Omelia (15-12-2008)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele.

Come vivere questa Parola?
Dio fa annunciare da un pagano la nascita del Messia. I testi più antichi della Bibbia ammettono senza difficoltà che un pagano possa profetizzare in modo autentico: basta che lo Spirito di Dio sia sopra di lui. È il caso di Balaam, quest’uomo al di fuori della fede di Israele, annuncia suo malgrado che spunterà una stella, che un re misterioso sorgerà in Israele. Egli sente di possedere la "scienza dell’Altissimo" e di avere "l’occhio penetrante". Le parole che pronuncia non sono sue, ma quelle di Dio. Ciò che i suoi occhi vedono è oltre il velo che gli è stato tolto. Il suo sguardo perfora gli anni e scorge, oltre il tempo e lo spazio, la stella e lo scettro: il Messia che deve venire.
"Balaam alzò gli occhi e vide Israele accampato". La prima visione è di tende lacere, di un esercito votato alla sconfitta. Ma quando si volge verso il cielo "lo spirito di Dio fu sopra di lui". Da quel momento, lo spettacolo cambia ed egli riesce a cantare il suo poema.
Anche noi, in questo tempo di Avvento, benché toccati dagli eventi dolorosi, dalle notizie di guerra e di morte, siamo invitati ad alzare gli occhi e ad illuminarci di speranza. La venuta del Salvatore è imminente, è più sicura del sorgere del sole.
Il cristiano sa che c’è un Dio che lo ama, che si prende cura di lui al punto da mandare suo figlio ad abitare la sua carne, la sua terra, la sua storia. E questo Dio che "scende dalle stelle" ha preso le sembianze di un bambino, piccolo e fragile, per infondere fiducia.

Nella preghiera di oggi, cercherò di alzare gli occhi e i pensieri perché si aprano alla speranza. Penserò alle cose belle del creato, ai volti degli amici, alla tenerezza di un amore e mi disporrò in attesa di Gesù Bambino.

La voce di un biblista
Il più forte impedimento a riconoscere la venuta di Dio è il nostro presunto potere.
J. B. Metz