Omelia (04-05-2003) |
don Romeo Maggioni |
Guardate le mie mani e i miei piedi, sono proprio io. E' la sera di Pasqua: dopo la scoperta della tomba vuota, le prime voci di apparizioni, i dubbi e le sorprese, ecco Gesù in persona apparire nel cenacolo tra i suoi. Questi lo "toccano" sbalorditi: è proprio lui! Gesù spiega loro il valore salvifico della sua morte in croce, inviando i discepoli ad esserne testimoni per la conversione e la salvezza di tutti gli uomini. Le relazioni che oggi noi possediamo di quei fatti insistono da una parte sulla loro concreta storicità, e dall'altra spingono ad una prima interpretazione circa i riflessi salvifici che tali eventi - compresi nella fede, cioè obbedendo alle Scritture - hanno per ognuno di noi. 1) LA RISURREZIONE DELLA CARNE Il primo dato vistoso è questa verifica sperimentale e fisica da cui parte la fede in Cristo risorto. E' un fatto inequivocabile: quel Gesù messo nella tomba, ora è qui vivo, in carne ed ossa, non è un fantasma. "Toccate e guardate; un fantasma non ha carne ed ossa come vedete che ho io". Mangia con loro. Anche Tomaso sentirà il bisogno di toccare e vedere. Pietro porterà come punto di forza della sua testimonianza l'"aver mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti" (At 10,41). A distanza di anni san Giovanni scrive d'aver testimoniato solo ciò che "fin da principio noi abbiamo udito, abbiamo veduto coi nostri occhi, toccato con le nostre mani" (1Gv 1,1-4). "Guardate le mie mani e i miei piedi - conclude Gesù -: Sono proprio io!". Questa enfasi sul dato sperimentale - dichiara Luca nel prologo del suo vangelo - è "perché tu ti possa render conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto" (Lc 1,4), cioè della veracità storica della tua fede. D'altra parte questo dato proclama con forza la specificità del mistero cristiano circa l'aldilà: la verità della risurrezione della carne. La filosofia greca, come del resto la risposta di ogni altra religione, giunge al massimo alla credenza dell'immortalità dell'anima spirituale. Ma l'uomo è spirito e corpo, l'uomo è un tutt'uno. Cristo è risorto col corpo, primogenito di molti fratelli, chiamati anch'essi ad una medesima risurrezione integrale d'anima e di corpo per l'eternità. Per cogliere però la connessione tra l'evento di Pasqua e la nostra salvezza è necessario andare oltre i dati sperimentali, e nella fede cogliere il senso profondo dei gesti compiuti da Gesù con la sua morte e risurrezione. La fede è la lettura dei fatti che fa la Parola di Dio. Per questo Gesù si fermò quaranta giorni per "aprir loro la mente alla intelligenza delle Scritture". E' scuola indispensabile quella della Bibbia per capire Dio e il suo disegno su di noi. Non sono le nostre intuizioni o le ricerche filosofiche a determinare con sicurezza e chiarezza i dati della verità; il contenuto indiscutibile e intrattabile della nostra fede è invece ciò che Dio ha detto e scritto con precisione. Anche perché Dio va ben al di là delle nostre attese e della nostra immaginazione. 2) LA MISSIONE Ecco allora il contenuto di queste Scritture: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati". Il primo dato è un disegno superiore di Dio in tutti questi eventi, al di là della pur responsabile partecipazione degli uomini: "Ora, fratelli, - dice Pietro nella prima lettura -, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi; Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto". É morto - aggiunge san Giovanni nella seconda lettura - "quale vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo". Quindi la morte di Gesù - come poi dimostrerà vistosamente la risurrezione -, non è un incidente imprevisto, ma un fatto voluto, preannunciato, accettato, con finalità precisa, con una valenza salvifica in favore di tutti gli uomini. Per la sua morte è venuto agli uomini "il perdono dei peccati". Proprio per questo l'invito è alla conversione: "Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano perdonati i vostri peccati" (Prima lett.). Proprio perché Gesù ha messo a disposizione il perdono, noi dobbiamo approfittarne, con piena fiducia nella sua misericordia, perché ormai noi "abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto" (Sec. lett.). San Giovanni specificherà cosa significhi poi cambiar vita: "Chi dice: Io lo conosco, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto" (Sec. lett.). Credere e praticare la Parola, ecco tutto il nostro impegno per accogliere anche noi "l'autore della vita". Questo allora è il contenuto della missione: "Cominciando da Gerusalemme, di questo voi siete testimoni", cioè del fatto della risurrezione, come sigillo della valenza salvifica della croce, a cui aprirsi con la fede e la conversione. Questo è il vangelo, questa è l'evangelizzazione da fare. Il Papa parla spesso di "nuova evangelizzazione". Nuova perché riportata al suo nocciolo biblico e storico dopo che forse molta della nostra fede è stata inficiata di filosofia e buon senso comune, perdendo la specifica provocazione evangelica. Nuova perché oggi finalmente non si crede più troppo alle salvezze umane, e in mezzo allo scomposto e irrazionale risveglio religioso c'è bisogno di segnalare ancora i fatti decisivi capitati nella storia e voluti da Dio per la nostra più autentica salvezza. ****** Facciamo un po' di revisione: crediamo davvero alla risurrezione della carne, cioè del nostro corpo? E quindi siamo gli annunciatori di un destino di vita piena per l'aldilà di ogni uomo? E ancora: dove attingiamo le certezze fondamentali della nostra vita: dalla parola di Dio, studiata personalmente e nella Chiesa, oppure - come capita - ci troviamo ad essere cervelloni specializzatissimi in materie professionali ma con un patrimonio culturale relativo alla fede rimasto ancora allo stadio di bambino? Forse la nostra conversione è prima per lo studio e la catechesi, e poi si avrà anche la gioia e la voglia di tradurre il vangelo nella vita! |