Omelia (25-12-2007) |
don Daniele Muraro |
La Storia della Salvezza San Luca nel suo Vangelo (letto nella Messa della notte) ci offre il contesto storico e geografico della nascita di Gesù. Da autentico cultore della verità dei fatti egli assegna al racconto un tempo preciso, controllabile con riferimento al censimento di Cesare Augusto, e in tal modo ci avvia a considerare il Natale come un evento riscontrabile e raggiungibile anche da noi. Come un abile presentatore l'evangelista Luca restringe progressivamente il campo di osservazione: partendo da una panoramica su "tutta la terra" egli si concentra sul Medio Oriente (la Siria), poi sulla Palestina (la Galilea e la Giudea) e infine punta su Betlemme, scegliendo fra le migliaia di volti che affollavano la cittadina i tratti di un uomo e di una donna: Giuseppe e Maria. Il decreto di Augusto aveva fatto muovere anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di David. Egli con la sposa Maria era arrivato a Betlemme. Secondo la parola dei profeti, quella era la città nella quale doveva nascere il Messia. Il potente imperatore romano diventò così, senza saperlo, strumento della mano di Dio per spingere da Nazareth a Betlemme la piccola famiglia da cui doveva nascere il Salvatore. Il massimo potere universale si era interessa di quella particolare lontana provincia, ma ben presto sarebbe stato da questa periferia che un nuovo messaggio di fede e di amore avrebbe cambiato il corso delle vicende mondiali. Iddio nella sollecitudine del suo grande amore progettando e preparando la salvezza del genere umano, si era scelto con singolare disegno un popolo, quello ebreo, al quale affidare le promesse. Nelle vicissitudini della sua storia millenaria Dio lo aveva confermato nell’attesa di un Messia Salvatore. I libri del Vecchio Testamento descrivono tutte i passaggi attraverso cui lentamente viene preparandosi la venuta di Cristo nel mondo. Anche se al momento della sua nascita furono in pochi a riconoscerlo e a venerarlo, da Gesù prese origine un nuovo popolo che è la Chiesa che in maniera misteriosa continua l’evento dell’incarnazione del Figlio di Dio nella storia umana. Realizzatosi una volta in un luogo e un tempo ben precisi l’incontro fra Dio e l’uomo prosegue per il resto della storia e nulla lo potrà annullare o eliminare. La novità introdotta dall’incarnazione del Figlio di Dio fatto uomo continua nella vita della Chiesa: anche la Chiesa, come Gesù, nasce dall’incontro di tempo ed eternità, fra dimensione umana e realtà divina. Ai pastori attoniti per la grande luce che illumina la notte fredda, gli angeli riferiscono di un oggi in cui è nato Gesù. Verrebbe da pensare che, per noi, quell'avvenimento è ieri, cioè passato. Non ci riguarderebbe più di tanto se non come una curiosità. Invece non è così! La liturgia della Chiesa ripete quest’oggi della salvezza: "qui e adesso per noi nasce il Signore!". Dopo le quattro domeniche di Avvento la celebrazione annuale del Natale ci introduce nell’ultima settimana del calendario civile. Il tempo liturgico del Natale che dura fino all’Epifania dunque sormonta due annate e ci mostra il valore storico della festa cristiana. Il ritorno del sole nella medesima posizione dopo dodici mesi noi lo misuriamo astronomicamente, ma lo contiamo dalla nascita di Gesù a Betlemme, evento che segna lo spartiacque della storia. Siamo arrivati al solstizio d’inverno: come motivo di festa sarebbe troppo poco. Se noi siamo riuniti in assemblea solenne è perché in quella notte del 25 dicembre di duemilaesette anni fa la luce vera è entrata nel mondo. Mentre l’aumentare della lunghezza del giorno dopo le lunghe settimane del buio precoce ci pensa la stagione a farcelo presente, il fatto storico della nascita di Gesù, il Re Bambino, Messia-Salvatore dobbiamo ricordarlo e solennizzarlo noi stessi. Quindi se la natura àncora la nostra esistenza alla regolarità del ritorno al punto di partenza, la fede della Chiesa ci mostra la nostra esistenza come un cammino fatto di tappe progressive in vista di un compimento. Anche i popoli più lontani per cultura dal nostro modo di intendere le cose, insieme con il loro calendario tradizionale ormai si sono adeguati a quello cosiddetto volgare, che altro non è che la fissazione del passare del tempo a partire dall’anno dell’incarnazione del Figlio di Dio diventato uomo. Forse non è senza significato che mentre il modo di vivere occidentale diventa globale imponendosi come il modello di riferimento in ogni parte della terra, contemporaneamente noi assistiamo ad uno scolorirsi e quasi ad un evaporare del valore religioso di questo come di altri appuntamenti fissi. Ciò che ha guadagnato in estensione la nostra cultura lo sta perdendo in intensità e profondità. Per questo è importante che nella Chiesa risuoni ancora una volta l’annuncio del Natale: "Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, che Egli ama". La Chiesa non può non mescolare il Natale con la religione, perché il Natale è nato religioso; quello piuttosto che la Chiesa aggiunge al Natale di anno in anno è il suo richiamo storico. Mentre l’anno astronomico finisce per il cristianesimo la storia umana abbraccia un unico arco che va dalla creazione alla fine dei tempi. Dal punto di vista storico la straordinarietà della vita di Gesù e tutti gli avvenimenti che la compongono, hanno il valore di un inizio che non finirà più, che esisterà sempre, e che sarà ormai sempre «presente». "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio nato da una donna". La storia di Dio si veste della storia umana. La storia umana ha un protagonista in più e finalmente può aprirsi alla speranza e alla fiducia. La fede cristiana ci mostra che verità, giustizia, amore non sono semplicemente ideali, ma realtà di grandissima densità. Dio – la Verità e l'Amore in persona – ha voluto soffrire per noi e con noi. In quanto eterno egli è impassibile, ma in quanto entrato come uomo nella storia può patire assieme con noi. Il genere umano ha per Dio un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con lui, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato ad ogni punto del Vangelo. Da lui si diffonde in ogni sofferenza la consolazione dell'amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza, quella che per la prima volta ha brillato sopra la capanna di Betlemme e ora splende sui nostri presepi. È questo messaggio che il papa quest’anno ha voluto dare alla Chiesa e al mondo: la nostra storia è abitata da Dio. Egli vuole condurre avanti la storia con noi e anche noi possiamo aspirare alla pace e alla gioia che solo Dio nella sua eternità possiede e che nel Natale Egli vuole partecipare a tutti gli uomini. |