Omelia (06-11-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento a Fil 3,8 Dalla Parola del giorno "Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù." Come vivere questa Parola? Paolo è ben consapevole dei doni di grazia e di natura presenti nella sua vita. Sa riconoscerli e apprezzarli, libero da ogni forma di strisciante e falsa umiltà. Questo, però, non gli impedisce di ammetterne la relatività. Anzi, si spinge oltre, fino a dichiarare di reputarli una perdita quando li mette a confronto con la sublimità della conoscenza di Cristo. Quando ‘si conosce’, cioè si entra in un rapporto intimo e vitale con Gesù, così da sperimentarne "l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore e quindi essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio" (Ef 3,18-19), ogni altro valore discolora, perde di consistenza, diviene una "perdita". È in forza di questa esperienza che molti credenti hanno preferito subire persecuzioni ed emarginazioni, fino ad affrontare la stessa morte piuttosto che rinnegare la propria fede o scendere a meschini compromessi. Non si tratta di storie del passato che leggiamo con devota edificazione, ma guardandoci bene dal lasciarcene interpellare. È storia dei nostri giorni. Sì, anche oggi, cristiani autentici vivono coerentemente la loro adesione a Cristo fino all’eroismo, il più delle volte senza rendersene nemmeno conto perché ammantato di normalità e quotidianità. La chiave di lettura di un simile comportamento? Una fede vissuta in un processo di maturazione continua che porta a un’adesione a Cristo sempre più convinta e coinvolgente perché fondata sull’esperienza vitale di Lui: Dio-Amore. Oggi, nel mio rientro al cuore, cercherò le motivazioni profonde del mio ‘credere’. Sono ancora quelle della mia infanzia (= fede ricevuta passivamente)? Della mia adolescienza (= fede rifugio)? O convinzioni maturate negli anni grazie a una più limpida conoscenza supportata dall’esperienza di un incontro costante con Lui? E prenderò le decisioni del caso. Concedimi, Signore, di "conoscerti" sempre più, fino a comprendere la relatività di tutti gli altri beni, grato perché me li hai concessi, ma pronto a rinunciarvi senza drammi là dove venissero mancarmi. Le parole di un Padre della Chiesa Nessuna cosa visibile o invisibile mi impedisca di raggiungere Gesù Cristo. S.Ignazio di Antiochia |