Omelia (04-05-2003) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Tempo della Chiesa e "martirio" Per dissipare i timori e le soggezioni degli apostoli che improvvisamente lo hanno di fronte, Gesù chiede qualcosa da mangiare e consuma davanti a loro un pesce arrostito. Tuttavia Egli non avrebbe avuto necessità alcuna di nutrirsi, in quanto il suo corpo, fuoriuscito indenne dal sepolcro, non era più soggetto alle esigenze fisiche e naturali proprie della somaticità umana: era un corpo glorificato. E di tal tipo è stato promesso anche a noi un corpo alla fine dei tempi, cioè al mopmento della "parusia"=venuta finale, quando i corpi risorgeranno incorrotti (1Cor 15, 52): allora noi saremo riconoscibili gli uni gli altri, ma il nostro corpo non sarà più quello attuale, destinato alla corruttibilità, ma un corpo "glorificato" conforme all'immagine del Risorto. Così Gesù appariva nel cenacolo: incorruttibile e glorioso e solo per sconfiggere la medesima titubanza degli apostoli mostra loro le mani e il costato affermando di non essere un fantasma. Non dimentichiamo infatti che Luca si rivolge ad pubblico intriso da mentalità pagane di carattere ellenistico, per le quali vi era si immortalità dell'anima; ma lo spirito poteva vivere fuori dal corpo; in altre parole, si credeva in quell'ambiente nell'immortalità dell'anima, ma non nella resurrezione. Appena apparso, Gesù proclama: "Pace a voi" e questo non è solamente un augurio salutare. Egli offre infatti la pace scaturente dalla resurrezione, ossia la salvezza definitiva. Poi apre il loro cuore alla comprensione delle Scritture che lo riguardavano e gli interlocutori si rallegrano. La gioia di vedere il loro Signore ha la meglio sulla paura iniziale. Ce n'è voluta però per far capire agli apostoli che si trattava proprio di Gesù e non di un'allucinazione! Essi infatti non avevano compreso pressocché nulla di quanto aveva detto precedentemente circa il suo destino, che cioè era necessario che patisse e che morisse per poi resuscitare dai morti. E' stato necessario che Gesù desse loro dei segni. Ancora una volta siamo alle prese con l'esasperato razionalismo e con la pretesa di sperimentare prima di credere; ma quaesto non può che recarci continua delusione. Infatti si vive forse uno spirito tranquillo quando a tutti i costi si cercano soluzioni razionali e/o scientifiche ai nostri interrogativi, specialemente in materia di fede? Certamente no! Ci si ossessiona, in quanto il dubbio persistente e l'urgenza di poterlo dissipare secondo procedimenti razionali non può che recare insoddisfazione. Dire invece: "Credo" e affidarsi al mistero senza troppe elucubrazioni, ciò non può che procurare serenità e fiducia. Non si vuol dire qui che debba essere ricercato l'assoluto "fideismo" che, al contrario, ci condurrebbe a credere in qualsiasi panzana e a ritenere oro ogni cosa che luccica, ma che debba essere rifuggito ogni razionalismo esasperato di sorta. Razionalità, non razionalismo! Cristo comunque si avvale degli apostoli per inviarli in missione: riceveranno il dono dello Spirito Santo che eliminerà loro ogni paura e dissiperà (Lui solo!) ogni dubbio e perplessità e, inforza di tale dono, partiranno da Gerusalemme per altri liti lontani a testimoniare il Risorto. Comincia così il "Tempo della Chiesa", nel quale sarà necessario comunicare a tutti il lieto evento della salvezza operata da Gesù risuscitato. Il fatto che Gesù appaia agli Undici e dia loro il potere di rimettere/ritenere i peccati oltre che quello dell'annuncio, e che allo stesso tempo garantisca la sua presenza "fino alla fine del mondo" ci dà conferma 1)che agli apostoli viene data una tale autorità; 2)che gli apostoli devono necessariamente avere dei successori nel tempo 3)che tali successori, come testimonia anche la tradizione, siano l'attuale successore di Pietro, il papa in comunione con i vescovi coadiuvati dai presbiteri(=i preti). Tuttavia ciò non toglie che la missione e l'evangelizzazione interessano tutti i battezzati a prescindere dalla loro situazione e dal loro stato vocazionale: tutti siamo annunciatori, sia che siamo casalinghe, operai, avvocati... tutti. E adesso fermiamoci un attimo sulla testimonianza che gli apostoli renderanno di Gesù Cristo e che anche noi tutti saimo tenuti a dover rendere secondo il suo stesso monito: "Mi sarete testimoni..." "Testimonianza" deriva dal greco "martireo". Già, martirio! Il termine non indica necessariamente la necessità di dover effondere il proprio sangue, ma di dover testimoniare la nostra fede in tutte le circostanze e in tutti gli ambienti, andando contro corrente rispetto alla mentalità e alla molteplicità dei costumi e delle ideologie e certamente questo comporta l'inevitabile sacrifcio nelle varie sfaccettature, comprese le beffe, le derisioni, le umiliazioni; e in più la fatica, il sudore, il lavoro, le circostanze sfavorevoli... Non c'è testimonianza senza immolazione e quello che viviamo nelle nostre case tutti i giorni è appunto il nostro martirio quotidiano. C'è poi chi siffatta testimonianza è chiamato a renderla ineluttabilmente nell'effusione del sangue, ma sia nell'uno che nell'altro caso il "martireo" otterrà sempre la debita ricompensa. Il nostro tempo è allora "il tempo della Chiesa" e della testimonianza, che ci vede tutti quanti impegnati in una missione dopo esserci a nostra volta avvinti e affascinati dalla gioia della Resurrezione. |