Omelia (27-04-2003) |
don Elio Dotto |
Pace a voi: uscite dal cerchio della paura «La tua vita ti sarà dinanzi come sospesa a un filo; temerai notte e giorno e non sarai sicuro della tua vita. Alla mattina dirai: Se fosse sera! e alla sera dirai: Se fosse mattina!, a causa del timore che ti agiterà il cuore e delle cose che i tuoi occhi vedranno» (Dt 28,65-67). Così leggiamo nel libro del Deuteronomio: e facilmente ci riconosciamo in questa descrizione della vita, di una vita che ci appare sempre come sospesa a un filo. E fu pure questa l'impressione che i discepoli sperimentarono nella «sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato», come leggiamo nel Vangelo di domenica (Gv 20,19-31). Essi erano quella sera rinchiusi nel loro nascondiglio: sentivano la loro vita come sospesa a un filo, e sospiravano nell'attesa di momenti migliori. Il Vangelo racconta che i discepoli avevano «timore dei Giudei». Ma attorno alla paura dei Giudei altre paure agitavano il loro cuore: la paura di avere creduto invano a Gesù, la paura di una vita ormai vuota, la paura di aver perduto le cose vecchie senza averne trovate di nuove. Sembrava invincibile ai discepoli il cerchio della paura: appunto come sembra invincibile a noi, quando ci ritroviamo circondati da quella paura quotidiana che impedisce di sperare, di uscire, di prendere iniziative, di vivere. Tutto – allora – ci sembra perduto: soprattutto ci sentiamo incapaci di realizzare i nostri desideri, di portare a termine le nostre speranze; e siamo così tentati di lasciare ogni impegno, abbandonandoci alla casualità degli eventi. Sembra dunque davvero invincibile il cerchio della paura. Sembra invincibile: a meno che – da fuori – non arrivi qualcuno, qualcuno capace – da fuori – di rompere un simile cerchio di morte. È quanto successe per i discepoli alla sera di quello stesso giorno, come pure otto giorni dopo. «Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi». Sì, pace a voi – disse Gesù in quel tempo: pace a voi, discepoli, che avete paura, che sentite la vostra vita sospesa a un filo, che alla sera sospirate la mattina e alla mattina già attendete la sera. Sì, pace a voi: uscite dai vostri piccoli desideri, lasciate le vostre corte speranze, e non siate più increduli, ma credenti. Sì, pace a voi – dice ancora Gesù oggi: pace a voi, che ancora avete nel cuore il canto dell'alleluia pasquale, ma che già temete di smarrirlo nella inevitabile dispersione dei giorni. La vostra paura vi appare spesso invincibile: e certo lo sarà se non vi aprirete a quella speranza più grande che non viene da voi ma discende dal cielo. Sì, pace a voi: vi lascio la pace, vi do la mia pace, una pace nuova che il mondo non conosce e non può dare. Pace a voi! Sono appunto queste le parole nuove che il Signore risorto sussurra alle nostre orecchie nei giorni santi della Pasqua: pace a voi. Ma noi, siamo pronti ad ascoltarle – oppure preferiamo rimanere chiusi nei nostri nascondigli? |