Omelia (01-11-2007) |
don Daniele Muraro |
Secondo le ultime parole del Vangelo appena letto i Santi sono coloro che hanno ottenuto da Dio una grande ricompensa per l'eternità. Essi perciò sono nella felicità e la solennità di oggi è una festa di gioia e di esultanza, come quando si vede il proprio campione attraversare vittorioso la linea del traguardo. Che cosa si spera dall'assistere ad una gara sportiva, mettiamo di corsa, se non proprio di avere la soddisfazione di osservare il trionfo del proprio beniamino, dopo molte lotte e rischi e sofferenze personali? Così la Chiesa oggi si rallegra dell'ingresso nella patria immortale di tanti suoi figli che hanno ottenuto il premio della loro condotta di gara, se possiamo esprimerci in questi termini, e in più sa di poter contare sulla loro intercessione noi che siamo ancora per strada, impegnati sulla via della salvezza. Secondo il modo di intendere le cose che la Chiesa ci propone dunque, il nostro rapporto con l'aldilà può essere sereno, fiducioso, pieno di confidenza e di speranza. Sono gli stessi atteggiamenti spontanei che il popolo cristiano ha assunto da sempre rivolgendosi ai Santi e intendendoli come i propri protettori e intercessori. Quando Gesù proponeva le Beatitudini sapeva bene che parlava non solo a gente che le avrebbe apprezzate in maniera superficiale, ma anche a persone che le avrebbero prese sul serio e si sarebbero impegnate a realizzarle in modo quasi letterale. E in effetti ogni beatitudine delle otto pronunciate da Gesù ha il suo testimone di elezione a cominciare dalla prima, quella della povertà, per cui non può non venire in mente il nome di san Francesco di Assisi. San Francesco per esempio non si è limitato ad auspicare che finalmente qualcuno si desse da fare attorno al valore della povertà per il Regno dei Cieli, ma lui stesso direttamente, e al principio senza appoggi, è diventato quel "poverello" che ha rinnovato il volto della Chiesa del tredicesimo secolo. Perciò i Santi godono di una credibilità molto alta fra il popolo cristiano, la professione della loro fede infatti fu sostenuta da comportamenti coerenti che li rendono un esempio e anche, nella necessità, un aiuto. La Chiesa da sempre ha pregato Dio con i Santi e per intercessione dei Santi. Ogni preghiera cristiana non può che rivolgersi a Dio Padre, dal quale proviene ogni bene, ma noi sappiamo che esiste un Mediatore unico fra Dio e gli uomini che è Cristo Gesù Signore e così dobbiamo riconoscere che ci sono dei collaboratori nella diffusione della grazia che nel cielo sono i Santi. Sulla terra gli intermediari della grazia di Cristo in via ufficiale sono i Sacerdoti, ma in via informale anche tante persone buone, che ci aiutano a vivere bene la nostra vocazione cristiana. Se talvolta possiamo avere qualche dubbio sulla condotta dei ministri di Cristo e della Chiesa, fatta salva la garanzia dell'efficacia dei sacramenti che dipende dalla Onnipotenza di Dio e dai meriti infiniti di Gesù Cristo, nel cielo invece i nostri benefattori sono tutti Santi e sono solo i Santi. A questo proposito è significativo vedere come alcuni fedeli che in seguito sarebbero diventati anche loro santi nel tempo della vita terrena hanno coltivato una speciale devozione a qualche altro santo già riconosciuto come tale all'epoca dalla Chiesa. Sorprenderà qualcuno sapere che santa Lucia vissuta a Siracusa sul finire del III secolo era devota della martire Agata e da lei ottenne la guarigione della madre malata. Più precisamente dopo essersi recata in pellegrinaggio a Catania presso il sepolcro di sant'Agata e avere chiesto la grazia, come dice il racconto del martirio, Lucia ebbe in sogno la visione di Agata che le diceva: "Sorella mia Lucia, perché chiedi a me ciò che puoi tu stessa ottenere per tua madre? Ecco che ella è già guarita per la tua fede." La madre di Lucia di nome Eutichia guarì. Anche di santa Rita da Cascia si dice che entrò in convento trasportata dai suoi tre santi patroni, san Giovanni Battista, sant'Agostino e san Nicola da Tolentino. Infatti le suore di Cascia non la volevano, temendo di essere coinvolte in qualche vendetta familiare e avevano già per tre volte respinto la sua richiesta di essere ammessa fra loro dopo che era rimasta vedova. San Francesco di Paola si chiama così perché i suoi genitori attribuirono la nascita del loro primogenito all'intercessione di san Francesco di Assisi. Il curato d'Ars, san Giovanni Maria Vianney, disse di essere stato guarito completamente nella sua giovinezza per intercessione di santa Filomena. Federico Ozanam fondatore delle Conferenze di san Vincenzo si ispirò all'opera di san Vincenzo de' Paoli e più vicini a noi san Giovanni Bosco ha chiamato i Salesiani con questo nome in segno di devozione per san Francesco di Sales. A santa Faustina Kowalska apparve santa Barbara chiedendole di fare una novena per la sua nazione, la Polonia. Annotò nel suo diario Faustina: "Questa mattina è venuta da me la vergine santa Barbara e mi ha raccomandato di offrire per nove giorni la santa Comunione per il mio paese. Questa vergine aveva una corona di stelle e la spada in mano; aveva una veste bianca, i capelli sciolti, era bella; se non avessi già conosciuto la santissima Vergine, avrei pensato che fosse Lei." Dal messaggio di santa Faustina sulla Divina Misericordia attinse il papa Giovanni Paolo II quando scrisse l'enclica Dio "ricco di Misericordia". A proposito di papa Woytjla è nota la sua devozione per padre Pio da Pietralcina, da cui si era recato per confessarsi nel 1947. Circa vent'anni dopo si rivolse a lui per una donna di quarant'anni madre di quattro bambine, molto malata. Mons. Karol Woytjla, presente al Concilio Vaticano II usò come tramite un certo Angelo Battisti impiegato in Vaticano, che conosceva bene padre Pio. Dopo aver letto la lettera di richiesta del futuro papa, padre Pio disse: "Angiolino, a questo non si può dire di no". E di fronte alla lettera di ringraziamento con la comunicazione dell'avvenuta guarigione dopo qualche minuto di silenzio padre Pio disse ancora ad Angelo Battisti: "Angelino, conserva queste lettere, perché un giorno diventeranno importanti." I Santi dunque intercedono per noi, ce lo testimoniano altri santi, o prossimi tali, che hanno goduto dei loro benefici. "Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita" furono le ultime parole di san Domenico ai suoi frati predicatori. "Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra" è la promessa di santa Teresa di Gesù Bambino. Preghiamo dunque i santi e chiediamo la loro intercessione presso Dio, imitiamone gli esempi e sentiamoci con loro parte di una sola famiglia unita dalla carità fraterna. |