Omelia (09-11-2008)
don Maurizio Prandi
Il mercato del tempio, il mercato della vita

In tutta la chiesa celebriamo oggi la dedicazione della Basilica Lateranense, la cattedrale della città di Roma. Allora la liturgia ci dice oggi due cose importanti: l’importanza, per l’uomo, di avere un luogo fisico che custodisca il suo rapporto con Dio, un luogo che va amato, curato e rispettato.
Un primo motivo di gioia e di ringraziamento per me oggi viene dal fatto che ci sono persone, nelle nostre parrocchie, che spendono tempo ed energie perché la loro chiesa sia sempre "bella". Le parole della Luisa di Reppia valgono sicuramente per tanti: La mia chiesa è la mia passione, la mia chiesa è la mia casa, la mia chiesa è la mia vita... La seconda cosa che la liturgia oggi ci dice è che dobbiamo vigilare perché tutto per noi non si esaurisca nel tempio fatto di pietre, (il libro dei Re riporta questa bellissima espressione del re Salomone: Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita!) perché per capirne il senso e la necessità (il tempo passato nella missione a Cuba visitando le tante comunità prive di chiese mi ha fatto pensare che senza tempio tutto è più difficile: la liturgia, la convocazione dell’assemblea dei credenti, l’ascolto della parola, la preghiera comune, tutti i segni visibili...) occorre ritornare al segno più importante, al quale tutte le letture di oggi rinviano, che è per l’appunto Gesù.
Mi sembra bello cogliere il passaggio che oggi siamo invitati a fare: partire dall’edificio dedicato a Dio e da Lui consacrato, per poter comprendere ciò che il luogo intende dire ad ognuno di noi. Queste "pietre", unte con l’olio un giorno, tanto tempo fa, ci rinviano all’unico essenziale, a Colui che consacrando una realtà la rende messaggera di sé. Tutto all’interno del tempio deve richiamarci Dio e la sua presenza, tutto quello che si vede e anche ciò che gli occhi immediatamente non possono vedere. Posso guardare il tabernacolo, e contemplare lì la presenza di Dio, che però non è meno presente nelle lacrime di una mamma che è preoccupata per il suo bambino o nelle preghiere di chi ancora non è capace di abbandonare tutta intera la sua vita in Dio.

Gesù inserisce una novità per quello che riguarda il rapporto con Dio: questa novità è l’uomo, ogni uomo, questa novità è l’Incarnazione. C’è una relazione fortissima tra l’Incarnazione e il mistero del tempio, il mistero della dimora di Dio sulla terra. Quante volte, proprio sulla base della Sacra Scrittura, ci siamo detti che Dio desidera abitare il cuore dell’uomo, che ogni uomo è tempio di Dio e la seconda lettura di oggi va proprio in questa direzione: Fratelli, voi siete edificio di Dio... siete tempio di Dio... lo Spirito di Dio abita in voi... santo è il tempio di Dio, che siete voi!

Gesù entra nel tempio di Gerusalemme di cui ogni Ebreo è innamorato, perché è il luogo della presenza di Dio dove per amore si fa vicino all’uomo, ed è il luogo dell’assemblea di Israele dove l’uomo si accosta con fede e con timore al mistero di Dio. Gesù entra in questo luogo santo del tempio e lo trova trasformato in "un luogo mercato" dove regna l’interesse dell’uomo, gli interessi degli uomini. Sento che qui, oltre che dal rischio fortissimo di fare delle nostre chiese luoghi dove la circolazione del denaro sia il dato più importante, siamo messi in guardia rispetto alla nostra vita, rispetto a quel tempio che siamo noi. E’ possibile che anche la mia vita diventi un mercato? Quando succede questo, e perché? Mi pare che Gesù oggi ci chieda di porci questa domanda sull’interiorità, sulla verità dei nostri rapporti e delle nostre relazioni. Gesù, quando parla con chi gli chiede un segno, dice: distruggete questo santuario... riferendosi quindi al Santo dei Santi, al luogo più interno del tempio, a quello spazio che per i credenti ebrei era quello della presenza di Dio, il luogo più sacro che un ebreo possa immaginare, afferma che la dimora di Dio non è più il tempio ma il suo corpo.
Dio, che è presente certamente ovunque, ma in modo unico e speciale in Colui che ce lo ha raccontato: Gesù Cristo! Ripeto, ma credo sia importante: l’evangelista Giovanni al termine di questo brano ci dice che i discepoli dopo la Risurrezione hanno capito. I discepoli hanno capito una cosa semplicissima ma immensa: che il corpo di Gesù è il vero tempio di Dio. Il tempio è un luogo di questo mondo dove Dio è presente e si rivela. Ma se si vuole trovare un luogo di questo mondo dove Dio è presente e si rivela si deve cercare il corpo di Gesù. Dove c’è il corpo di Gesù, lì c’è Dio. Preghiamo gli uni gli altri allora oggi in modo particolare perché quel corpo, ferito e risorto lo possiamo riconoscere, amare, adorare nel corpo di ogni fratello e sorella, in particolare in quello sofferente dei poveri e ammalati.