Omelia (10-12-2008)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento a Is 40,30-31

Dalla Parola del giorno
"Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi."

Come vivere questa Parola?
Nonostante un certo vitalismo tipico di una società molto dedita alla cura del corpo, allo sport e a quanto può spremere piacere, tuttavia la stanchezza è un fenomeno fin troppo visibile in questa nostra epoca. E non si tratta tanto di stanchezza fisica, ma di quella psichica e spirituale.
È la ‘demotivazione’ nel fare le cose, il ‘non-senso’ e la paura nell’affrontare la vita. Ben venga dunque questa parola di oggi, tratta dal libro del profeta Isaia, che può diventare davvero terapeutica soprattutto se la colleghiamo al vangelo, dove Gesù ci apre il suo cuore in cui fa nido tutta la tenerezza del Padre, la sua comprensione e misericordia: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete riposo per le vostre anime. Perché il mio giogo è soave, il mio peso è leggero".
Ecco, il segreto è qui: sperare nel Signore che significa non solo confidare in Lui ma anche configurare la vita, il cuore, al modo d’essere di Gesù un modo d’essere mite e umile. Allora si trova riposo, anzi appagamento e una pace dentro sè da donare anche agli altri.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi spalanco interiormente allo Spirito Santo. Come Maria dico il mio ‘sì’ alla volontà del Padre, chiedendo che il mio cuore diventi mite e umile come quello di Gesù. Prego con una antica innovazione:

Signore Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo.

La voce di una santa umile e semplice
Gesù deve essere tutta la vostra forza. Con Gesù i pesi diventano leggeri, le fatiche soavi, le spine si convertono in dolcezze.
S. Maria Domenica Mazzarello