Omelia (01-11-2008)
padre Gian Franco Scarpitta
A Cristo spronati dai Santi

Dalla Prima Lettera di Giovanni ci proviene un monito ben determinato: "Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato"(1 Gv 2, 6), precisando che si è dei mentitori quando si dice di conoscere Gesù ma non si osserva la sua Parola e i suoi comandamenti soprattutto il monito irrinunciabile dell’amore. Noi abbiamo deciso di dimorare in Cristo sin sa quando Egli ci si è rivelato come dono del Padre riscontrando che in lui vi è la pienezza della rivelazione di Dio; in Cristo noi vediamo il Padre e questi ci porta nello Spirito Santo alla verità tutta intera, ma la nostra fede e la comunione con Dio in Cristo non si ferma alla relazione amorosa della dimensione verticale io – Dio. La fede infatti va vissuta in prima persona, comunicata e testimoniata attraverso la radicalità evangelica e la scelta di Cristo in ogni settore e ambito della nostra vita.
Cristo ci chiama non solo alla comunione con sé ma anche alla partecipazione della sua missione di redenzione e di salvezza per la quale in lui tutti quanti diventiamo evangelizzatori, in primo luogo con la coerenza della vita e la testimonianza continua.
In parole povere, Cristo, appunto perché professato, va imitato perfettamente. Egli stesso aveva lasciato un’esortazione sempre attuale: "Siate perfetti, come Perfetto è il Padre vostro che è nei cieli", ed è sufficiente che guardiamo a lui, alle sue opere e ai suoi insegnamenti, per raggiungere tale perfezione evangelica che rinsalda e libera; la sua imitazione continua e radicale è vocazione universale di ogni battezzato, nostro obiettivo irrinunciabile e nostra meta ultima e definitiva nel percorso della nostra storia terrena e prende il nome di Santità.

Contrariamente a quanto noi siamo soliti pensare il "santo" nell’accezione originaria greca e nella Chiesa delle origini, non è altri che il credente stesso, il cristiano che ha accettato per sé il dono del Signore e che con la sua vita lo comunica agli altri; e sebbene noi siamo soliti attribuire l’aggettivo ad una sola cerchia speciale di personaggi cristiani, essere santi, cioè perfetti come Cristo, è un’esortazione che la Chiesa rivolge ad ogni credente, un invito al quale nessuno di noi può sottrarsi e che ci stimola a che la nostra condotta di tutti i giorni miri alla sequela di Cristo, scelto come unico referente e criterio di vita. Appunto, il Santo è colui che, poiché afferma di dimorare in Cristo cerca di comportarsi come Lui si è comportato.
La perfetta imitazione del Signore oltre che un invito espressamente rivolto a tutti i fedeli, è un obiettivo della Chiesa stessa, che si scopre comunità bisognosa di continua conversione e che aspira essa stessa a conseguire la perfezione (Lumen Gentium): la Chiesa stessa avverte di essere imperfetta e chiamata ogni giorno alla perfezione e pertanto non n può che avere come ideale da coltivarsi che il solo Signore Gesù Cristo del quale essa deve testimoniare la presenza e che è l’unico oggetto di attenzione e di emulazione.
Tuttavia lo stesso Cristo ha lasciato che vi fossero, nella storia della Chiesa dei personaggi pari a noi, vicini a ciascuna delle nostre epoche e delle nostre dimensioni territoriali, che hanno abbracciato, immedesimandosi in esso, ciascuno un determinato periodo della propria vita. Essi hanno davvero portato a termine la sequela e l’imitazione completa di Gesù affermandone la presenza ai loro contemporanei; ciascuno secondo un suo specifico stile di vita o un peculiare tratto di distinzione apostolica e ministeriale, pur non essendo diversi da noi, hanno mostrato che seguire Cristo è possibile e conveniente, che davvero lui come dono del Padre è l’unica garanzia di vita e di salvezza e che imitarlo è scelta di felicità e di affermazione quotidiana.
Questi personaggi, che non sono stati affatto differenti da noi nella natura e nella soggettività umana e che noi definiamo oggi ancora una volta Santi, tessendo di essi una lode unitaria, ci invitano a guardare a loro perché con più speditezza e semplicità noi possiamo imitare Cristo, secondo un ulteriore monito di Paolo: "Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo" L’apostolo non ci esorta ad esercitare un culto incolore alla sua persona e alla sua virtù, e neppure ci invita ad ammirarlo o ad esaltarlo al di sopra di tutti gli altri uomini, quasi come egli fossa una divinità o un idolo, ma ci invita a guardare a lui mentre egli ci orienta alla perfezione, cioè alla conquista piena della verità e della salvezza nell’imitazione di Cristo e questo soprattutto considerando quanto debole e irrilevante sia lo sforzo umano verso la virtù e quanto esso necessiti di uno sprone costante e di altri modelli di perfezione subordinati: chi non ha mai avvertito, almeno in parte, la necessità di usufruire di un modello di vita o di un orientamento concreto sul quale appoggiarsi per poter raggiungere un ideale e o un obiettivo? Quale studente, per esempio, non ha mai chiesto consiglio a un collega più esperto per superare un esame, o quale lavoratore iniziato non ha mai fatto affidamento all’esperienza dei colleghi cercando anche un esempio vivente di persona cui appoggiarsi per eseguire al meglio la propria funzione?
Ebbene, sebbene nostro unico modello di perfezione sia Cristo e la sua imitazione sia già sufficiente, da parte nostra si avverte la necessità di un ulteriore sostegno immediato che ci sproni con l’esempio della sua vita all’imitazione di Lui e questo ci viene concesso nella vita di questi personaggi illustri nella virtù evangelica e nella perfezione cristiana, guardando ai quali non possiamo non sentirci incoraggiati all’imitazione di Cristo e al conseguente raggiungimento della gloria e del premio in questa e nell’altra vita. Coloro che (anche se non canonizzati ufficialmente) hanno dato esempio di grande perfezione evangelica e di sequela preferenziale e incondizionata del Cristo, ora meritano di godere la gloria eterna dei cieli come i sovviene a quanti hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello (Ap 6,8) e intercedono per noi, presentando a Dio le nostre ansie, i nostri problemi e le difficoltà ma soprattutto invitandoci a che noi siamo loro imitatori come essi lo sono di Cristo; insomma nel venerare i santi e nel rivolgere a loro le nostre preghiere di intercessione, evitando ogni idolatria e superstizione che non rispondono alla vera aspettativa della nostra fede, dobbiamo sentirci incoraggiati sempre più verso Cristo, unico Salvatore e unico maestro, memori che la santità è vocazione universale dei credenti e che la si può perseguire nonostante le nostre precarietà, le nostre limitatezze e superando ogni giorno la sfida del peccato non senza la collaborazione della grazia e l’assistenza di Dio.
Aspirare alla santità seguendo in primis Cristo e anche coloro che a lui ci indirizzano è altresì una promettente prospettiva di vita perché induce alla messa in atto di un programma di convivenza scaturente dalle Beatitudini evangeliche, ossia impegnativo e comprensivo di rinunce e di frustrazione, tuttavia apportatore dei benefici presenti e futuri che in altri ambiti difficilmente si possono raggiungere.