Omelia (18-11-2008)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento a Lc 19,5

Dalla Parola del giorno
Oggi devo fermarmi a casa tua.

Come vivere questa Parola?
Abbiamo mai pensato che questo autoinvito era diretto a noi? Sì, è proprio a me, a te, a ogni uomo che, spinto da un’inquietudine a cui non sa dare nome, lo cerca. Forse inconsciamente, come la folla che si accalcava intorno a Gesù.
Possiamo reagire come la gente che, attratta più dal sensazionale che avvolgeva la persona del Maestro, si spintonava per vederlo toccarlo, ma poi tornare a casa propria chiudendo accuratamente la porta dietro di sé. Possiamo ritrovarci nei panni di Zaccheo, il pubblicano, cioè il peccatore, con la sensazione della propria indegnità e un’incontentabile nostalgia di Lui.
Si sente il bisogno di prendere le distanze da ciò che sa di fanatismo o di curiosità per cercare di ‘vederlo’. Momenti in cui ci si sente confusi, con la penosa sensazione dell’asfissia e della cecità. Ma Dio dov’è? Chi è? Perché non mi mostra il suo volto? Perché non mi sottrae a questa pesantezza che mi opprime? Può capitare a tutti: a chi lo ha sempre negato schierandosi a favore dell’ateismo o dell’agnosticismo, a chi a un certo punto comincia a interrogarsi seriamente sulla propria religiosità. Perché credo? In chi credo? Ma l’ho mai incontrato?
È il richiamo profondo a prendere seriamente la vita in tutti i suoi risvolti, cominciando dalla chiave di volta della fede.
Non c’è che da battere la via di Zaccheo: prendere le distanze, concedersi spazi di silenzio e di solitudine per ritrovare se stessi e, nelle profondità del nostro essere, Lui che silenziosamente ci abita.
Sì, è a te che sta dicendo: oggi, devo fermarmi a casa tua!

Oggi, nella mia pausa contemplativa, lascerò risuonare dentro di me l’invito del Maestro, prendendolo sul serio. Perché non cercarmi un luogo tranquillo, lontano dal frastuono abituale, per concedermi qualche ora, qualche giorno di silenzioso ascolto del mio io che mi reclama, del mio Dio che mi sollecita?

Mio Dio, sei spesso sul mio labbro, ma troppo spesso ti lascio solo nel mio cuore, così che a volte perdo la consapevolezza della tua silenziosa presenza. Il tuo sguardo mi cerca, ma non può incrociare il mio troppo distratto dietro le cose che non contano. Sbarrami il passo, perché finalmente mi conceda a te.

La voce di un martire
Viviamo molto al di fuori di noi stessi. Sono pochi gli uomini che veramente entrano in se stessi e per questo ci sono tanti problemi. Nel cuore di ciascun essere umano c’è come una piccola cella, intima, dove Dio scende a parlare da solo con l’uomo. Ed è lì dove la persona decide il proprio destino, il proprio ruolo nel mondo.
Oscar Romero