Omelia (23-12-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento a Lc 1,64 Dalla Parola del giorno "In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua e parlava benedicendo Dio." Come vivere questa Parola? Si tratta del momento in cui Zaccaria, sacerdote dell’Antica Alleanza, consente alla volontà di Dio, in piena fiducia: quella di chiamare col nome di Giovanni il suo figlio appena nato. Così in lui si avvererà la profezia di Malachia perché sarà colui che è stato mandato a preparare la via a Cristo Signore, esortando i cuori a conversione. Non a caso il nome ‘Giovanni’ significa ‘Dio fa grazia’ e inserisce così questo neonato Giovanni nell’avventura di salvezza in cui, anche oggi, Gesù il Messia promesso (Colui che è per eccellenza il Dio che viene) ci chiama a lasciarci coinvolgere per vedere giorni di grazia. Ciò che qui vediamo è il fatto che, alla fede e docilità di Zaccaria che ha superato l’esitazione del dubbio, corrisponde la sua guarigione. Dall’essere muto diventa, non solo un uomo che ha riacquistato l’uso della lingua, ma uno che se ne serve nel migliore dei modi: quello di lodare Dio. Ormai in prossimità del Natale, questa mia pausa contemplativa mi aiuta a riflettere su tanto cattivo uso della parola e sull’urgenza che anch’io impari a setacciare quelle che la mia lingua è pronta a pronunciare. Importa che abbondino sulla mia bocca parole vere e buone, parole che glorificano il Signore, fuori da chiusure e mutismi ma anche dal proliferare di parole di sabbia e pece che sono proprio da escludersi. Signore, che stai per rinnovare il mistero della tua venuta, sciogli la mia lingua da cattivo mutismo ma preservala pure da parole false o cattive o amare o vuote. Dammi di lodare e benedire te, o Signore che vieni a salvarmi. La voce di una benedettina È il tempo del silenzio, della povertà, dell’assenza, dell’umiltà, dell’attesa. E lo scopo di questa solitudine silenziosa è l’ascolto del Signore che parla di nuovo al cuore della sua Sposa: la Chiesa, l’anima nostra A.M. Canopi |