Omelia (23-11-1997)
mons. Antonio Riboldi
Cristo, Tu ci sei necessario

Non sono pochi i fatti che ci sconvolgono in questi ultimi giorni e ci lasciano con tanti interrogativi che mettono in discussione lo stesso senso della nostra vita.

Siamo davvero stanchi, tutti, di essere spettatori di violenze o fatti che credevamo appartenessero solo alla, talvolta abominevole, fantasia dei cinema o dei romanzi.

La drammatica storia di Silvestro che, invece della bellezza della vita cui era destinato da Dio, ha visto e sopportato incredibili scempi dell'innocenza e dell'infanzia, che sono la sorgente della gioia, fino a terminare in una manata di cenere; usato come fosse un giocattolo con cui divertirsi, poi, stanchi, smontare, fare a pezzi e giocare, non solo ha provocato giusto sdegno, ma è stato come una manata di fango sulla coscienza.

"Ma che uomini siamo?" "Fin dove siamo caduti?" "C'è ancora un limite alla nostra ignominia?" "Dove finiremo?" "Che futuro hanno questi nostri figli?" "Come difenderli?" "Come non sentire paura per loro?"

E, come per farla finita con tutte queste domande che ci interpellano, si è tentato di liberarci dai 'mostri' chiedendo la loro morte, il loro linciaggio immediato, convinti, come nel rito del capro espiatorio, di avere risolto il problema dello sbandamento umano, che va più in là del dramma di Silvestro, con dimensioni che abbracciano l'intero mondo ed il comportamento stesso morale di noi uomini, mai sazi di piaceri e soddisfazioni ad ogni costo, costi pure l'innocenza dei bambini.

Siamo davvero stanchi. Ora tutti parlano di 'misure' governative o parlamentari per creare una protezione ai bambini o agli adolescenti.

Ma saranno sufficienti a fermare il cuore perverso? E' necessario riacquistare quella coscienza morale che fa dell'uomo una grande creatura che porta non solo l'impronta di Dio, ma vive della Sua Luce.

E' battere l'aria credere di fermare il male, esprimere sdegno, cercare piccole ed insufficienti misure umane. La grande, invalicabile barriera al male è solo riportare Dio e quindi la Sua Luce e forza nella nostra vita. E lo dico oggi, festa di Cristo Re; lo dico con la convinzione di chi sa per esperienza che ogni male, ogni sofferenza, non può essere risolta da noi, ma ha bisogno di Colui che è la sola forza dell'uomo, Cristo.

Abbiamo tentato di cancellarLo dalla storia e ci siamo trovati tra le mani i tanti Silvestro, i tanti 'Soffiantini' o altro che vogliamo aggiungere.

Ed allora, amici carissimi, lasciatemi dire oggi, con Paolo VI: "O Cristo tu ci sei necessario, vero maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere ed il nostro destino, la via per conseguirlo.

Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e guarirla, per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità, per deplorare i nostri peccati e chiederne perdono.

Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le vere ragioni della fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace.

Tu ci sei necessario, o grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare a essa un valore di espiazione e di redenzione. Tu ci sei necessario, o vincitore della morte, per liberarci dalla disperazione e dalla negazione e per avere certezze che non tradiscono in eterno.

Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi, per imparare l'amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino della nostra via faticosa, fino all'incontro con Te amato, con te benedetto nei secoli".