Omelia (26-10-1997) |
mons. Antonio Riboldi |
Che vuoi che io ti faccia? E' troppo bello il vangelo di questa domenica, 26 ottobre, perché non sveli a voi, amici carissimi, la gioia di vedere Dio entrare con amore nei momenti oscuri della nostra vita. Un Dio che non ama "stare chiuso in Se stesso", nella Sua gloria, ma ama condividere tutto di noi. Lo leggiamo insieme: "In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!" Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!" Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!" E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, il Maestro ti chiama!" Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?" E il cieco a lui: "Rabbunì (Maestro), che io abbia la vista!" E Gesù gli disse: "Va la tua fede ti ha salvato" E subito riacquistò la vista e prese a seguirLo per strada". (Mc.10, 46, 52) Vi è un cieco che passa la sua vita ai bordi della strada assistendo senza vedere allo svolgersi della vita degli uomini, senza poter partecipare, ma solo sperando che gli uomini almeno gli diano le briciole per sopravvivere. Ogni volta che vado in pellegrinaggio nella terra di Gesù, arrivando a Gerico - una bellissima città, la più antica del mondo, situata a 200 metri sotto il livello del mare, vicino al Mar Morto, ma nello stesso tempo un'isola di verde e di frutti da apparire la "terra dove scorre latte e miele" - mi sembra di 'vedere' il fatto evangelico. Come quello di Zaccheo, l'esattore delle tasse che sentendo che stava passando Gesù, trascura il suo mestiere, che poi, allora come ora, era il mestiere dello strozzino, e si arrampica su un grande albero di sicomoro (se ne conserva ancora oggi uno) per "vedere Gesù che passava". Gerico così è teatro di due miracoli di Gesù. Quello del cieco Bartimeo che era cieco dalla nascita, cieco fisicamente. Ed ha fatto fatica perché il suo grido di aiuto a Gesù si facesse strada fino ad arrivare al Suo cuore. Non gli erano di aiuto gli uomini che erano attorno a Gesù e che credevano fosse un 'disturbo' il grido di chi chiede pietà per ciò che è, cieco. Ma ci vuole altro per 'fermare l'amore di Gesù' che sa udire le nostre grida, anche quelle che non escono dalla bocca, ma a volte conoscono la potenza del dolore dell'anima. Dio è così vicino a ciascuno di noi da sentire anche il minimo sospiro. Attende solo che noi crediamo che Lui 'passa' e che Lo chiamiamo con la fede di Bartimeo, che invitato ad andare dal Maestro, butta il lurido mantello, segno della sua grande miseria. E Gesù loda la sua fede. Da sottolineare che una volta che Bartimeo riacquista la vista, si lascia attrarre dalla 'bellezza di stare con Gesù', che non si sofferma neppure a contemplare uomini o cose che fino allora erano state nascoste, ma Lo segue. E così avvenne per Zaccheo. Lui vuole vedere Gesù, arrampicato sull'albero. Non c'è neppure bisogno che Zaccheo chiami o chieda qualcosa. Il fatto stesso di avere lasciato tutto per andare a 'vedere Gesù che passava' sempre per le vie di Gerico, era come un desiderio di 'conoscere' un Maestro, che era ed è il solo Maestro della vita. Sarà Gesù stesso che sorprendentemente lo chiama, come ha fatto con il cieco: "Zaccheo scendi, oggi voglio entrare nella tua casa". Ed era la casa di uno strozzino, di un usuraio, di un ladro apparentemente giustificato dalla legge, come oggi a volte accade. Ma l'incontro con Gesù fa cedere la 'cecità' del cuore e Zaccheo 'vede' la verità e la bellezza della vita in Cristo. "Oggi la salvezza è entrata nella mia casa" dirà, "Do la metà dei miei beni ai poveri e a chi ho frodato restituirò tre volte tanto". Questa sì che è la gioia di 'vedere' vita e mondo con gli occhi di Dio, dell'amore, della giustizia e del Cielo. Chissà se oggi non ci sentiamo un poco ciechi come Bartimeo o Zaccheo. Nulla di male; c'è chi sa ridare la vista, solo se si ha il coraggio e la loro fede. Ma è necessario 'saper vedere' il volto della vera vita, che è il volto di Dio, il volto della felicità. |