Omelia (04-01-2009)
Suor Giuseppina Pisano o.p.


"Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure, il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti, però, l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio..."; così, scrive Giovanni nel suo sublime inno che fa
da prologo al Vangelo, che, in questa seconda domenica di Natale, la Chiesa proclama,
assieme ad altri testi di altissimo profilo teologico, testi non sempre facili da comprendere
in tutto il loro spessore, ma dai quali, tuttavia, si può cogliere una luce a conforto del nostro spirito.
Nella celebrazione del Mistero del Natale, siamo stati raggiunti dalla luce della Sapienza di Dio, luce
che, attraverso il Bambino di Betlemme, entra nella tormentata, e spesso, oscura storia dell'uomo
per rischiararla, darle un senso, e risanarla.
Nel Natale di Cristo la storia della nostra redenzione si fa visibile, la Sapienza dell'Altissimo: il Verbo,
prende forma umana in quel bimbo: il figlio di Maria di Nazareth; è, perciò, lui la Sapienza della quale
il Siracide ci dice che è " uscita dalla bocca dell'Altissimo"; è, infatti, dal seno del Padre, dal suo eterno,
infinito, misericordioso amore, che inizia il misterioso viaggio del Verbo eterno verso il tempo,
verso l'uomo, creatura amata da Dio sopra le altre:"Il creatore dell'universo mi diede un ordine, recita
il testo del Siracide, il mio creatore mi fece piantare la tenda e mi disse: Fissa la tua tenda in Giacobbe,
e prendi in eredità Israele...".
L'umanità, avvolta dalle tenebre del peccato, è l'eredità che il Padre consegna al Figlio, perché la riscatti
e la riconsegni a Lui, splendente della primitiva gloria, grazie al dono della redenzione.
Così, alla luce di queste letture, che la liturgia oggi ripropone, contemplando il Mistero della nascita del Figlio
di Dio, come figlio dell'uomo, contempliamo anche il nostro Mistero, e ritroviamo, in esso, la nostra vera identità
e il senso autentico del nostro esistere; in questo modo, ritroviamo anche la felicità profonda, che viene dal
nostro essere creature amate da sempre e, da sempre, destinate a godere della comunione d'amore col Padre.
E' quel che leggiamo in Paolo, nell'inno della lettera agli Efesini, là dove l'Apostolo esclama:"Benedetto sia Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà."
La nostra storia, che nasce nel tempo, una storia, forse opaca, per alcuni banale, oscura o tormentata, ha
le sue radici nell'eternità di Dio, nella sua infinita Sapienza, in quel Figlio del quale Giovanni, oggi, ci ricorda che:
" In principio era Il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto
è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e
la vita era la luce degli uomini...."; una luce che sempre splende tra tenebre del mondo.
E' in questa realtà divina, che ogni esistenza umana è inscritta da sempre, ogni esistenza, ogni creatura,
che ha un volto e un nome, che il mondo non conosce, o che il mondo calpesta e disprezza, ma che,
agli occhi Dio, ha un valore infinito, perché il valore dell'uomo si misura su quello del Figlio, il Verbo eterno
che si è fatto Figlio dell'uomo ed ha posto la sua dimora tra gli uomini.
" ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità.."
ci ricorda il Siracide, e Giovanni ripete:" E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi."
Si, il Natale ci ricorda che il Verbo di Dio, l'Unigenito, coeterno e consustanziale al Padre, ha assunto, in Gesù
di Nazareth la fragilità umana, e, in quella debolezza, nella povertà di una creatura indifesa e bisognosa di tutto,
egli si è legato radicalmente e definitivamente all'uomo, per ricreare in lui l'originaria bellezza, renderlo nuovamente
capace dell'amicizia col suo Dio, e rivestirlo della dignità di figlio.
E' questa la gioia vera del Natale, la luce splendida che illumina la storia, la grande Storia dell'umanità redenta,
ed ogni piccola storia personale che, dopo l'incontro col bambino di Betlemme, non può più dirsi anonima o
banale, perché è arricchita della presenza del Figlio di Dio, che ha posto le sue radici, non solo in mezzo a noi,
ma in noi: nella nostra carne, che è diventata, così, la sua carne.
Ci dice ancora Giovanni:"la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta... Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno
accolto.."; ripetutamente, l'Evangelista ci parla di accoglienza e riconoscimento, ed ognuno di noi sa quanto
esser riconosciuti e sentirsi accolti, sia importante nella vita di ogni uomo, di più, quanto riconoscimento e accoglienza
siano fondamentali, perché l'esistenza fiorisca e scorra serenamente in tutta la sua ricchezza.
Ogni bambino, ogni uomo, ha bisogno di sentirsi accolto, o, che è lo stesso, riconosciuto e amato; anche Dio,
nel Figlio Gesù, come ci ricorda oggi il Vangelo, chiede di esser accolto e riconosciuto, Lui che è la luce che
dissipa ogni tenebra, Lui che viene come fratello e amico, per portare pace e salvezza, per ridonare
all'uomo la dignità perduta: la figliolanza da Dio, perché, come ancora ci ricorda Giovanni, l'uomo non nasce
semplicemente "da sangue, o da volere di carne, o da volere di uomo..", ma nasce principalmente dall'amore
sapiente di Dio.
Nel Cristo che nasce, dunque, Dio ci chiede di essere riconosciuto ed accolto, così il Natale, festa dei doni,
diventa, per ognuno, momento prezioso per ripensare tutta la propria esistenza come dono, come luogo che
accoglie il Dio della vita e della salvezza; ed è in questa accoglienza, che, poi, nasce e cresce l'accoglienza
dell'altro, chiunque egli sia, accoglienza che è espressione concreta dell'amore il Dio, che si è fatto uomo, e si rivela
in ogni volto d' uomo.
E' questa la luce, sempre nuova che sorge ad ogni Natale, una luce che cresce col nostro crescere in Cristo, una
luce che è sapienza, dono di Dio, e ci accompagna lungo tutto il corso della vita.


Sr. Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it