Omelia (21-10-2008)
a cura dei Carmelitani


1) Preghiera

Dio onnipotente ed eterno,
crea in noi un cuore generoso e fedele,
perché possiamo sempre servirti con lealtà
e purezza di spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...



2) Lettura del Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!"


3) Riflessione

● Per mezzo della parabola il vangelo di oggi ci esorta ad essere vigili.
● Luca 12,35: Esortazione alla vigilanza. "Siate pronti con le cinture ai fianchi e le lucerne accese". Cingersi voleva dire prendere una tela o una corda e metterla attorno alla veste talare. Essere cinti significava essere preparati, pronti all’azione immediata. Prima della fuga dall’Egitto, nel momento di celebrare la pasqua, gli israeliti dovevano cingersi, cioè essere preparati, pronti a poter partire immediatamente (Es 12,11). Quando qualcuno va a lavorare, a lottare o a eseguire un compito si cinga (Ct 3,8). Nella lettera agli Efesini, Paolo descrive l’armatura di Dio e dice che i fianchi devono essere cinti con il cingolo della verità (Ef 6,14). Le lampade devono essere accese, poiché la vigilanza è compito da svolgere sia di giorno sia di notte. Senza la luce non si va nell’oscurità della notte.
● Luca 12,36: La parabola. Per spiegare ciò che significa essere cinti, Gesù racconta una piccola parabola. "Siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa." Il compito di aspettare l’arrivo del padrone esige una vigilanza costante e permanente, soprattutto di notte, poiché non si sa a che ora il padrone ritorna. Il servo deve essere attento, vigilante sempre.
● Luca 12,37: Promessa di felicità. "Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli". Qui, in questa promessa di felicità, i ruoli si invertono. Il padrone diventa servo e comincia a servire il servo che diventa padrone. Evoca Gesù nell’ultima cena, che pur essendo signore e maestro, si fece servo di tutti (Gv 13,4-17). La felicità promessa ha a che vedere con il futuro, con la felicità alla fine dei tempi, ed è l’opposto di ciò che Gesù promette nell’altra parabola che diceva: "Chi di voi ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare" (Lc 17,7-10).
● Luca 12,38: Ripete la promessa di felicità. "E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!" Ripete la promessa di felicità che esige una vigilanza totale. Il padrone può ritornare nel mezzo della notte, alle tre del mattino, o in qualsiasi altro momento. L’impiegato deve essere cinto, pronto a poter entrare in azione.


4) Per un confronto personale

● Siamo servi di Dio. Dobbiamo essere cinti, pronti, attenti e vigilanti ventiquattro ore al giorno. Tu ci riesci? Come fai?
● La promessa di felicità futura è sicura. Cosa ci rivela ciò sulla bontà di Dio per noi, per me?



5) Preghiera finale

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annunzia la pace.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme
e la sua gloria abiterà la nostra terra.
(Sal 84)