Omelia (14-09-2008) |
don Maurizio Prandi |
Discendere, per incontrare ogni uomo Oggi la chiesa, (anche quella riunita qui in Cuba), celebra una festa molto importante: la Esaltazione della santa Croce. E’ necessario però leggere bene questo segno, questo simbolo cristiano che è ben presente nella nostra vita di tutti i giorni. La giornata, per il cristiano, comincia con la preghiera e quindi con il segno della croce sopra la nostra persona, segno che per la sua ampiezza prende quasi tutto il nostro corpo. Credo sia necessario avere la consapevolezza che quello che tracciamo sopra di noi non è un segno di dolore, non è un segno di sofferenza, non è un segno di tristezza, non è un segno di tortura: è un segno d’amore, è il segno dell’amore! Tutta la nostra persona, tutta la nostra vita è abbracciata dall’amore di Dio. Resta chiaro che la croce è uno strumento di supplizio, però il Signore Gesù con il suo esempio, con il suo modo di vivere il dolore e la fatica ci ha detto che la croce può attuare una trasformazione: tutto quello che è odio può cambiarsi in amore, tutto ciò che è rabbia, rancore può cambiarsi in perdono: Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno. L’essenziale della croce non è la intensità della sofferenza che Gesù sopportò; quello che credo veramente conti della croce, è l’intensità dell’amore di Dio, che non ha esitato a fare del suo Figlio un dono per l’umanità, perché ogni uomo ottenesse la vita eterna. La chiesa oggi ci invita a guardare al di là della croce, al di la di quello che esteriormente può apparire: L’orrore di questo in strumento di castigo e di tortura ci deve servire, non per lasciarci schiacciare dalla sua disumanità, ma per contemplare quello che non si può misurare: la grandezza dell’amore che Dio in Gesù ha provato per ogni uomo (Vida Cristiana, pubblicazione cattolica domenicale in Cuba). Per la sua Incarnazione, per il dono della sua vita Gesù ci mostra un Dio che si avvicina a noi, un Dio mosso da un unico desiderio, quello di vivere tutto della nostra condizione umana (eccetto il peccato). Dio, in Gesù, si è spogliato della sua divinità ed è venuto in mezzo a noi come colui che serve. Questa idea è ben sottolineata e spiegata dalla seconda lettura di oggi: assunse natura di schiavo. Il nostro Dio è un Dio che scende dai cieli per raggiungere la nostra vita, per venirci incontro. Si spoglia del suo rango divino per dirci: non voglio che si facciano differenze per me, non voglio privilegi, non voglio oro e argento, non voglio stare al di sopra degli altri... Sento che Gesù è come se ci dicesse: il vostro dolore è il mio dolore, la vostra sofferenza è la mia sofferenza, la vostra morte è la mia morte. Gesù desidera in ogni tempo attraversare completamente la vita umana. Ripeto, quello che salva la nostra vita non è la quantità di sofferenza che contiene la croce, ci salva l’amore, un amore talmente esagerato che è stato capace di annullare ogni distanza tra Dio e gli uomini. C’è una parola, nel vangelo, che mi piace davvero tanto: nessuno è salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo. Mi piace molto il verbo discendere, è un po’ di tempo che mi accompagna. Normalmente si incontrano persone che sono disposte a tutto per salire, per essere in alto rispetto agli altri, più in alto sono e più dominano, più in alto sono e più sono visibili, più in alto sono e più sono irraggiungibili. Dio no! Fa una scelta radicalmente diversa, opposta: il nostro Dio è un Dio che discende! Discende dai cieli per insegnarci che quello che conta non è vivere al di sopra degli altri per guardarli dall’alto in basso. Vivere per Gesù vuol dire condividere una condizione e di conseguenza porre la propria vita allo stesso livello di quella degli uomini; di più: Gesù preferisce guardarci dal basso in alto. Tante volte l’ho detto ai miei parrocchiani: lo sguardo di Gesù è uno sguardo dal basso e proprio per questo è uno sguardo capace di vedere, di accorgersi dei poveri, della vedova che insieme a quell’unico spicciolo getta tutta la sua vita, di Zaccheo, la cui povertà stava nella mancanza di amici (e dal giorno dell’incontro con Gesù la sua vita è cambiata), degli infermi per poterli curare, dei discepoli per poterli servire alleviandogli le fatiche di una giornata lavando loro i piedi. Signore Gesù, continuiamo il nostro cammino contemplando la tua croce, che ci dona la speranza per continuare, come Te, a proclamare la Buona Novella del Regno, dicendo che è possibile vivere in un altro modo, in fraternità, in pace. Come Te, Gesù, desideriamo andare avanti, curando ferite, cercando di essere segni di riconciliazione e di misericordia, perché questo e non altro è essere tuoi discepoli. |