Omelia (09-11-2008)
don Giovanni Berti
Siamo un tempio e non un mercato

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Questa scena di Gesù che si arrabbia vedendo i venditori nel Tempio santo di Gerusalemme e la sua reazione violenta che li scaccia ha sempre colpito molti. Ed è fin troppo facile attualizzarla mettendo sotto accusa i vari Santuari cattolici sparsi in giro per l'Italia e il mondo pieni di bancarelle dove si vendono madonnine, santini, rosari ed ogni genere di materiale religioso e di souvenir.
Non credo che sia questo l'obiettivo del Vangelo di questa domenica. Di fatto Gesù stesso subito dopo, quando parla del Tempio, cioè del luogo dove "abita" Dio, sposta l'attenzione non più su un edificio di pietre ma su qualcosa di più grande. Gesù dichiara che è la sua persona il luogo dove "abita" Dio e dove lo si può incontrare.
Lo scorso 1 novembre ho partecipato ad una celebrazione molto particolare, la solenne consacrazione del nuovo altare della chiesa parrocchiale del mio paese. Era da più di 40 anni che si attendeva un altare definitivo per la Chiesa....
La celebrazione di consacrazione è davvero molto suggestiva e ricca di simboli: l'altare è bagnato con l'acqua benedetta, unto di olio santo e profumato d'incenso. Ci sono poi una lunga serie di preghiere e invocazioni.
L'altare nel complesso della chiesa-edificio ha un ruolo simbolico centrale perché rappresenta Cristo che con il suo sacrificio raduna attorno a sé tutti i credenti ed è il loro costante punto di riferimento.
La nostra tradizione cristiana ha sempre dato risalto al valore dei luoghi sacri. Questo è testimoniato dalla grandissima produzione di edifici fin dai primi tempi del cristianesimo (come la Basilica del Laterano costruita da Costantino) fino ad oggi. C'è però sempre il rischio di dimenticare che questi luoghi sono solamente un segno della vera "casa di Dio" che è invece l'insieme dei credenti battezzati. Dio non abita in luoghi fatti di pietre e arte, ma abita in ogni uomo e in ogni gruppo umano. Ma in particolare il Signore abita e si mostra nella sua Chiesa, là dove ci sono persone vive che insieme meditano le parole di Gesù e le mettono in pratica.
Siamo noi il Tempio di Dio del quale Gesù si prende cura e per il quale si arrabbia quando lo vede trasformato in mercato perdendo così il ruolo di segno della presenza di Dio nel mondo.
Credo che se Gesù oggi scendesse di nuovo fisicamente in terra non perderebbe il suo tempo con qualche banchetto posto fuori o dentro questo o quel santuario. Credo invece che Gesù si arrabbierebbe molto e tirerebbe fuori di nuovo la sua frusta di cordicelle vedendo come la sua Chiesa smette di essere un luogo di rivelazione e profezia perché troppo irrigidita in tanti formalismi. Penso che molte delle cose che facciamo nella pastorale in parrocchia e nelle varie celebrazioni siano spesso guidate da fredda abitudine oppure con lo stile del giudizio e dell'esclusione. Forse anche noi, proprio come ha fatto Gesù, non dovremmo rimanere tranquilli e rassegnati se ci accorgiamo che la comunità cristiana si appiattisce in un "commercio" dove ci si valuta reciprocamente e non si fa mai nulla se non si guadagna qualcosa. Abbiamo il compito di aiutarci gli uni gli altri a ritrovare il senso vero della nostra esperienza di Chiesa.

Agli occhi di Cristo noi valiamo davvero molto più del più bell'altare della più illustre cattedrale della cristianità. E lo stesso sguardo che Gesù ha con me, io lo devo avere con il mio prossimo. E se mi accorgo che anche la società nella quale vivo finisce per guardare più al soldo che alla persona, anche allora non posso stare tranquillo e non posso permettere che l'altro (che pure lui è "tempio di Dio") diventi solo un numero di mercato o parte di un elenco di entrate e uscite.
Gesù, infondi in noi la tua indignazione come quel giorno al Tempio.
Non permettere mai che viviamo passivamente i problemi e le cattiverie del mondo.
Donaci la tua frusta spirituale in modo da far piazza pulita da tutto cioè che rende la nostra vita un mercato e non più un luogo dove amandoci, aiutandoci, perdonandoci vicendevolmente ci avviciniamo a Te.


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