Omelia (27-09-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Mettetevi bene in mente queste parole: il figlio dell’uomo sta per essere consegnato in mano degli uomini. Come vivere questa Parola? Gesù è giunto ormai alla soglia della sua passione, ma i suoi più intimi non capiscono, non vogliono capire. Prendere distanze dalla sofferenza è naturale per la condizione umana. Nel caso degli apostoli, a causa della loro idea di Messia, il rifiuto di un tale esito di vita è ancora più totale. Nonostante i ripetuti annunci della tragedia imminente, che sovrasta il Maestro, loro continuano ad attendere il suo trionfo. Per loro è davvero impensabile che Cristo debba soffrire per salvare gli uomini. Il disegno di Dio è davvero incredibile, e misteriose sono le sue vie. Con l’espressione "essere consegnato" Gesù esprime la sua lucida coscienza riguardo a ciò che lo attende: cadere senza possibilità di difesa in balia di forze a cui tutto è permesso. La meditazione dei sentimenti del Maestro nell’approssimarsi del suo olocausto ce lo fa conoscere nell’intimo e nello stesso tempo lo fa vicino e solidale ai dolori della nostra esistenza. Lo sentiamo compagno e amico nei giorni grigi della nostra disfatta, nei momenti del non senso. Con una differenza fondamentale: lui era assolutamente incompreso. Gli sembrava che anche il Padre lo avesse abbandonato. Noi abbiamo una sicurezza: accanto alla nostra croce lui è presente, la porta con noi. Ci segue in questo essere " consegnati" a ore tristi, a persone indifferenti, a compiti gravosi e indesiderati, a tradimenti subdoli, alla irrealizzazione dei nostri sogni. Oggi, nella pausa di preghiera, chiederò al Signore di starmi vicino, in ricordo della sua passione, nei momenti difficili e impetrerò questa grazia per quanti sono ormai giunti alla disperazione. La voce di un biblista Gesù deve essere consegnato. Questo termine ritornerà più volte nel corso della passione per indicare una dolorosa realtà. Gesù che passa di mano in mano, da Giuda alle guardie, dal sinedrio a Pilato, da Pilato ai soldati che lo conducono al supplizio. G. Guillet |