Omelia (14-09-2008) |
Marco Pedron |
Guardate a me Questo brano si trova nel vangelo di Gv. Spiega il grande mistero di Dio: Dio è venuto nel mondo per amarci, per accoglierci, per starci vicino, per farci vedere come potremmo vivere, con quale estensione del nostro cuore, con quale dilatazione della nostra anima, con quale vibrazione e intensità per la nostra vita. Questa è una parte di un lungo discorso che Gesù fa con uomo di nome Nicodemo. Nicodemo era un fariseo, faceva parte dell’aristocrazia sacerdotale, ed era un maestro. È, cioè, un profondo conoscitore della Bibbia e della religione. Ma gli manca qualcosa. E per questo va da Gesù. Nicodemo avverte una nostalgia, percepisce che c’è qualcosa di più grande, di oltre. È un uomo che non si accontenta, che vuole capire, che vuole vivere di più. E Gesù gli fa una proposta immensa. Gli dice: "Devi rinascere". Sostanzialmente gli dice: "Quello che tu chiami vita, io la chiamo morte, non-vivere. Lascia questo tuo modo di vivere, di pensare e ti mostrerò per davvero la vita". Vi chiedo: non vi entusiasma? Non vi emoziona? Se avete un cuore sono sicuro di "si". Se siete vivi, sono sicuro che vi stuzzica, che vi richiama, che vi attira. Se non vi richiama, allora siete già morti. Gesù era un uomo che faceva proposte che rompevano tutti gli schemi, le convenzioni e le abitudini. Gesù apriva orizzonti nuovi e impensati. Gesù era davvero affascinante, attraente, perché ti presentava un modo di vivere estremo, meraviglioso, da "mozzarti il fiato", intenso. Gesù è per anime grandi. Gesù non si concilia con chi ama il quieto vivere, il tran-tran quotidiano, il piccolo cabotaggio: guardate la vita dei santi o degli apostoli. Chi vuol vivere sulla difensiva, senza rischiare troppo, è meglio che lasci stare. Perché Gesù ti coinvolge, ti sconvolge. come l’amore: ti prende tutto, ti possiede, ti afferra. Gesù è il fuoco: o si brucia o non lo conosci. Gesù è come l’acqua: o ti immergi o non la conosci. Gesù è come la vita: o la vivi o sei sul bordo della strada. A Nicodemo dirà: "Se tu vuoi capire chi sono io, lascia stare la tua Legge, le tue regole, le tue norme, la tua morale. Devi rinascere. Devi far morire un mondo di illusione, di falsità, di apparenza, di vuoto, di buone maniere, di Paesi dei Balocchi e riaprire gli occhi sulla realtà". E cita un esempio (Num 21, 1-9). Durante l’esodo il popolo ebreo si era ribellato a Mosé e a Dio, e venne punito da Dio con la piaga dei serpenti velenosi. Accortosi del loro peccato, Mosé chiese perdono. Dio, accettando il loro ravvedimento, disse a Mosé: "Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque dopo esser stato morso lo guarderà, resterà in vita". E così avvenne. Allora: il serpente segno di pericolo, di morte, di disperazione, di rovina, diventa segno di vita. Così la croce, segno di paura, di morte, di terrore, di fallimento, di sofferenza, diventa segno di vita. Questo è un grande invito: "Tu non aver paura di guardare il serpente, la croce e tutto ciò che ti fa paura". Gesù si è fidato di Dio, è andato fino in fondo e può testimoniare che Dio non lo ha abbandonato. Gesù ha guardato in faccia tutte le sue paure: la morte, il fallimento, la fine, la croce, aver sbagliato tutto. E bisognava che affrontasse tutto questo, bisognava che andasse fino in fondo nella sua vita, costi quel che costi, anche salendo sulla croce per vivere Lui e per dimostrare a tutti noi che Dio non abbandona; che di Dio ti puoi fidare; che di Dio non c’è motivo di aver paura; che l’amore di Dio è più forte di tutte le morti. Guarda in faccia tutto ciò che temi! La paura più grande è la paura di morire. "Guardala in faccia. Non sottrarti". Guardare in faccia la tragedia della nostra vita è la nostra salvezza o la nostra disperazione. La grande verità è che tu morirai. Guarda i tuoi figli, tua moglie o chi ami. E adesso dì a te stesso: "Io li abbandonerò. Loro mi lasceranno". Vivere con questo terrore ci fa aggrappare a loro: "No, non voglio!". Vivere così ci spinge a possederli: "Non te ne andare, ho paura di perderti!". Vivere così ci fa impauriti e scettici: "A che serve fare e lasciarsi coinvolgere, se poi tutto finisce?". Vivere così ci fa alienati: "Meglio non pensarci troppo, altrimenti si impazzisce!". Vivere così ci fa insensibili: "Ho davvero paura di vivere tutto questo, meglio anestetizzarsi!". Vivere così ci fa vivere vuoti "Godiamo la vita, accumuliamo, prendiamoci quel che si può!". La realtà verità è, però, che io morirò, che tu morirai e che noi ci lasceremo. Possiamo scappare a questa verità. Vivere come se niente fosse. Evitarla, non pensarci. Allora la paura della morte ci impedisce di vivere. Tutto questo ci fa male; è tremendo, doloroso, lacerante, angosciante. Ma nel fondo del buio c’è la luce. Nel fondo dell’angoscia c’è la vita. Nel fondo della morte c’è la resurrezione. Nel fondo della paura c’è la fiducia. E se tu ti puoi fidare di andare fino in fondo e di vedere la tragedia della vita e della tua stessa vita, ebbene, proprio lì, troverai il senso e la bellezza della vita stessa. E, trovato questo, tu non sarai mai più come prima. Non sarai mai più lo stesso. Questo, per Gv, vuol dire credere. Credere è quando io ho trovato nel bel mezzo del buio la Luce; nel bel mezzo della morte la Vita; nel bel mezzo della disperazione la Forza. È quando io non mi sono sottratto alla vita e alle sue questioni, ma ci sono passato dentro, in mezzo, le ho affrontate, mi sono fidato di Dio. E questa discesa mi ha cambiato, mi ha fatto rinascere, mi ha fatto nuovo, mi ha cambiato vita. Perché guardare ciò che temiamo fa nascere una nuova visione della realtà. Se noi potessimo smettere di voler tutto "razionalizzare", di cercare risposte convincenti, di trovare un filo conduttore per ogni cosa, di pensare e ripensare, di discutere, di concettualizzare tutto, di stabilire sempre cosa è bene e cosa è male, e potessimo, invece, dar spazio al nostro bisogno d’amore, alla ricchezza d’emozioni che vivono nel nostro cuore, senza reprimere, senza eliminare, senza paura di affrontare la dipendenza, la rabbia, ma guardandole in faccia; e se potessimo usare con loro tenerezza, comprensione e misericordia, allora potremmo iniziare a sentirci degni di vivere. Se noi potessimo smettere di raccontarci bugie dicendoci "che i soldi fanno felici" (lo sappiamo che non è così, ma li rincorriamo!), che "senza i soldi non si fa niente"; se potessimo smettere di invidiare gli altri e di cercare di raggiungere traguardi, mete e obiettivi spendendo tutte le nostre forze solo su quello, per dimostrare poi chissà cosa e chissà a chi, e potessimo, invece, guardarci negli occhi e dirci che invidiamo gli altri perché in realtà svalorizziamo noi stessi, perché non ci piacciamo, perché riteniamo di essere niente, insignificanti, allora potremmo iniziare a prenderci sul serio e a percepire che siamo figli di Dio. Come possiamo essere qui per caso se Lui ci ha creati? Allora potremmo iniziare a percepire che ai suoi occhi noi siamo grandi e potremmo iniziare a vederci così anche noi. Se noi potessimo smettere di inseguire ideali di vita distruttivi: la barca, il buon nome, la laurea, lo stage per manager, la carriera, il successo, l’immagine fisica e sentirci "nessuno" perché non possiamo vivere così; se potessimo smettere di volere il figlio intelligentissimo, atletico, informatizzato, ma che sa anche due lingue, che suona, che è brillante, e potessimo, invece, guardarci negli occhi e guardare la nostra anima senza dir niente; o potessimo prenderci la mano l’uno dell’altro e dirci le nostre paure, i nostri bisogni, i nostri desideri e tutto il nostro amore; o potessimo guardare i volti delle persone e vederne la misteriosa bellezza che si cela dietro; o guardare il cielo e sentirlo "dentro" di noi; o vedere gli uccelli e sentirci liberi come loro nella nostra anima; o vedere il sole e viverlo nel nostro cuore; o potessimo anche solo far silenzio e sentire che c’è qualcosa che ci accomuna e che ci rende fratelli, allora noi potremmo sentire, vivere e percepire il meraviglioso, inebriante e stupendo fremito che si chiama vita. E non avremmo più bisogno di riempirci di tutte le formule religiose, di dire che noi siamo battezzati e che crediamo; e non avremmo più bisogno di convincerci che Dio esiste, sperando che ci sia, dubitando e facendoci mille problemi, ma sarebbe chiaro tutto e tutto avrebbe senso. E noi stessi ci sentiremmo parte di questo significato e parte di questa danza dal nome Vita. Chi vive così crede. Allora tutte queste frasi, così oscure, diventano chiare per chi vive così: "È chiaro, certo, bisognava che Gesù vivesse e facesse ciò che ha fatto per mostrarci chi è Dio e che possiamo vivere così. Questa è la vita vera, la vita eterna, quella che non ti abbandona. Gesù doveva essere mostrato a tutti, essere in vista, innalzato sulla croce perché tutti potessimo vedere chi è Dio. Dio ci ama da morire (Gesù!). Dio non ci giudica, Dio vorrebbe che vivessimo davvero, non che vegetassimo tirando avanti. Ha fatto tutto ciò che gli era possibile per dirci: "Guarda Gesù, e guarda come anche tu potresti vivere, con quale fiducia e con quale intensità". Ma spesso noi non gli crediamo e diciamo: "No, sono solo belle parole, non sono per noi, non sono per me". E così ci condanniamo da soli, non crediamo a Gesù, alla Luce che è venuta in questo mondo e preferiamo credere a tutt’altro, ma non a Lui; preferiamo le tenebre, il buio; preferiamo falsi maestri e false ideologie. E seguendo questo mondo non facciamo nient’altro che affondare sempre di più. Ma se gli credessimo, se potessimo guardare a Lui, se potessimo, dopo aver provato tutto, fidarci di Lui e abbandonarci tra le sue mani, allora potremmo sentire la verità delle sue parole: "Dio ha mandato nel mondo suo Figlio Gesù, perché tu abbia la vita vera". E se tu gli credi sarai salvo". Pensiero della Settimana Chi non ama non ha esistenza, non c’è, è morto. Chi ha voglia d’amare risorge dai morti; solo chi ama è vivo. |