crocefisso, sempre a Roma, con la testa all'ingiù sul Colle Vaticano.
Pietro e Paolo furono accomunati da due grandi rivelazioni. Fecero, cioè, un'esperienza forte, profonda, sconvolgente, avvolgente, dirompente, del Signore. Ed è solo partendo da questa profonda esperienza, intima e interiore, che possiamo capire la loro posizione di preminenza nella chiesa di quel tempo. La loro forza fu quell'incontro personale sulla via di Damasco o sulle strade della Galilea: lo videro di persona e lo incontrarono.
Pietro e Paolo furono due innamorati di Dio. Per incontrare Dio bisogna cercarlo, averne bisogno, ritenere prioritario il suo incontro. Ritenere di non poter stare senza di Lui perché Lui è la Vita, perché Lui è Tutto.
Il motivo principale per cui non troviamo Dio è che non lo desideriamo ardentemente. Le nostre vite sono piene di troppe cose altre, sono affollate da altri pensieri e, non nascondiamocelo, tutto sommato ce la caviamo bene anche senza Dio. Per molte persone in fondo, nella quotidianità dell'esistenza, che Dio ci sia o che non ci sia, non è poi così importante, non cambia poi molto, non ha molto peso. Diventa importante solo nelle situazioni limite: quando si sta crollando o si è ammalati, quando si sta soffrendo, quando muore qualcuno a noi vicino, quando si è vuoti o depressi. E prima? Dov'era prima?

Il vangelo ci presenta la professione di Pietro. Ad un certo punto della sua vita, Gesù pose ai suoi discepoli una domanda centrale: "Ma chi sono io per voi?". Ci possiamo chiedere tante cose su Gesù: "Cosa dice il catechismo su di Lui?"; "Cosa dicono gli esperti e i preti su di Lui?"; "Cosa se ne dice in giro?". Possiamo giustificarci dicendo che non abbiamo studiato, che non siamo esperti, che non ne sappiamo molto. Ma sono appunto giustificazioni, perché la domanda di Gesù vuol dire: "Tu, quanto vuoi lasciarti coinvolgere da me?". E' una domanda che non vuole tanto una risposta "Tu sei Giovanni Battista, Elia, Geremia, un profeta", delle risposte teologiche, da catechismo, giuste e corrette; vuole una scelta.
Vuole che io mi lasci coinvolgere, contagiare: "Tu sei il Figlio di Dio, quello Vivente". Cioè: "Tu sei colui che dà vita, senso, significato, pienezza, unità alla mia vita. Senza di te nulla ha senso. Tu sei ciò che mi rende vivo. Sono morto senza di te".
Quando il vostro amore vi dice: "Chi sono io per te?", non vi chiede dei dati anagrafici: "Sì tu sei Lucia, abiti in via"; oppure: "Sì l'amore è un sentimento che richiede rispetto, unione fedeltà ecc". Vi chiede: "Mi ami? Mi puoi prendere per quello che sono?". E poi soprattutto: "Ti và di stare con me? Ti và di fare insieme a me la strada della tua vita? Ti và di coinvolgerti con me?".
Gesù non chiede a nessuno: "Cosa sai di me? Sai i sette vizi capitali? E le opere di misericordia corporale?". Ma: "Vuoi sposarmi? Vuoi stare con me? Ti va di seguirmi? Ti va di mettere in gioco tutto insieme a me?".
Pietro, Paolo, e gli apostoli possono dire: "Guarda, noi non sappiamo neppure bene chi tu sia. Cosa voglia dire che tu sei Figlio di Dio, che tu conosci il Padre, non lo capiamo poi così tanto. E neppure sappiamo bene come mai fai tutti questi miracoli. Noi sappiamo solo che prima eravamo morti e adesso viviamo. Prima ci trascinavamo e adesso ci sentiamo pieni di vita, vibranti, intensi. Prima eravamo pieni di paura e adesso con te siamo disposti ad affrontare ogni cosa. Prima temevamo il giudizio della gente, ma adesso con te non ci fa più paura niente. Secondo noi tu vieni da Dio, perché solo Dio può fare questo. In ogni caso noi vogliamo vivere con te perché tu ci fai vivere veramente".

Questa risposta non è frutto di "carne e di sangue, cioè frutto di ragionamenti, di sofismi, di elucubrazioni mentali, dell'aver studiato molto o dall'aver fatto molto incontri. Questa risposta è il frutto di un uomo che ha scelto, che si è messo in gioco: Pietro, per Gesù, lasciò le sue reti, la sua casa, sua moglie, la sua famiglia e si fidò.
Quando il tuo amore ti dice: "Mi sposi?", a pensarci bene c'è da tremare. Se inizi a pensarci è la fine. Perché a ben pensarci come puoi dire "per sempre" a qualcosa che non sai ancora. "E se poi non sarò più innamorato? E se poi troverà un altro? E se non sarà come pensiamo? Tutti pensano di amarsi per sempre, ma quanti si lasciano: perché dovremo essere diversi noi? E ce la farò?, ecc". Tutti ragionamenti umani (carne e sangue) veri e reali. Ma le grandi scelte non sono logiche. Sono a-logiche (non illogiche, cioè contro la logica): si pongono su di un altro piano, sul piano del cuore, della passione, dell'amore e dell'intensità. Quando il tuo amore ti dice: "Mi sposi", il cuore dice: "Sì", la paura e la mente dicono: "Pericolo!".
Quando Iddio ti chiama, il cuore dice: "Sì" e si slancia con tutto l'entusiasmo che ha dentro. Ma la mente: "Pericolo! E se ti sbagli? E se poi non ce la fai? E chi ti dice che sia la scelta giusta, ecc?". Quante volte stiamo a calcolare tutte le possibilità di errore e i rischi di una cosa. Ma il cuore non ragiona così: se si sente attratto, il cuore và. Poi troverà la strada per arrivarci. E la trova! Noi siamo sempre preoccupati di trovare l'obiettivo, la meta, perché questo ci garantisce sicurezza, il sapere dove andare. Ma il cuore non segue la strada ma un impulso, una spinta, uno slancio, perché questa è la sua strada: "Per di qua". Lui va, come percorrerla ci penserà dopo; e siccome vuole andarci a tutti i costi, la farà fino in fondo.
Qualche anno fa a San Francisco c'era un ragazzo povero, affetto da rachitismo dovuto a malnutrizione, con le gambe arcuate e i polpacci così atrofizzate che lo chiamavano "Stecchino". Aveva un amore viscerale per il football americano ed era innamorato del leggendario Jim Brown, running back dei Browns di Cleveland. Non aveva soldi e si accontentava di vedere gli ultimi minuti delle partite quando aprivano il cancello. Un giorno ebbe la fortuna di incontrare nella gelateria vicino allo stadio proprio il suo mito Jim Brown. "Mr Brown, sono un suo grandissimo ammiratore". "Va bene, va bene, ragazzino". "Mr Brown, io conosco tutti i suoi record e tutti i suoi touchdown". "Bene", disse seccato l'altro. "Mr Brow, Mr Brown", e Mr Brown si voltò, seccato: "Che c'è adesso?". E il ragazzino: "Sa Mr Brown, io batterò tutti i suoi record". "Va bene", disse. "Senti un po', come ti chiami tu, ragazzino?". "Mi chiamo Orenthal, signore, Orenthal James Simpson... ma gli amici mi chiamono O.J". E fu così!
Ad un certo punto, Pietro riconobbe in quell'uomo chiamato Gesù, qualcosa di grande, di immenso, di divino. Non si trattava più di pensarci, di valutare, di pianificare, di fare un bilancio guadagni/perdite: si trattava di fidarsi, di seguire l'intuizione e la vibrazione del cuore e di seguirlo. Non fu una scelta logica seguire Gesù. A rigor di logica, cioè dal punto di vista degli altri, questi erano pazzi scatenati. Pensateci un attimo: seguivano uno che si credeva Dio! Ma noi oggi li interneremo tutti. Lasciavano casa, lavoro e famiglia per andare dietro ad uno con idee rivoluzionarie e che aveva tutti contro. Perché ci andarono? Perché Lui era il Vivente. Perché lì sentivano che si viveva, che c'era passione. Pietro si buttò e non fu mai più lo stesso. Mai più. Quella fu la svolta della sua vita. Pietro puntò tutto su di Lui.

Ad un certo punto bisogna decidere cosa fare della propria vita. Perché anche non decidere niente è comunque una decisione. Ad un certo punto bisogna decidere se seguire il cuore o la mente. Se seguire gli ideali e lottare per loro, pagandone il prezzo, o seguire la ragione comune. Ad un certo punto bisogna avere il coraggio di partire per il mare aperto, con il pericolo di perdersi, altrimenti si rimarrà per sempre nel porto.
Dio è un incontro, un'esperienza che ti coinvolge, travolge, stravolge, avvolge. Non sei più tu. Dopo l'incontro con Lui nessuno può essere mai più lo stesso. Saulo divenne Paolo; Simone, Pietro.
E' per questo che, credo, molte persone temono incontri profondi con Dio. E' più facile "dare qualcosa" a Dio: dire una preghierina, un'offerta, un gesto, una buona azione. Ma darsi (cioè dare tutta la propria vita) è un'altra cosa. Seguirlo, beh, questo è ben altro!

Gesù dice: "Beato te Simone, perché il Padre mio, che sta nei cieli, te l'ha rivelato".
La fede di Pietro non è il frutto di uno studio approfondito, sistematico, analitico. Queste risposte non si danno perché si è intelligenti; si danno perché si è entrati dentro al mistero. L'amore ha ragioni, risposte, modi di vita che la mente non conosce e non ha.
Tutti noi conosciamo il famoso episodio dove due donne si contendevano un figlio. Entrambe dicevano: "E' mio". Allora Salomone avrebbe detto: "Se è di entrambi, lo tagliamo in due e ne diamo una parte a testa". Una disse di sì, mentre, la vera madre, lo lasciò all'altra. E da questo Salomone capì chi era la vera madre. L'amore arriva, ovviamente, lì dove la mente non può arrivare.
Un giorno, Gesù stesso, amareggiato per il continuo rifiuto che riceveva, ha detto ì+ai suoi amici: "Volete andarvene anche voi?". E sarà proprio Pietro a rispondere: "Ma dove vuoi che andiamo, Signore. Tu hai parole di vita eterna. La vita è qui" (Gv,6,68ss).
Pietro gli dice: "Tu mi fai vivere; tu sei la Vita; dove vuoi che io vada? La vita è qui!". La fede di Pietro è frutto dell'amore: "Io ti amo; tu mi fai vivere; sei la mia aria; io sono innamorato di te".
Questa fede è una fede sicura, una roccia e per questo Gesù può fondare la sua chiesa su Pietro. E guardate che Pietro tradirà più volte il Signore. Proprio tre versetti dopo questo vangelo Gesù dirà a Pietro: "Lungi da me satana! Tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini" (16,23). E quando Gesù gli chiede di camminare sulle acque, Pietro non si fiderà del Signore e affonderà (14,22-31). Durante la passione lo tradirà tre volte e poi lo abbandonerà. E Gesù per tre volte dovrà fargli la domanda: "Pietro mi ami?" (Gv 21,15-17). E Pietro dovrà riconoscere che sì lo ama, ma che nel suo amore c'è molto di personale, di gratificazione, di paura, di codardia.
Perché allora Pietro è roccia? Perché lui "sapeva", cioè aveva sperimentato chi era il Signore. Gesù ha sentito tutta la passione, l'intensità, la frequenza del cuore di Pietro.
Nel corso degli anni abbiamo ridotto la fede ad una pratica religiosa: confessarsi tot volte all'anno, soprattutto prima delle grandi feste; fare la comunione a certe condizioni; sapere le risposte giuste alle domande (i nostri genitori studiavano il catechismo con domanda e risposta); per essere cristiani bisogna fare o non fare questo o quello (la morale diceva tutto quello che bisognava fare), ecc. Sarebbe come dire (cosa che purtroppo a volte ancora avviene): "Il matrimonio è sacrificio, fedeltà difficile, compromesso, accontentarsi perché c'è anche l'altro, limite alla tua libertà, conflitto, ecc". Ma sì, è anche questo, ma il matrimonio è soprattutto gioia, emozione, innamorarsi, trovare sostegno, fiducia, presenza, affetto, condividere, sentirsi realizzati, generare.
Come dire: "Fare un figlio è un impegno; ti fa perdere la serenità, non hai più la tua vita e ti fa dormire poco". Ma sì!; ma è anche gioia, estasi, commozione, risa, sorriso, realizzazione, completezza, ecc.
Dio è stato ridotto ad una mucca da mungere: "Hai un problema?". "Preghi Dio". Dio è stato ridotto ad un duce da temere: "E' meglio che ti confessi perché non si sa mai!". Dio è stato ridotto ad un genitore severo: "Non si ride; non si chiacchiera; non si danza, non si balla; niente chitarre in chiesa e niente percussioni; niente abbracci e smancerie melense". Dio è stato ridotto ad un giudice: "Chi non è in regola, non può accedere alla mensa. E chi non professa tutta la fede e il credo, fuori di qui".
Ma chi insegna un Dio così non ha mai incontrato il Dio di Gesù: la fede è prima di tutto danza, canto, festa, piacere, poesia, sorrisi, liberazione.
Vado in chiesa perché lì sto bene; vado in chiesa perché mi ritrovo; vado in chiesa perché è la mia aria; vado in chiesa perché ritrovo vitalità; vado in chiesa perché ritrovo la forza per vivere.
La fede è un'esperienza che ti riempie la vita, che ti fa libero, che ti fa uomo vero, uomo e donna fino in fondo. La fede è fiducia in sé, nella Vita e negli altri. La fede ti porta ad aprirti, a superare i tuoi limiti, ad andare là dove hai paura di andare e ad affrontare ciò che hai paura di affrontare. La fede è vibrazione, intensità; la sensazione di essere nel flusso della corrente della vita, nelle grandi mani di Dio, al centro dell'universo, che nulla ci può spaventare, che si è dentro ad un senso.
Alexander Lowen, il padre della Bioenergetica, un giorno decise di parlare a suo figlio di Dio. Dopo un po' che tentava di parlarne, usando tutte le immagini che un bambino di sette anni può comprendere, suo figlio gli disse: "Ma papà, io lo vedo Dio!". Allorché sbalordito Lowen gli disse: "E dov'è?". "E' lì papà, in quel fiore". E commenta Lowen: "Aveva molto più Dio di me! Io avevo concetti, lui lo toccava!".
Leonardo Boff racconta un episodio della sua vita, quando la madre gli disse: "Tu che sei teologo, hai mai visto Dio?". "Mamma, nessuno vede Dio!". "Ma come tanti anni che sei prete e non hai mai visto Dio? Che vergogna!". Allora il figlio: "Ma tu mamma lo vedi?". "Chiaro che lo vedo. Ogni mattina e ogni sera, quando le nuvole si mettono in certo modo io vedo che Lui c'è".
A Frossard, filosofo francese, ateo e poi convertitosi, un giorno dissero: "Ma perché si è convertito?". "Perché ho incontrato Dio". "Ma Dio non lo si può incontrare come una persona normale?". "Vede, questo mi dice che lei non lo ha mai incontrato". Il giornalista non capiva. Allora lui riprese: "Lei ha mai incontrato l'amore?". "Sì!". "Cioè lei ha incontrato una persona che si chiama "amore"?". "No!". "E come fa a dire di aver incontrato l'amore?". "Perché mi sono innamorato, ho incontrato una donna che mi ha fatto cambiare la vita, mi ha reso felice, e per la quale il cuore mi batte ancora. Non so se mi capisce?". Frossard lo guarda: "Certo che capisco: Dio è così".
Per questo Gesù gli dice: "Tu Pietro, sei proprio una pietra solida. Sento proprio la tua fede".
Pietro, primo Papa, non è qui il segno della fedeltà al credo, all'ortodossia, che non sbaglia mai. E ' il segno della fede viva (vivente), vitale, che pulsa, che ha fatto esperienza, innamorata. E' su questa fede (che Lui è il Vivente) viva, vitale che Gesù fonda la chiesa.

In 14,33 i discepoli gli avevano già detto: "Tu sei il Figlio di Dio". Dov'è la novità di Pietro? E' proprio quella parola: "Vivente". La fede ti fa vivere, è vitalità, forza, energia, potenza. E se tu hai questa fede allora Dio può fare di tutto con te: "Tu sei Pietro e su di te edificherò la mia chiesa".
Mettiamo il nostro nome al posto di Pietro: "Se tu hai questa fede Marco, io posso edificare di tutto con te". Dio non ci ha mica creati così perché non sapeva cosa altro fare! Dio ci ha creati per qualcosa di grande!
Diventa consapevole della potenza che c'è in te e della missione che Dio ti ha affidato.

"Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa". Chi ha incontrato Dio veramente, anche solo per una volta, l'ha incontrato per sempre. Dio non si può dimenticare.
Si dice che il primo amore non lo si dimentica più. E' vero. Figurarsi, Dio che è l'Amore. Le difficoltà verranno, ma chi ha incontrato Dio sa che niente è più forte di Lui. Quindi non c'è da temere.
Sbagli? C'è Lui! Ti perdi? C'è Lui! Fallisci? C'è Lui! Muori? C'è Lui!
Chi ha trovato la Vita sa che non esiste la morte. Sa che esistono i passaggi, le separazioni, gli "arrivederci" ma non le fini.

"Questa è la chiave del regno dei cieli": la morte è un illusione. La realtà è che nulla finisce. Se puoi osare, rischiare, provarci, allora trovi il segreto della felicità. E puoi provarci perché tanto sai che se anche dovesse andare male poi c'è Lui.
La chiave del regno dei cieli è il "Vivente". Chi è che conosce la montagna? Chi l'ha studiata sui libri? Chi ci va in elicottero? Solo chi l'ha sperimentata, solo chi ha dormito nel suo freddo e sotto il suo vento, solo chi l'ha percorsa, solo chi ne conosce la grandezza e con rispetto la ama, può dire di conoscerla.
Il mistero della Vita è semplice per chi ha incontrato Dio e complesso per chi ne è fuori. Dio è tanto e-vidente in questo mondo per chi lo vede, quanto oscuro per chi non l'ha mai visto. Dio è Tutto per chi si lascia riempire e niente per chi ne ha paura. Dopo aver incontrato Dio capirai la vita, le persone, te stesso; troverai il senso di ogni cosa e tutto ti sembrerà chiaro. Sarà come aprire una porta o una finestra e vedere ciò che prima non avevi mai visto.

"Ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli". Tutti i legami veri, profondi, pieni e d'amore che avrai vissuto sulla terra, rimarranno anche in cielo. Nulla di ciò che di vero, buono, umano, abbiamo intessuto sulla terra, andrà perso in paradiso, nei cieli. Perché tutto ciò che è "divino" rimane per sempre.
Il resto, che non lo è, non esiste e non esisterà mai. Da questo punto di vista non si perde niente: la Vita rimane, il resto passa. Ma il resto non c'è, quindi non passa niente.
A volte le persone si chiedono. "Ritroverò mio marito, mia moglie? E come sarà di là?". Come sarà non lo sa nessuno ma tutto ciò che è "vita, verità, Dio" di qua, ci sarà, ovviamente, anche di là.
Non aver paura di intessere legami e relazioni forti, vere, appassionate, intense, perché tutto ciò che costituirà un legame vero, rimarrà. L'amore che hai vissuto, non andrà perso. La verità, la libertà, la fede vera, rimarranno vere per sempre.

"E tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Tutte le liberazioni, i passaggi dalla morte alla vita, le paure vinte, i traguardi raggiunti, le conquiste dell'anima, rimarranno veri anche di là.
Tutta la vita, la verità che viviamo, liberiamo, sprigioniamo di qua sarà anche di là. Ciò che è verità, liberazione, amore, sarà per sempre. Perché tutto ciò che è divino, lo sarà per sempre, oggi e domani. E ciò che non lo è, non sarà mai.

Pensiero della settimana
Se hai paura di morire non puoi vivere.
Ma se puoi vivere non hai paura di morire.