Omelia (27-04-2003)
don Fulvio Bertellini
A porte chiuse

Gesù appare ai discepoli mentre sono chiusi in casa per la paura. Ma nessun ostacolo può fermarel apresenza viva del Risorto. Gesù raggiunge i discepoli anche nellle difficoltà, nonostante la loro debolezza. Dobbiamo perciò avere fiducia che anche oggi egli ci può raggiungere, nonostante le nostre difficoltà e debolezze.

Per la paura

Una delle paure più grandi della nostra vita deriva dal confronto con gli altri. Molte cose facciamo per piacere agli altri, per compiacerli, o per non contrariarli. Il Vangelo di Giovanni, scritto probabilmente verso la fine del primo secolo, sembra presupporre una situazione di persecuzione, in cui la comunità cristiana è fortemente contrastata dal giudaismo ufficiale. I Giudei, nel Vangelo di Giovanni, hanno sempre una connotazione negativa, e continuamente la narrazione tende a prendere l'andamento di un processo, con discorsi e domande di accusa, discorsi di difesa, testimoni e prove. Noi non viviamo in una situazione di persecuzione, eppure la nostra fede è messa alla prova, ed è forte la tentazione di metterci, come i discepoli, "a porte chiuse", isolarci nei nostri gruppi o gruppuscoli, evitare il confronto.
Gesù non accetta nessun tipo di chiusura: apparendo al gruppo dei discepoli, per prima cosaf fa loro il dono della pace, ma subito dopo li manda in missione nel mondo: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi...".

Pace a voi

Il saluto di Gesù potrebbe essere inteso come una parola convenzionale, una formula stereotipata. Potrebbe essere la traduzione del saluto ebraico "Shalom", che in numerosi brani biblici significa "Salve", "Come va?", "Ciao" o qualcosa di simile. Ma potrebbe anche indicare il senso pregnante del termine ebraico "Shalom": la pienezza del bene e della gioia. Nel pensiero ebraico, lo "shalom" è il dono dei beni messianici, come si legge in Isaia: "Grande sarà la pace dei tuoi figli". Notiamo che questo saluto viene ripetuto due volte, forse proprio per rimarcare l'attenzione su questa espressione: l'evangelista vuole dare rilievo a questo saluto del Risorto. Con la risurrezione, si è finalmente giunti alla pace messianica. Anche se si tratta di una pace diversa da quella del mondo.
La pace donata dal Cristo non è la soluzione immediata dei conflitti e delle tensioni del mondo. Ciò non toglie che dobbiamo pregare e di nuovo pregare perché possano interompersi le guerre: ma dobbiamo essere consapevoli come cristiani che questo avverrà in maniera definitiva solo in Paradiso. La pace del Risorto è evidentemente qualcosa di interiore più che esteriore; non va però confusa con l'imperturbabilità o l'indifferenza di chi si ritira dal mondo e ne ignora i problemi. In un'epoca in cui si parla molto (talora a sproposito) di pace, conviene approfondirne il significato alla luce del Vangelo.

Nonostante la presenza del male

La sua pace è innanzitutto qualcosa di personale Non confinata nell'interiorità e neppure identificabile con una situazione esterna, la pace del risorto è un cambiamento profondo della persona, che perciò diviene anche capace di comportamenti di pace. Punto di riferimento per capirci è il crocifisso: Gesù è il primo che vive questa nuova "pace", non nel senso che viene esentato dalla sofferenza del conflitto e del rifiuto, ma nel senso che diviene capace di affrontarla senza vendette e in modo salvifico. Tale è la pace del cristiano, che in ogni situazione di tensione, anche grave, è sempre in grado di portare la sua croce, con la fiducia nella risurrezione.

La missione dei discepoli

Ricevuta la pace, i discepoli sono invitati a parteciparla a tutto il mondo: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Non è possibile restare chiusi per paura: si è inviati e occorre partire. La missione dei discepoli non si caratterizza per i suoi contenuti: Gesù non fa cenno di una dottrina sublime da trasmettere. Non si caratterizza neppure per gli obiettivi: Gesù non indica particolari mete da raggiungere, né prescrive tattiche e strategie. La missione dei discepoli si caratterizza per la sua forma Cristologica, per il profondo coinvolgimento personale che esige. Come Gesù è stato segno dell'amore del Padre, così i discepoli devono essere segno dell'amore di Gesù. Non si tratta solo di dire belle parole o compiere bei gesti: si tratta di "essere" come Gesù: il che non è possibile senza lo Spirito, che viene subito inviato. E giustamente l'evangelista concentra il fine della missione nell'espressione "rimettere i peccati". Il perdono è la novità più significativa del Cristo.

Tommaso

La pretesa di Tommaso è legata anche alla qualità della missione a cui anch'egli è chiamato in maniera particolare, essendo del gruppo dei dodici. Tommaso vuole "toccare" il Risorto, vuole essere sicuro, essendo chiamato a testimoniarlo. Gesù si fa effettivamente vedere da Tommaso, e stando al testo, il vedere basta per credere. Non si dice che Tommaso tocchi le piaghe: la presenza del Risorto è sufficiente per riconoscere in lui il Signore e il Dio. Tommaso, l'apostolo che sembra più incredulo, è il più lesto a riconoscere esplicitamente la divinità del Maestro.


Flash sulla I lettura

"Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della Risurrezione del Signore...": in questo brano generalmente colpisce la forma radicale di comunione dei beni praticata dalla comunità di Gerusalemme. Ma al cuore del sommario sta la testimonianza della Risurrezione. Quello che all'evangelista preme di sottolineare non è un modello sociologico da applicare, ma la forza attiva e operante della Risurrezione di Cristo, annunciata dagli apostoli. La comunione dei beni è una delle modalità con cui la Risurrezione si manifesta nella vita della comunità. "Nessuno tra loro era bisognoso": la frase è una citazione del Deuteronomio, il libro che promette un pieno e pacifico possesso della Terra Promessa; e diviene il princiipio ispiratore della comunità dei rinati in Cristo. Coloroche sono stati liberati dalla Risurrezione non possono diventare schiavi della miseria. Coloroche sono stati liberati dal peccato in Cristo Gesù sono tutti fratelli, non può esserci indifferenza nei loro confronti.

Flash sulla II lettura

"Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio...": la fede è espressa continuamente in termini di "nascita" o "nuova nascita". Dalla nuova nascita derivano due conseguenze: innanzitutto, l'amore reciproco ("chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato"), comandamento "non gravoso", e in secondo luogo la vittoria sul mondo ("Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo..."). Fondamento della vittoria sul mondo è la croce di Gesù, colui che è venuto "con acqua e sangue". La rinascita avviene nel Battesimo, che non è semplice lavacro di acqua, ma partecipazione alla Passione di Gesù. Gesù non è colui che fa rinascere con un semplice rito esteriore (con acqua), ma colui che ha dato la vita (con il sangue). Ma questo mistero può essere compreso solo da chi accoglie il dono dello Spirito; per questo il brano si conclude "è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è verità".