Omelia (06-02-2008) |
don Ezio Stermieri |
Ritornare "Ritornate a me!" È parola che da’ luce ad un tempo favorevole, quello della Quaresima i cui bagliori di verità, è parola di Dio, illuminano il nostro distacco dal Signore. Fanno riferimento ad un cuore indurito che ha smarrito la nozione e l’esperienza della misericordia e della benevolenza perché non si nutre più della tenerezza di Dio e non sa più a chi offrire il proprio tempo, il proprio lavoro; si è disamorato dal condividere con Lui gioie e speranza, angosce e delusioni. È Parola che incoraggia un cammino di popolo: i vecchi ed i fanciulli messi a margine della società che conta perché produce ricchezza materiale, i giovani e le famiglie avvertite come un peso più che una speranza del domani perché necessitano di aiuto che coinvolgono ed interpellano una società che si basa sul singolo ed il suo egoismo. Appello ai sacerdoti perché non continuino a dire solo ciò che fa comodo sentire ma "piangano" su una città che dimentica l’Alleanza con Dio come presupposto di benessere e "preghino" perché l’uomo non abbia a cadere nel ridicolo di sentirsi Dio e le altre religioni e culture non abbiamo a dire: "Dov’è il loro Dio!" È parola di un Dio che ama ed è "geloso" di tutto quanto ma, non senza l’uomo, riesce a costruire di bello e di buono, di santità e gratuità! È dunque anche per noi, per ognuno e per tutti lo scatto libero per raggiungere il Signore e camminare con Lui. diventa così questo: il giorno favorevole, il giorno della salvezza, giorno in cui diventare "collaboratori", giustizia di Dio, partecipi di quella giustizia che in Gesù Cristo, Dio Padre vuole ristabilire. Si apre allora un progetto da realizzare, un compito da assolvere che interpella l’intelligenza, la volontà, l’azione perché a Dio si ritorna con tutto noi stessi o non è un ritorno. E Gesù nel Vangelo che abbiamo ascoltato traccia il percorso: 1) Si tratta di porre Dio al centro del dialogo interiore, della riflessione sulla vita, sui valori, sul senso da dare alle cose, sulle priorità che debbono normare le scelte e il comportamento e non la proiezione del proprio io, della proprio morale, della propria esperienza chiamandola Dio! È in sintesi uscire dalla trappola moderna in cui siamo caduti per cui non Dio ha creato l’uomo ma l’uomo si crea Dio. 2) Si tratta, in un mondo e in una cultura basata sulla convenienza, il guadagno, il mercato con tutte le nevrosi che ci mette addosso di paura, di imparare da Dio l’elemosina, la gratuità, la legge del dono, della condivisione, di quel senso di umanità che non è solo a proprio vantaggio ma privilegia il bene comune come obiettivo per stare meglio tutti. Qui si apre uno sguardo nuovo su ogni ambiente, relazione che viviamo ogni giorno e si impone un vero cambiamento di mentalità. Il bene comune non è la somma dei tanti egoismi ma la ricerca da parte di ciascuno per tutti. 3) Si tratta di ritornare ad un "essenziale" non imposto dalle annunciate recessioni ma scelto per non rendere triste la vita per tutto il superfluo che manca dopo aver dimenticato il necessario. Questo comporta una visione dell’uomo che non è solo ciò che mangia, butta, consuma, si diverte. È anche cultura perché pensiero, spirito perché anima, silenzio perché uditore. È anche dignità, pudore, rispetto, relazione e comunione. Ritorniamo a Cristo per trovare la strada. Ritorniamo al Vangelo e ritroveremo la speranza. |