Omelia (30-12-2008) |
a cura dei Carmelitani |
1) Preghiera Dio grande e misericordioso, la nuova nascita del tuo unico Figlio nella nostra carne mortale ci liberi dalla schiavitù antica, che ci tiene sotto il giogo del peccato. Per il nostro Signore Gesù Cristo... 2) Lettura Dal Vangelo secondo Luca 2,36-40 In quel tempo, c’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. 3) Riflessione • Nei primi due capitoli di Luca, tutto ruota attorno alla nascita di due creature: Giovanni e Gesù. I due capitoli ci fanno sentire il profumo del Vangelo di Luca. In essi, l’ambiente è di tenerezza e di lode. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta la misericordia di Dio: i cantici di Maria (Lc 1,46-55), di Zaccaria (Lc 1,68-79), degli angeli (Lc 2,14), di Simeone (Lc 2,29-32). Finalmente, Dio viene per compiere le sue promesse, e le compie a favore dei poveri, degli anawim, di coloro che sanno perseverare e sperare nella sua venuta: Elisabetta, Zaccaria, Maria, Giuseppe, Simeone, Anna, i pastori. • I capitoli 1 e 2 del Vangelo di Luca sono molto conosciuti, ma poco approfonditi. Luca scrive imitando gli scritti dell’AT. E’ come se i primi due capitoli del suo vangelo fossero l’ultimo capitolo dell’AT che apre la porta per la venuta del Nuovo. Questi due capitoli sono il cardine tra il Nuovo e l’Antico Testamento. Luca vuole dimostrare che le profezie si stanno realizzando. Giovanni e Gesù compiono l’Antico ed iniziano il Nuovo. • Luca 2,36-37: La vita della profetessa Anna. "In quel tempo, c’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere." Come Giuditta (Gd 8,1-6), anche Anna è vedova. Come Debora (Jz 4,4), anche lei è profetessa. Cioè, è una persona che comunica qualcosa di Dio e che ha un’apertura speciale verso le cose della fede fino al punto di poterle comunicare agli altri. Anna si è sposata giovane, ha vissuto da sposata sette anni, è rimasta vedova e continua a dedicarsi a Dio fino all’età di ottantaquattro anni. Oggi, in quasi tutte le nostre comunità, nel mondo intero, si incontrano un gruppo di signore di una certa età, molte di loro vedove, la cui vita si riassume nella preghiera e nell’essere presenti alle celebrazioni e nel servizio al prossimo. • Luca 2,38: Anna e il bambino Gesù. "Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme". Giunse al tempio nel momento in cui Simeone abbracciava il bambino e conversava con Maria sul futuro del figlio (Lc 2,25-35). Luca suggerisce che Anna prenda parte a questo gesto. Lo sguardo di Anna è uno sguardo di fede. Lei vede un bambino nelle braccia di sua madre e scopre in lui il Salvatore del mondo. • Luca 2,39-40: La vita di Gesù a Nazaret. "Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui". In queste poche parole, Luca comunica qualcosa del mistero dell’incarnazione. "Il Verbo si fece carne e fissò tra di noi la sua dimora" (Gv 1,14). Il Figlio di Dio si fece uguale a noi in tutto ed assunse la condizione di servo (Filip 2,7). Fu obbediente fino alla morte ed alla morte di croce (Filip 2,8). Visse trentatre anni fra di noi, e di questi trenta li visse a Nazaret. Se vogliamo sapere come fu la vita del Figlio di Dio durante gli anni che visse a Nazaret, dobbiamo cercare di conoscere la vita di qualsiasi nazareno di quell’epoca, cambiare il nome, dargli il nome di Gesù e conosceremo la vita del Figlio di Dio nei trenta e tre anni della sua vita, in tutto uguale a noi, tranne che nel peccato (Eb 4,15). In questi anni della sua vita, "il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui". In un altro passaggio, Luca afferma la stessa cosa con altre parole. Dice che il bambino "cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,52). Crescere in sapienza significa assimilare la conoscenza, l’esperienza umana accumulata lungo i secoli: i tempi, le feste, le medicine, le piante, le preghiere, le usanze, ecc. Ciò si impara vivendo e convivendo nella comunità naturale della gente. Crescere in età significa nascere piccolo, crescere e diventare adulto. E’ il processo di ogni essere umano con le sue gioie e le sue tristezze, le sue scoperte e frustrazioni, le sue rabbie e i suoi amori. Ciò si impara vivendo e convivendo in famiglia, con i genitori, i fratelli e le sorelle, i parenti. Crescere in grazia significa: scoprire la presenza di Dio nella vita, la sua azione in tutto ciò che succede, la vocazione, la sua chiamata. La lettera agli Ebrei dice che: "Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì" (Eb 5,8). 4) Per un confronto personale • Conosci persone come Anna, che hanno uno sguardo di fede sulle cose della vita? • Crescere in sapienza, età e grazia: come avviene questo nella mia vita? 5) Preghiera finale Annunziate di giorno in giorno la salvezza del Signore, in mezzo ai popoli narrate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. (Sal 95) |