Omelia (18-07-2008)
Monaci Benedettini Silvestrini
C'è qualcosa più grande del tempio

San Benedetto scrivendo ai suoi monaci nella Regola, parla di uno zelo buono che induce all'amore verso Dio e verso il prossimo e di uno zelo "amaro", che è indice di umana grettezza e separa dal bene e conduce all'inferno. Quest'ultimo è quello che spesso mostrano scribi e farisei nei confronti del Cristo e dei suoi discepoli. Sono essi i predecessori e i maestri di tutti coloro che hanno sempre aperto un codice di comportamento per gli altri e che lo usano costantemente per giudicare e condannare. Sono tra i peggiori nemici della vera fede perché, illudendosi di zelare la giustizia, rinnegano di fatto la carità e l'amore. Spogliano il buon Dio della sua essenziale prerogativa che è appunto il perdono e la misericordia. Fanno uso della legge come di una lama tagliente non per curare il male, ma per uccidere i malati. È una brutta razza che trova sempre i suoi adepti anche nella nostra chiesa. Il Signore Gesù ci raccomanda: "Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. "Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?". Il pretesto che trovano oggi gli scribi è quello di vedere i discepoli del Signore che in giorno di Sabato colgono delle spighe di grano per mangiarne i chicchi. Ed ecco pronta la loro sentenza di condanna: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato». Gesù in poche battute dimostra loro quanto sia malizioso ed assurdo il loro giudizio, citando esempi tratti dalla scrittura sacra, dalla stessa fonte da cui essi ritengono di poter motivare le loro valutazioni. Poi aggiunge: "Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio". Se il tempio, la chiesa, la religiosità viene interpretata come puro legalismo li si svuotano di Dio e restano solo pietre e macigni che gravano pesantemente e mortalmente sull'uomo. "Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa". Solo nel Signore riusciamo a coniugare con divina sapienza, giustizia e misericordia, peccato e perdono, colpa e assoluzione. La legge senza l'amore è solo vincolo e laccio, serve per gli schiavi e non per i figli, riempie le carceri del mondo e rischia di riempire di dannati gli inferi. Non è questa la missione di Cristo, non è questa la missione della chiesa e dei suoi ministri. "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".