Omelia (15-08-2008) |
don Marco Pratesi |
Arca della nuova alleanza L'arca dell'alleanza era una cassa di legno rivestita d'oro, che conteneva le due tavole della legge (cf. 2Cr 5,10; secondo Eb 9,4 conteneva anche della manna e la verga fiorita di Aronne). Essa aveva accompagnato la peregrinazione di Israele nel deserto e successivamente era stata custodita nei santuari di Galgala, Sichem e Silo. Trasportata sul fronte di guerra, era stata catturata dai Filistei, i quali l'avevano tenuta finché Davide l'aveva recuperata. Conquistata Gerusalemme, il re aveva voluto custodirla nella nuova capitale, in un primo tempo presso la casa di Obed-Edom, successivamente nella tenda-santuario che egli aveva appositamente allestito (ed è quest'ultima traslazione che è narrata nella nostra lettura). Con l'edificazione del tempio da parte di Salomone, l'arca trovò la sua dimora fino alla distruzione del tempio nel 587 a. C., momento in cui se ne persero definitivamente le tracce. L'arca è il segno dell'alleanza tra Dio e Israele, stabilita sulla base della torah, la legge, della quale le due tavole di pietra sono espressione concretissima. Perciò essa è anche luogo della presenza particolare di Dio in mezzo al popolo. Non contiene certo Dio, ma è come lo sgabello dove egli poggia i piedi (cf. 1Cr 28,2 e Sal 132,7, responsoriale). Nell'arca dunque si intrecciano due motivi centrali della fede d'Israele: la parola e la presenza. Dio si rende presente nella parola, che a sua volta è contatto e comunione personale con Dio. Ecco il motivo di tanta gioia, espressa dal canto e dalla musica, appositamente voluti da Davide (v. 16), al quale la tradizione ebraica fa risalire gran parte del Salterio. Man mano che il piano di Dio avanza nella storia, questi due aspetti si integrano: la Parola si fa presente, la Gloria si rende visibile, la Parola si fa carne e dimora tra gli uomini (cf. Gv 1,14, dove si allude proprio alla tenda). Luogo della presenza della Parola incarnata è Maria, la donna beata perché ha ascoltato la Parola (cf. vangelo), in un modo tale che in lei l'ascolto della Parola è divenuto presenza di Dio nel mondo. Invocata come "arca della nuova alleanza", nel suo grembo, adombrato dallo Spirito come l'antica tenda era coperta dalla nube di Dio (cf. Lc 1,35 con Es 40,35), Dio ha stretto definitiva alleanza con l'uomo. È la vocazione di ogni credente: diventare, nel continuo ascolto della Parola, spazio per la presenza di Dio nella storia; segno che Dio non abbandona l'uomo ma rimane in alleanza con lui; manifestazione - iniziale ma reale - della gloria destinata a rivelarsi nei figli di Dio e nella creazione tutta, oramai liberata dalla corruzione (cf. Rm 8,18-21) e dalla morte (cf. seconda lettura). Per questo è davvero il caso di cantare; e per questa figlia dell'uomo che, arca della nuova alleanza, entra nella Gerusalemme del cielo tra i cori degli angeli. I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |