Omelia (10-09-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su 1Cor 7,31 Dalla Parola del giorno Passa la scena di questo mondo! Come vivere questa Parola? Tutti sappiamo che la vita umana, anzi lo stesso universo, sono segnati dalla precarietà: prima o poi finiranno. Paolo rende l’idea con l’immagine di uno spettacolo teatrale su cui, a un certo punto, calato il sipario, ognuno abbandona il personaggio interpretato per riprendere il proprio ruolo. Sembra un’immagine negativa e deprimente, ma, a rifletterci bene, siamo alla presenza di una preziosa sollecitazione. Che importa riscuotere plausi per un copione recitato bene, ma a cui viene sacrificata la parte più autentica di noi stessi, quell’io chiamato a dispiegarsi in pienezza nel tempo e ad approdare in quell’Oltre di luce per cui siamo creati? Non si tratta di opporre verginità e celibato a vita coniugale, ma di assumere sia l’uno che l’altro quale via in cui incanalare le proprie potenzialità perché si sviluppino fino a farci raggiungere la "piena statura di Cristo", per restare nella terminologia paolina. Che è come dire: diventare uomini o donne pienamente realizzati, persone che vivono fino in fondo la propria realtà e dignità umana. Il ricordare di tanto in tanto che "passa la scena di questo mondo" può essere un valido aiuto per non perdersi dietro l’effimero, per godere sanamente di quanto la vita ci offre, senza abbarbicarsi ad esso. Oggi, nel mio rientro al cuore, mi chiederò: sto recitando un copione o sto ‘vivendo’? Qual è il ‘personaggio’ da cui mi devo liberare per essere pienamente me stesso? È così grande, mio Dio, la vocazione ad essere uomo/donna in relazione d’amore con te e con gli altri, che non ha senso perdersi dietro stereotipi proposti dalla società: manichini privi di vita e di senso. Liberami dalla tentazione di adottarli e aiutami a "vivere" ogni istante quale frammento di eternità che mi è dato per edificare pienamente me stesso. La parola di uno psicologo Il compito principale nella vita di un uomo è di dare alla luce se stesso. Erik Fromm |