Omelia (25-05-2003) |
don Romeo Maggioni |
Amatevi gli uni altri come io ho amato voi Oggi parliamo dell'amore. Un tema inflazionato. Eppure sentiamo che è realtà preziosa, decisiva: méta alta e irrinunciabile, perché combacia con la vita. Fonte della più grande soddisfazione. Anche Gesù oggi, svelandoci la qualità profonda della vita di Dio, "che è amore", e proponendocela perché divenga anche la nostra, aggiunge: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". Se vivrete l'amore come lo vive Dio e come lo vivo io, ci dice Gesù, attingerete alla gioia più alta, realizzerete in pieno la vostra vita! Il punto è che noi intuiamo che a tanto porta l'amore; forse in qualche istante l'abbiamo anche sperimentato. Ma ci accorgiamo che son punte isolate, che l'amore che produce gioia, e quindi l'amore vero, è una vetta irraggiungibile, non proprio e non sempre alla nostra portata. Ma sentiamo che cosa ci dice Gesù oggi sull'amore. 1) "COME IL PADRE HA AMATO ME, COSI' IO HO AMATO VOI" Gesù ci fa anzitutto guardare alla sorgente dell'amore, là dove è vissuto in pienezza e gioia totale, cioè in Dio. "Dio è amore", ci dice oggi san Giovanni nella seconda lettura. Amore in Se stesso, perché il nostro Dio è realtà vitale, famiglia Trinitaria ricca di scambi di conoscenza, d'amore e di gioia, tanto intensi e trasparenti da fare di Tre una cosa sola. In Gesù ne abbiamo una eco: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi". Gesù si sente amato tanto dal Padre, ha sperimentato su di sé questo amore gratuito e grande, vive in costante e piena comunione con Lui, ha imparato insomma da Lui ad amare; e vi corrisponde con spirito docile e concreto: "Io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore". Ma l'amore Trinitario deborda all'esterno per offrire all'uomo quella ricchezza di vita: "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui" (Sec. lett.). La nostra vita è il risultato di questo amore di Dio, incanalato fino a noi per mezzo di Gesù. Un amore che ha preceduto ogni nostro merito; anzi che ha scavalcato addirittura la nostra colpa, restituendoci quella vita divina perduta col peccato: "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (II lett.). Gesù ha tradotto pienamente questa volontà del Padre con l'amarci in un modo radicale, usando il linguaggio convincente del metterci la pelle per noi: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici". Io l'ho fatto per voi, ci dice Gesù, legandomi a voi con intensità e tenerezza di amicizia: "Voi siete miei amici; non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi". Per gratuità e sua iniziativa è la nostra elezione e salvezza: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi". In vista però di non tenere per sé tale tesoro, ma di espanderlo a tutti, perché quella qualità di vita che è l'amore invada tutto il mondo: "Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga". 2) "AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI" Ecco allora la consegna: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi". Quella valanga d'amore che viene dal Padre ed è passata nel Figlio, ora deve investire anche noi per dilagare con altrettanta carica e intensità verso tutti. Si tratta di caricarci di tale forza e capacità d'amare, di lasciarsene investire noi: "Rimanete nel mio amore". Rimaniamo nel giro dell'amore di Dio, lasciamoci amare da Dio, ricerchiamone e conosciamone i gesti, i doni, i sentimenti, riceviamone la forza e la capacità con quegli strumenti specifici che sono i sacramenti, soprattutto l'Eucaristia! Corrispondiamovi con tutta l'attenzione del cuore! Anzi, Gesù specifica: "Se osservetere i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore". Lui, dice, ha osservato i comandamenti del Padre, rimanendo nel suo amore. Ma cos'erano i comandamenti del Padre? Di spendersi per gli uomini fino alla morte di croce. Allora osservare i comandamenti di Gesù significa caricarsi della sua stessa passione per gli uomini, anzi dello stesso amore gratuito e salvifico di Dio verso tutta l'umanità: "Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri". Il modo concreto di rimanere nell'amore di Dio, di corrispondere al suo amore è "amarci gli uni gli altri". L'amore del prossimo è la risposta e la verifica dell'amore di Dio! Ma questo non è un amore qualunque: ha una misura, e soprattutto una consistenza precisa: "COME io ho amato voi". E' quel COME che cambia la qualità del nostro volerci bene, e che riscatta quindi ogni nostra esperienza d'amare. L'amore non è soltanto sentimento spontaneo, emotività o sesso; è più profondamente un atto di libertà che si dona per dare all'altro vita e gioia: questo è il COME di Dio e di Cristo nell'amare! E' ricercare, senza interessi, esclusivamente la felicità dell'altro. I ritorni, i vantaggi, ci dice Gesù, stanno in una gioia che è più nel dare che nel ricevere (cfr. At 20,35). Un "COME" così però è possibile solo se ne riceviamo da lui, da Cristo, la forza e la capacità. Questo tipo d'amore si chiama da noi CARITA', o AGAPE. ****** Chi ha sperimentato quanto decisivo sia l'amore per la vita; chi vede quanto fondamentale sia l'amore per la convivenza sociale, prima di ogni riforma tecnica od economica, s'accorge che qui siamo nel cuore del problema UOMO, siamo al nocciolo di tutte le questioni. Questo ci fa dire con orgoglio che noi cristiani non siamo venditori di fumo, non mettiamo sul mercato oggetti optionals o utopie sentimentali. Trattiamo delle cose più decisive, proponiamo ed offriamo l'unica medicina che risolve ogni malanno, operiamo per la riforma che parte dalla radice! Siamo quindi i più realisti e i più utili di tutti! Naturalmente questo avviene - e qui ci vuole molta umiltà e rincrescimento -, quando riusciamo a vivere con incandescienza quell'amore, e non diventiamo - come capita - "sale che perde il suo sapore". Orgoglio per la proposta, umiltà e preghiera per la mediazione che passa da noi: questo lo spirito e lo stile che deve essere di ogni missionario del Signore Gesù. |