Omelia (04-05-2003)
Totustuus
Commento Luca 24,35-48

NESSO TRA LE LETTURE

Il nucleo del MESSAGGIO di questa terza domenica pasquale lo troviamo nel vangelo.

"Le profezie dovevano avverarsi". Cioè, tutto quello che era stato scritto nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi, circa il Messia, le sue sofferenze e la sua morte, doveva trovare pieno compimento in Cristo (Vangelo). Nella prima lettura, Pietro mostra la continuità tra il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe e il Dio che ha glorificato Gesù. Nessuna interruzione tra le promesse fatte da Dio e la realtà attuale; al contrario: un compimento esatto e perfetto del piano di Dio, del suo patto d'amore con gli uomini portato fino all'amore estremo (prima lettura).

Grazie alla morte di Gesù e alla sua resurrezione abbiamo il perdono dei peccati. Egli è "vittima di espiazione per i nostri peccati" ci dice san Giovanni (seconda lettura). Lì dove si annuncia il mistero di Cristo, il mistero della sua morte e della sua resurrezione, si deve annunciare il perdono dei peccati e la necessità della conversione. Così, dunque, ci troviamo davanti ad un MESSAGGIO con una doppia valenza: da un lato la gioia di sapere che tutte le profezie si sono realizzate in Cristo Gesù, nella sua morte e nella sua resurrezione; dall'altro, la necessità di pentimento e di conversione per i nostri peccati.

MESSAGGIO DOTTRINALE

1) Dio è fedele alle sue promesse
In questa domenica leggiamo il testo del secondo discorso di Pietro, nel quale l'apostolo annuncia la resurrezione del Signore. La resurrezione di Gesù ci dice che Dio è fedele alle sue promesse. La resurrezione è il culmen verso il quale tendeva dall'inizio la storia della salvezza, si tratta del compimento pieno della rivelazione divina di Dio e del suo amore, e la liberazione definitiva prefigurata nella liberazione dalla schiavitù dell'Egitto.

Nel vangelo, san Luca dice che Cristo risorto "aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture". "Aprire la mente" significa comprendere che tutta la storia d'Israele trova il suo significato quando culmina nella passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Abramo e Mosè, David e i profeti, la speranza e l'esilio, a ogni cosa è assegnato il giusto posto e tutto si inquadra, alla luce del mistero pasquale di Cristo. Dio ha realizzato tutto il suo piano di salvezza e l'ha compiuto in un modo misterioso che va oltre tutti i nostri calcoli umani.

Dio che aveva fatto l'uomo per amore, vuole restituire all'uomo la vita che questi aveva perso col peccato. Dio vuole restaurare nell'uomo l'immagine primitiva. Per realizzare quest'opera di redenzione, di restaurazione, sceglie una strada lunga e penosa: la sua incarnazione, la sua nascita, la sua vita, la sua passione, morte e resurrezione. Dio ha voluto salvare l'uomo mediante il mistero imperscrutabile dell'incarnazione. Meraviglioso mistero di Dio, che ci ha riscattato facendosi uomo e incorporandoci alla natura divina!

Con parole belle e profonde, dice san Gregorio di Nissa: "Ciò che è eterno non prende su di sé la nascita carnale perché ha bisogno della vita, bensì per richiamarci nuovamente dalla morte alla vita. Dato che era opportuno che si realizzasse la resurrezione di tutta la nostra natura, (Cristo), tendendo la mano al caduto, e guardando al nostro cadavere, si avvicinò tanto alla morte quanto suppone aver assunto la mortalità e aver dato alla natura il principio della resurrezione, avendo resuscitato col suo stesso potere tutto l'uomo" (Or. Cat. XXXII, PG 45, 80 A; ns. trad.).

Perciò, che la fedeltà di Dio alle sue promesse e il suo amore per l'uomo sia ciò che ci dà sicurezza durante il tragitto. Il Signore non ci ha abbandonati. Potesse una madre dimenticarsi di suo figlio, Dio non si dimenticherà di noi, perché in suo Figlio morto e risorto ci ha dato tutto. Ci ha dato il suo amore.

2) Pentimento e conversione dei peccati
Cristo resuscitato annuncia ai suoi apostoli che nel suo nome saranno predicati la conversione e il perdono dei peccati. Anche questo era contenuto nelle Scritture. E così, vediamo Pietro stesso davanti a Israele predicare questo pentimento e questo perdono. E così, ascoltiamo Giovanni proclamare nella sua prima lettera che, se qualcuno pecca, sappia che ha un avvocato davanti al Padre, Cristo il Signore. Le feste pasquali sono un momento di riflessione per fare una conversione nella vita. Chi ama Dio non può continuare a peccare. Chi conosce Dio non può continuare a peccare.

Forse cadrà per fragilità, ma tra lui e il peccato è in corso una lotta che non conosce fine, perché il peccato porta alla morte, alla seconda morte, alla perdita definitiva di Dio. "Nella sua amorevole disposizione al perdono, Dio è giunto al punto di donare se stesso al mondo nella Persona del Figlio, il quale è venuto a recare la redenzione ad ogni individuo ed all'intera umanità. Di fronte alle offese degli uomini, culminate nella sua condanna alla morte di croce, Gesù prega: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23, 34). Il perdono di Dio è espressione della sua tenerezza di Padre.

Nella parabola evangelica del "figliol prodigo" (cfr Lc 15, 11-32), il padre corre incontro al figlio appena lo vede tornare a casa. Non gli lascia neppure presentare le scuse: tutto è perdonato (cfr Lc 15, 20-22). L'intensa gioia del perdono, offerto ed accolto, guarisce ferite insanabili, ristabilisce nuovamente i rapporti e li radica nell'inesauribile amore di Dio" (Giovanni Paolo II, MESSAGGIO per la pace, 1 gennaio 1997).
Sia questo l'invito che a tutti noi oggi rivolge la liturgia pasquale.

SUGGERIMENTI PASTORALI

1) Perché siete turbati? Perché sorgono dubbi nel vostro cuore? La pace di Cristo
Dobbiamo confessarlo: dei dubbi sorgono nel nostro cuore. Dubbi sul mondo e la sua bontà; dubbi sull'uomo e la sua fragilità verso il bene; dubbi su se stessi: sul senso della propria vita, del proprio compito, della propria vocazione. Infine, a volte, ci sorgono dubbi su Dio e sul suo piano. Ma Cristo risorto anche a noi ripete, come a quegli apostoli spaventati: "La pace sia con voi! Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?

Sono proprio io!".» necessario fare esperienza di Cristo risorto per camminare senza esitazioni per questa vita. Sebbene essa sia afflitta dai dubbi, da dolori intimi e insospettabili, tuttavia, è anche una vita che merita di essere vissuta. La recente testimonianza della vita intima di Madre Teresa di Calcutta è molto istruttiva. Lei, che era l'immagine della carità e della gioia, che predicava a tutti che bisogna servire Dio nel prossimo con amore e con un sorriso sulle labbra, proprio lei, sperimentava una profonda oscurità nella sua anima - molti dubbi venivano ad assillare il suo cuore, riguardo l'amore di Dio.

Quale notte sarà calata in quell'anima che non era altro che carità! Ora capiamo meglio cio che dice santa Teresa di Gesù circa le aridità e le oscurità dell'anima: "non conviene all'anima rifugiarsi in se stessa, né abbandonare le sue opere di carità; al contrario, che continui a donarsi e ad arrendersi che Dio saprà trarre vantaggio da ciò per lei e per le sue anime". Perciò, davanti ai dubbi dentro di noi: che siano la pace e la carità di Cristo a prevalere nel nostro cuore e a procedere nella fede, perché l'eternità è alle porte.

2) Predicare la conversione e il perdono dei peccati
Predicare il perdono e la conversione dei peccati è compito irrinunciabile del sacerdote, ma non solo suo. Ogni cristiano è apostolo, inviato alla missione, e ha una precisa responsabilità a collaborare per stabilire il Regno di Cristo. Ogni cristiano deve annunciare con le sue parole e con le sue opere che Dio ci ha perdonati in Cristo, e che tutti dobbiamo convertirci. Come far questo? Le strade sono molteplici, quando l'interesse è vivo.

Menzioniamo solo qualche esempio:
- il consiglio saggio e prudente. Di fronte al mistero del tempo e dell'eternità, il cristiano sa dare consiglio prudente a chi glielo richiede. Consiglio riguardo ad una vita morale, ad una scelta difficile, alla malattia, alla morte, a una disgrazia personale... Tutte queste sono situazioni che devono rammentarci la necessità della conversione e dell'amore di Dio che perdona i nostri peccati. Esaminiamo tutto alla luce dell'eternità.
- la catechesi. Questa è di molti tipi.

Esiste la catechesi nella propria famiglia, dove si trasmettono la fede e i valori; c'è la catechesi della parrocchia, dove gli adulti e i giovani possono fornire un insostituibile aiuto al parroco; esiste la catechesi degli adulti e qui bisogna dire che i movimenti suscitati dallo Spirito Santo fanno un bene incalcolabile. Ma esiste anche la catechesi attraverso Internet, le riviste, i giornali, le associazioni giovanili e i congressi di vario tipo. Tutto questo è anche catechesi, e deve essere nostra responsabilità primaria.
- la fuga dalle occasioni di peccato.

Questo è un tema di grande importanza, cui non si presta molta attenzione. La conversione del peccato ci impone di rifuggire dalle occasioni di peccato. Nessuno può ingenuamente ritenersi sicuro, se si espone a un'occasione di peccato. Formiamo una coscienza delicata, che sappia scoprire con precisione ciò che offende Dio e possa ripetere con Domenico Savio: "meglio morire che peccare". Questa convinzione ci porti a vivere rimanendo vigili, alla presenza di Dio.