Omelia (12-10-1997) |
mons. Antonio Riboldi |
Casa mia... "Casa mia, casa mia, tu sei la mia badia". Era il ritornello che esprimeva – e speriamo esprima ancora – come la famiglia e, quindi, la propria casa, era ed è il sicuro calore del cuore. Ma pare di assistere ad un attacco sistematico contro tutti i valori dell'uomo: prima attaccando il grande valore della vita – ed oggi stiamo diventando un popolo di anziani dove non trova più posto la vita di chi nasce, un popolo senza futuro – poi attaccando la famiglia, demolendo, così, quella che comunemente si chiama "la cellula della società", o meglio l'icona della stessa società che, se non è formata ad immagine di "famiglia", diventa drammatica tribù, dove ci si distrugge e non ci si ama. A proclamare l'insostituibile valore della famiglia ancora una volta si è fatta davvero forte e profetica la voce del S. Padre e quindi della Chiesa, rimasta sola oggi a difendere l'uomo e i suoi valori. E' stato un tempo straordinario quello che abbiamo vissuto. Prima le giornate mondiali della gioventù a Parigi con il S. Padre. Nessuno può fare finta di non essere stato in qualche modo colpito dall'evento dei giovani a Parigi. Insensato anche solo volere "accantonare" un disegno di futuro sicuro, quello che è nella fede, nell'entusiasmo, nella gioia di vita e di impegno dei giovani. Poi venne Bologna con il Congresso Eucaristico Nazionale. E lì, Cristo l'Eucarestia, ossia Dio con noi e per noi, si è fatto vedere ed ha bussato alla nostra porta che tante volte è chiusa per nascondere la delusione e l'amarezza. In questi giorni è stata la volta della famiglia a Rio de Janeiro per il secondo incontro mondiale delle famiglie. Ed al centro, come fosse tornato visibilmente Gesù tra di noi, il meraviglioso grande vecchio nostro Papa che davvero "scoppia di fede, di gioia e di speranza". Da Rio, capitale delle ingiustizie sociali, della violenza, della disgregazione familiare, si è alzata la voce profetica del Papa che costringe tutti a pensare e ricostruire ciò che forse sta cadendo. "Le tenebre che avvolgono la stessa concezione dell'uomo – ha gridato il S. Padre – oscurano in primo luogo e direttamente la realtà e le espressioni che le sono connaturali. Persona e famiglia procedono parallele nella stima e nel riconoscimento della propria dignità, così come negli attacchi e nei tentativi di disgregazione. La sapienza e la grandezza di Dio si manifestano nelle sue opere. Tuttavia, oggi mi sembra che i nemici di Dio più che attaccare frontalmente l'Autore del creato, preferiscono colpirLo nelle sue opere. L'uomo è il vertice, il culmine delle sue opere visibili. "L'uomo gloria del Dio che vive e la vita dell'uomo è la visione di Dio". Tra le verità oscurate nel cuore dell'uomo, a causa della crescente secolarizzazione e dell'edonismo imperante, sono particolarmente colpite tutte quelle che riguardano la famiglia. Attorno alla famiglia e alla vita si svolge oggi la lotta fondamentale della dignità dell'uomo. In primo luogo, la comunione coniugale non viene riconosciuta né rispettata nei suoi elementi di uguaglianza della dignità degli sposi... La stessa fedeltà coniugale e il rispetto alla vita in tutte le fasi della sua esistenza sono sovvertiti da una cultura che non ammette la trascendenza dell'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Allorché le forze disgreganti del male riescono a separare il matrimonio dalla sua missione nei confronti della vita umana, attentano all'umanità, privandola di una delle garanzie essenziali del suo futuro". Da queste parole evangeliche certamente possiamo intravedere le ragioni per cui tanti matrimoni si dissolvono in maniera inconcepibile e tante vite vengono rifiutate o calpestate. Non è un caso isolato oggi per noi Pastori, trovarci di fronte al dramma di due coniugi che si dividono, come se non si fossero mai incontrati o uniti. Un vero dramma. Nei giorni della tragedia del sisma in Umbria e Marche, ebbi modo di ascoltare uno di questi drammi. "Che vuole che sia – mi urlava un coniuge – la rovina della Basilica di S. Francesco di fronte al crollo del mio matrimonio, che è la grande basilica della mia vita?" Parole disperate. Con la differenza che certamente la Basilica di S. Francesco si ricostruirà e forse più bella, ma "quella basilica della vita" che è il matrimonio, difficilmente si potrà rimettere in piedi. Ancora più angoscioso ascoltare il litigio di due coniugi che, avendo deciso di separarsi, ma essendo genitori di due figli, nessuno dei due voleva tenerli con sé. Bisogna veramente non solo assicurarsi che le mura della propria casa siano solide, fondate sull'amore e la fede che diventa fedeltà, ma se ci si accorge di qualche crepa, mettere pazientemente mano a ripararle, con buona volontà, prima di trovarsi sotto le macerie. E non solo la nostra famiglia, ma l'intera società. |