Omelia (29-07-2008) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Maria e Marta - Ora et labora La tradizione benedettina festeggia insieme Marta, Maria e Lazzaro, perché ritenuti prototipo dell'ospitalità che informa di sé ogni monastero. Come la casa dei tre fratelli è stata rifugio accogliente per Gesù durante il suo ministero, così i monasteri vogliono essere luogo di accoglienza e di solidarietà per ogni uomo in cammino. La professione di fede che sgorga dalle labbra di Marta (Gv 11, 23ss) è simbolo, per ogni monaco e monaca, della consapevolezza a cui tale forma di vita deve condurre i fratelli. Leggiamo nella Liturgia della parola il noto episodio di Maria e Marta, le sorelle di Lazzaro che frequentemente accoglievano nella loro casa di Betania Gesù e si suoi discepoli. Marta ci viene descritta come la solerte e generosa donna di casa che da brava cuoca, alla vista degli ospiti, dopo il doveroso saluto, si mette subito all'opera per preparare agli illustri ospiti, ma soprattutto a Gesù, un pranzo buono e ben cucinato. Con quelle affettuose premure Marta vuole dimostrare tutto il suo amore per il Signore. Maria ha corde diverse dalla sorella: è la donna che si bea di parole e ha bisogno di riempire i suoi occhi e il suo cuore dei tratti del volto di Gesù. È una mistica, diremmo oggi. La due sorelle, pur non essendo fondatrici di alcun istituto religioso, nel corso della storia hanno avuto una schiera innumerevoli di seguaci. Alcuni, alcune si identificavano con Marta ed altri, altre con Maria. Altri hanno finito per invocarle come antesignane di forme diverse e perfino contrastanti di vita religiosa. S. Benedetto è il primo santo che ha operato una meravigliosa sintesi tra lavoro e preghiera. E i monaci dovrebbero essere dei fulgido esempi di docile ed umile ascolto della parola di Dio e di squisita ed ardente carità verso il prossimo. Un esempio di accoglienza in tante famiglie e in tante case per portare a tutti il messaggio essenziale della santificazione: preghiera, carità, laboriosità. |