Omelia (18-10-2008) |
a cura dei Carmelitani |
Commento Luca 10,1-9 1) Preghiera Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo... 2) Lettura del Vangelo Dal Vangelo secondo Luca 10,1-9 In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: È vicino a voi il regno di Dio". 3) Riflessione ● Oggi, festa dell’evangelista San Luca, il vangelo ci presenta l’invio dei settantadue discepoli che devono annunciare la Buona Novella di Dio nei villaggi e nelle città della Galilea. I settantadue siamo tutti noi che veniamo dopo i Dodici. Mediante la missione dei discepoli e delle discepole Gesù cerca di riscattare i valori comunitari della tradizione della gente che si sentiva schiacciata dalla duplice schiavitù della dominazione romana e dalla religione ufficiale. Gesù cerca di rinnovare e di riorganizzare le comunità in modo che siano di nuovo un’espressione dell’Alleanza, una dimostrazione del Regno di Dio. Per questo insiste sull’ospitalità, nella condivisione, sulla comunione, sull’accoglienza agli esclusi. Questa insistenza di Gesù appare nei consigli che dava ai discepoli ed alle discepole quando li mandava in missione. Al tempo di Gesù c’erano altri movimenti che, come Gesù, cercavano un modo nuovo di vivere e convivere, per esempio Giovanni Battista, i farisei ed altri. Anche loro formavano comunità di discepoli (Gv 1,35; Lc 11,1; At 19,3) ed avevano i loro missionari (Mt 23,15). Ma come vedremo c’era una grande differenza. ● Luca 10,1-3: La Missione. Gesù manda i discepoli nei luoghi dove lui voleva andare. Il discepolo è il portavoce di Gesù. Non è il depositario della Buona Novella. Lui li manda due a due. Ciò favorisce l’aiuto reciproco, poiché la missione non è individuale, bensì comunitaria. Due persone rappresentano meglio la comunità. ● Luca 10,2-3: La corresponsabilità. Il primo compito è pregare affinché Dio mandi operai. Tutti i discepoli e le discepole devono sentirsi responsabili della missione. Per questo devono pregare il Padre per la continuità della missione. Gesù manda i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi. La missione è un compito difficile e pericoloso. Perché il sistema in cui vivono i discepoli ed in cui viviamo era e continua ad essere contrario alla riorganizzazione della gente in comunità attive. ● Luca 10,4-6: L’ospitalità. Al contrario degli altri missionari, i discepoli e le discepole di Gesù non dovevano portare nulla, né bisaccia, né sandali. Ma dovevano portare la pace. Ciò significa che devono aver fiducia nell’ospitalità della gente. Perché il discepolo che va senza nulla, portando solo la pace, dimostra di avere fiducia nella gente. Pensa che sarà accolto, e la gente si sente rispettata e confermata. Per mezzo di questa pratica il discepolo critica le leggi dell’esclusione e riscatta gli antichi valori della convivenza comunitaria. Non salutate nessuno lungo la strada significa che non si deve perdere tempo con le cose che non appartengono alla missione. ● Luca 10,7: La condivisione. I discepoli non devono andare di casa in casa, ma rimanere nella stessa casa. Cioè devono convivere in modo stabile, partecipare alla vita ed al lavoro della gente e vivere con ciò che ricevono in cambio, perché l’operaio è degno della sua mercede. Ciò significa che devono aver fiducia nella condivisione. Cosi, per mezzo di questa nuova pratica, riscattano una vecchia tradizione della gente, criticano la cultura di accumulo che caratterizzava la politica dell’Impero Romano ed annunciano un nuovo modello di convivenza. ● Luca 10,8: La comunione attorno al tavolo. Quando i farisei andavano in missione, andavano prevenuti. Pensavano che non potevano fidarsi del cibo della gente che non sempre era "puro". Per questo, loro portavano bisaccia e denaro, per potersi procurare il proprio cibo. Cosi, invece di aiutare a superare le divisioni, l’osservanza della Legge della purezza debilitava ancora di più il vissuto dei valori comunitari. I discepoli di Gesù dovevano mangiare ciò che la gente offriva loro. Non potevano vivere separati, mangiando il loro cibo. Ciò significa che devono accettare la condivisione attorno al tavolo. A contatto con la gente, non possono aver paura di perdere la purezza legale. Agendo cosi, criticano le leggi in vigore, ed annunciano un accesso nuovo alla purezza, cioè all’intimità con Dio. ● Luca 10,9a: L’accoglienza degli esclusi. I discepoli devono occuparsi degli infermi, curare i lebbrosi e scacciare i demoni (Mt 10,8). Ciò significa che devono accogliere dentro la comunità coloro che ne sono stati esclusi. Questa pratica solidale critica la società che esclude ed indica soluzioni concrete. E’ ciò che oggi fa la pastorale degli esclusi, dei migranti ed emarginati. ● Luca 10,9b: La venuta del Regno. Se queste esigenze vengono rispettate, allora i discepoli possono e devono gridare ai quattro venti: Il Regno è venuto! Annunciare il Regno non è in primo luogo insegnare verità e dottrine, ma condurre verso un nuovo modo di vivere e di convivere da fratelli e sorelle partendo dalla Buona Novella che Gesù ci ha proclamato: Dio è Padre e Madre di tutti noi. 4) Per un confronto personale ● L’ospitalità, la condivisione, la comunione, l’accoglienza degli esclusi: sono pilastri che sostengono la vita comunitaria. Come avviene questo nella mia comunità? ● Cos’è per me essere cristiano o essere cristiana? In un’intervista alla TV, una persona ha risposto così al giornalista: "Sono cristiano, cerco di vivere il vangelo, ma non partecipo alla comunità della Chiesa". Ed il giornalista commentò: "Allora lei si considera un giocatore di calcio, senza una squadra!" E’ il mio caso? 5) Preghiera finale Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. (Sal 144) |