Omelia (04-09-2008) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
La voce dalla barca Gesù sale sulla barca di Pietro. Si scosta un po' dalla riva e, in una specie di anfiteatro naturale, imparte gli insegnamenti alla folla. Quella barca ci insegnano i Padri, è la nostra chiesa, madre e maestra. Quella barca si è avventurata talvolta nella notte dei tempi, ha gettato le reti, ma ha lavorato invano. Gesù non era presente e la fecondità non esiste senza Lui che è la fonte inesauribile della vera vita. Quando poi la sua presenza è garantita e risuona l'invito di scostarsi dalla riva, di prendere il largo negli spazi infiniti di Dio, alla luce della fede, la pesca diventa abbondantissima, miracolosa. Le barche si riempiono, non solo quella di Pietro e ricolma di grossi pesci. Egli nella sua umana debolezza si accorge finalmente del suo peccato di presunzione quando ha pescato al buio, nella notte, senza la Luce, senza Cristo. Ora si apre per lui e per i suoi compagni un mare più vasto ed una pesca diversa. Dovranno diventare pescatori di uomini da prendere nella rete del Regno. Quella voce dalla barca di Pietro è ancora oggi la guida della chiesa. Il romano Pontefice ha lanciato i suoi accorati e luminosi appelli a tutto il mondo. Ha varcato i confini della chiesa sollecitando altre barche a raccoglierne i frutti. Ha tracciato i solchi profondi per una vera collaborazione tra i credenti di ogni fede ed ha insegnato come realizzare la solidarietà tra i popoli della terra. Ora, stanco del lungo percorso, ci appare come Cristo sulla via del Calvario. Brilla di una luce diversa, quella della croce. Parla il linguaggio sapienziale della sofferenza e così la sua voce ha acquistato un timbro ancora più chiaro, ancora più efficace. Ci sollecita ad una comprensione e ad una collaborazione che non possiamo negargli. |