Omelia (08-12-2008) |
mons. Antonio Riboldi |
Io sono l’Immacolata concezione Chi di noi si reca in pellegrinaggio a Lourdes, passa giornate ed ore nell'ammirare quella statua appena elevata dalla terra, in una conca, con ai piedi delle rose. E attorno a Lei l'epigrafe del suo privilegio divino: "Io sono l'Immacolata Concezione", ossia la donna che Dio ha voluto preservare dal peccato originale e, quindi, senza mai peccato. Il peccato, la tristissima eredità che ci portiamo addosso tutti e che il Battesimo ha cancellato, ma lasciandoci poi la fatica - davvero grande - di divenire santi, che è essere immacolati. E tutti sappiamo che tale privilegio, totale, Dio l'ha concesso a Maria, perché, dovendo essere Madre del Figlio, era giusto trovare in lei, mamma, un asilo tutto puro, come è il Cielo da cui Dio scende. Non ci si stanca mai di fissare lo sguardo su quella Mamma Immacolata ed in ciascuno di noi sorge la nostalgia di quella bellezza, conoscendo come vivere, per tutti, è ogni giorno sporcarci il cuore con le tante nostre debolezze e passioni. Oggi la Chiesa vuole celebrare questo infinito dono del Padre, che è Maria, l'Immacolata, a noi; a Lei, sotto la croce, Gesù volle affidarci come figli alla Mamma. Tutti abbiamo una predilezione per le nostre mamme, in cui ci pare di trovare sempre il cuore aperto, come fossimo fanciulli, sempre in cerca di chi ci difenda e ci comprenda. Da qui la devozione alla Madonna. E Maria ci invita a portare il nostro desiderio di purezza e il nostro amore alla virtù, non soltanto negli atti esteriori, ma nel cuore, dove veramente siamo noi stessi, dove nascono i nostri pensieri, nel cenacolo dei nostri sentimenti. E lì ci invita a filtrare le impressioni cattive, che nascono dentro e fuori di noi, così che la fiamma dei nostri propositi permanga ferma, tranquilla, luminosa e pura. Quante voglie, anche se non sempre appagata, sono in tutti! Non ci resta, oggi, che affidarci all'Immacolata: "Madre di Gesù Cristo, io non vengo a pregare: non ho nulla da offrire. Vengo solo, oggi, a guardarti. Guardarti e piangere di gioia, sapendo che io sono tuo figlio e che tu sei qui vicina a me. Essere insieme a Te, Maria, qui dove sei tu. Non dire nulla, cantare, solo perché il cuore è troppo pieno. Perché sei bella, sei immacolata, la donna restituita alla Grazia. Sei la creatura nella sua prima felicità, cosi come è uscita da Dio nel mattino del suo originale splendore. Ineffabilmente intatta, perché tu sei la Madre di Gesù Cristo, che è la verità tra le tue braccia, la sola speranza, il solo frutto. Perché tu sei la Donna, l'Eden dell'antica tenerezza dimenticata il cui sguardo va diritto al cuore e fa sgorgare lacrime accumulate. Semplicemente perché tu esisti, o Madre di Gesù Cristo, sii ringraziata" (Paul Claudel). |