Omelia (20-04-2003)
don Romeo Maggioni
Chi ci toglierà la pietra?

"Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato - così comincia la cronaca di quella prima Pasqua a Gerusalemme - alcune donne vennero al sepolcro al levar del sole. Dicevano tra loro: Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?" (Mc 16,3).

Ecco la domanda: che cosa più pesa sul cuore dell'uomo? Sì, problemi sociali, familiari o personali; ingiustizie, umiliazioni, o speranze spente! Ma alla fine è paura di fronte al dolore e alla morte; quella pietra che tutto sembra annullare sarà posta anche sopra la nostra tomba!

Ma nessuno vi si rassegna; una molla potente dentro di noi ci spinge a sfondare ogni limite, a sognare l'impossibile..! Poi di fronte all'impotenza, qualcuno evade, qualche altro si ribella, o rimuove il problema dimenticando.
Ma con la speranza non si può barare! Il problema della certezza del dopo morte esige un'urgente risposta; è bisogno della ragione e del cuore. Ecco: chi ci toglierà questa pietra che schiaccia la vita?

1) LA RISPOSTA E' UN FATTO

Lasciamo da parte gli auspici e i miti che il mondo antico ha sognato; scartiamo le ideologie che sono verità parziali che vogliono surrogare la realtà più totale; rispettiamo le forme religiose che tentano di ipotizzare un Dio personale capace di allungare la mano fino all'uomo; stiamo lontani dalle sette fideistiche e fanatiche che umiliano le giuste esigenze di razionalità e certezza...

Guardiamo invece ai FATTI che Dio ha posto nella storia come risposta e salvezza dell'uomo. Il fatto è una Persona; il SI' di Dio è Gesù Cristo.
Quella mattina del 9 aprile dell'anno 30 della nostra èra qualcuno trovò una tomba vuota; poi lo incontrò vivo, toccandolo con mano, "mangiando e bevendo con lui dopo la sua risurrezione dai morti" (At 10,41); finché nella potenza di Pentecoste promise di "rimanere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Da allora, incominciando da Paolo sulla via di Damasco convertito da persecutore in fervente apostolo, ogni incontro con Lui vivo ha lasciato tracce profonde nella vita e nella storia degli uomini. La sua Chiesa che vive nei secoli è la prova evidente che la mano del Dio vivo la sostiene. Essendo suo "corpo" la nutre, sua "sposa" la ama, purifica e divinizza.
Un uomo straordinario questo Gesù di Nazaret! Ha solcato il mare verso l'ignoto, ha rotto il velo del mistero che gravava sull'uomo, e dall'aldilà è tornato vivo a dire: "Padre, voglio che dove sono io siano anche quelli che mi hai dato, perché vedano la gloria che tu hai dato a me" (Gv 17,24).

"Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Io vado a prepararvi un posto; poi ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io" (Gv 14,2-3). Ora è chiaro il destino dell'uomo; ora s'è trovata la medicina unica che risolve il problema della morte e della vita. "Se noi abbiamo sperato in Cristo solamente per questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. Ora invece Cristo è veramente risuscitato dai morti, primizia di risurrezione per quelli che sono morti" (1Cor 15,19-20).

2) UN DESTINO INSOSPETTATO

Precisiamo bene allora cosa è il destino di risurrezione e vita che Cristo ci garantisce. Non si tratta anzitutto di una vivificazione, cioè di ritornare in vita come prima, come ad esempio è capitato a Lazzaro. Né, come è nella credenza comune, solo di immortalità dell'anima, perché si parla di risurrezione del corpo, quindi di una vita ridataci nella integrità della persona, anima e corpo. Né una sopravvivenza nella forma della reincarnazione, come mode orientali ora suggeriscono, perché si tratta del nostro corpo. Si tratta invece di quanto in sostanza professiamo nel Credo: credo la risurrezione della carne.

Questo corpo, cui siamo tanto attaccati, sarà "trasfigurato", cioè ri-creato e reso eterno, come appunto è avvenuto per Cristo risorto. Al come sarà, risponde san Paolo: "Qualcuno dirà: come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno? Stolto! Ciò che semini non prende vita se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano ad esempio o di altro genere. E Dio dà il corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza" (1Cor 15,25-43).

La qualità di vita nuova sarà non soltanto nella dimensione della lunghezza - cioè eterna -, ma nel senso della partecipazione alla vita stessa di Dio; quello che noi chiamiamo il paradiso. Gesù è andato a sedersi alla destra del Padre, a indicarne una profonda intimità. Scrive san Giovanni: "Noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come egli è" (1Gv 3,2).

Saremo partecipi a pieno titolo della vita intima della Trinità: "Siano anch'essi in noi una cosa sola" (Gv 17,21), si augurò un giorno Gesù pregando il Padre per tutti noi. Fino a quell'immagine commovente che descrive l'intimità di casa cui saremo introdotti: "Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli: in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli" (Lc 12,37).

Con l'umanità rinnovata sarà anche tutta la creazione, che ora "geme e soffre nelle doglie del parto; essa non è sola, ma anche noi che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo" (Rm 8,22-23). E' scritto nell'Apocalisse: "Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. E Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (21,1.5). Tutta la realtà umana e tutta la realtà cosmica diverranno per sempre quello che Dio aveva sognato fin dall'inizio: la sua casa dove l'uomo vive in pienezza la vita stessa di Dio, per l'eternità. Allora "Dio sarà tutto in tutti" (1Cor 15,28).

******

Sogni e utopie umane che con la Pasqua sono scavalcati e superati dalla generosità fantasiosa di Dio. Qui, naturalmente, e solo qui, si fonda l'unico vero umanesimo plenario e l'unico serio materialismo!
Con le promesse, Cristo ci ha anticipato garanzie e strumenti. Rinnovarsi con i sacramenti pasquali significa mettere dentro quel motore di vita che è lo Spirito santo capace appunto di scavalcare anche la morte. "Quel medesimo Spirito infatti che ha risuscitato Cristo dai morti darà vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo dello suo Spirito che abita in voi" (Rm 8,11).