Omelia (25-12-2008) |
don Marco Pratesi |
Niente più abbandono! La lettura riprende l'annunzio del Secondo Isaia (cf. l'evidente parallelismo con 40,10), che viene attualizzato, adattato alla situazione del postesilio. La categoria "salvezza" è infatti "aperta", ossia acquista significati di volta in volta diversi a seconda della situazione. La salvezza qui prospettata non è più il ritorno dall'esilio, oramai avvenuto, ma il riconoscimento del valore di Israele come popolo eletto, ai suoi propri occhi e a quelli dei popoli. La "figlia di Sion" che adesso si trova in una condizione di povertà, di marginalità, non considerata, dimenticata, sarà invece ricercata, considerata e stimata. "Premio" e "ricompensa" del lavoro di Dio non è più il gregge degli esiliati che torna guidato dal suo vittorioso pastore, ma la proclamazione d'Israele come popolo santo e redento. Questo annunzio, e non più la notizia del rientro dei dispersi, deve giungere, per volere di Dio, sino "ai confini della terra" (cf. 43,6; 48,20). Proponendo la lettura nella Messa dell'aurora del Natale, la Chiesa ci invita a vedere nel bambino di Betlemme colui che viene a svelare all'umanità la propria insospettata dignità; che proclama il valore e la preziosità di una creatura che invece, in vario modo - praticamente e anche teoricamente - si svaluta e si svilisce; che la libera da quel senso di abbandono, inutilità e insignificanza - e non solo agli occhi degli altri ma ai propri stessi occhi - che da sempre la perseguita; che le fa scoprire per quali sublimità Dio l'abbia pensata (cf. Gaudium et Spes 22) e le dice: "tu sei preziosa, sei importante, tu conti per Dio!". Svelare l'uomo a se stesso, ecco il "salario" del neonato di Betlemme, il frutto della sua opera. Ne sono bella figura i pastori che stanno presso la sua culla, esemplare di ogni povero che si scopre amato e sorprendentemente ricercato da un amore proveniente nientemeno che dal Cielo stesso. La Chiesa altro non è che il popolo dei poveri raggiunti dall'amore, il quale fraternamente a tutta l'umanità offre il tesoro di questa buona notizia: l'umiliazione è finita! I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |