Omelia (25-12-2008) |
Omelie.org (bambini) |
Felice Natale a ciascuno! E felici noi, che possiamo celebrare questa festa stupenda! Che gioia senza misura sapere che veramente Dio si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi! Un’idea così meravigliosa poteva venire solo alla fantasia di Dio: quale persona umana si sarebbe mai azzardata a proporre: "Signore Dio, perché non ti fai uomo come noi e viene a stare qui?" Invece l’idea è venuta proprio a Dio: talmente grande è il suo amore per noi, per tutta l’umanità, che ha voluto condividere ogni cosa della nostra esistenza! In questo giorno di festa, ci lasciamo accompagnare dal Vangelo per rivivere quello che è successo a Betlemme, più di 2000 anni fa. Penso che a tutti sia capitato, prima o poi, di chiedere ai propri genitori: "Mi racconti di quando sono nato? Mi racconti di quando ero piccolo?" L’evangelista Luca risponde proprio a queste domande, riguardo a Gesù, e ci racconta quello che è accaduto nella notte in cui il Figlio di Dio è nato a Betlemme. Anche perché è una nascita un pochino avventurosa... ci sono un po’ di problemi da risolvere: infatti, noi sappiamo che Maria e Giuseppe vivevano a Nazareth, anche domenica scorsa abbiamo ascoltato che l’Arcangelo Gabriele va da Maria a Nazareth... com’è che Gesù nasce a Betlemme? Cosa ci fanno lì, Maria e Giuseppe? Non dipende da loro: partono da Nazareth per obbedire a un ordine dell’Imperatore di Roma. Cesare Augusto era l’Imperatore, cioè comandava su tantissime città e nazioni, ma non era soddisfatto, perché si domandava: a quanta gente comando? Poter dire con sicurezza: sotto di me ci sono 10 milioni di persone! Oppure: comando a 50 milioni di persone!... gli sembrava un modo per non lasciare dubbi sul suo potere di Imperatore. Ma per sapere quante persone c’erano nel suo Impero, doveva per forza contarle! Così decide di fare un censimento, cioè di far contare tutte le persone che abitavano nei territori su cui esercitava il potere. Ogni maschio doveva andare a farsi registrare, a farsi segnare su un registro, nella città da cui proveniva la sua famiglia di origine, dichiarando anche se era sposato e quanti figli aveva. Immaginatevi che movimento di persone ci sarà stato in quei giorni! Gente che dal Sud si spostava a Nord... gente che dall’Est ritornava ad Ovest...gente che dal Nord andava ad Est... gente che dall’Ovest, tornava al Sud dov’era nata! Che confusione! Su tutte le strade si incontravano piccole o grandi carovane di persone che partivano per raggiungere la città di origine della propria famiglia. E consideriamo che non c’erano automobili, treni o aerei: ci si poteva spostare solo a piedi, a cavallo o a dorso di mulo. Quindi i viaggi duravano anche molto tempo. Mentre c’è tutta questa spaventosa confusione di gente che va e che viene, anche Maria e Giuseppe devono decidere che cosa fare: Giuseppe, infatti, è un discendente del Re Davide, le origini della sua famiglia sono nella città di Betlemme, quindi dovrebbe partire. Ma Maria è incinta, quasi vicina a partorire: non è il caso di affrontare il viaggio! Sembra di sentire tutte le conversazioni preoccupate che avranno avuto in quei giorni: bisogna partire, l’Imperatore l’ha ordinato! Se i soldati romani scoprono che non siamo andati a farci registrare potremmo passare dei guai!... allora potrebbe andare solo Giuseppe, così Maria non soffrirebbe del lungo viaggio... ma Maria non vuole separarsi dal suo sposo, non adesso che il Bimbo sta per nascere: non vuole restare da sola... Però il viaggio è lungo, faticoso... possiamo aiutarci con l’asino, così Maria si stancherà di meno... Insomma, dopo tante riflessioni, decidono di partire. Per sicurezza, Maria porta con sé le fasce e i panni per il Bimbo, che ha preparato con tanto amore durante quei nove mesi. E una mattina, all’alba, i due giovani sposi partono. Maria se ne sta sull’asinello, Giuseppe lo guida per le redini. Il viaggio è lungo: il sole di giorno, il vento gelato di notte, il pancione di Maria non le rende certo comodo cavalcare un asinello. Ma finalmente, ecco Betlemme, l’antica città dei Re, con le sue torri! Decidono di andare subito a farsi registrare, per togliersi il pensiero; poi cercheranno un albergo per la notte e il giorno dopo sarà meglio ripartire al più presto. Seee!... trovare un albergo: fosse facile! A quei tempi non c’era modo di prenotare una camera prima di partire: si cercava quando si arrivava! Immaginate un po’ con tutta quella confusione di viaggiatori: non c’era più un posticino libero! E come si fa', adesso? Tra l’altro è arrivata la notte e Maria capisce che sta per dare alla luce il suo Bambino: bisogna trovare un rifugio, un ricovero... un posto tranquillo e magari non proprio gelido! No, stanze d’albergo neanche a parlarne. E dai parenti di Giuseppe non c’è posto: hanno dato ospitalità a tantissima gente. Certo, c’è la stalla... è ben riparata dal freddo, c’è tanta paglia pulita, per il bue che vi riposa dentro: ci sarà posto anche per l’asino, che è ormai stanco... In mancanza di meglio, Giuseppe e Maria accettano: staranno al coperto, al caldo, al sicuro. Ed è lì, in questo posto così povero, che finalmente nasce Gesù! Il Re del Mondo, il Figlio di Dio, il Salvatore dell’umanità, il Signore della Vita, il Vincitore della Morte, nasce lì, in una stalla di povera gente. Subito Maria lo avvolge nelle fasce che ha portato con sé. Poi, lo depone su una culla improvvisata: sopra la paglia asciutta della mangiatoia! Certo: è il posto più caldo in tutta la stalla: la paglia forma un piccolo materasso, la mangiatoia è sollevata da terra, e non si sente il freddo del pavimento. E poi c’è il fiato del bue e dell’asinello, che aiutano a scaldare l’ambiente! Chissà che bella culla di legno aveva intagliato Giuseppe a Nazareth, con le sue mani abili! Ma non avevano certo potuto portarla con loro! E così ora, il piccolo Gesù, invece che nella culla, se ne sta in una mangiatoia. Maria e Giuseppe sono un po’ dispiaciuti di non poter dare al loro figlio tutto il meglio, ma sono anche inondati di felicità: finalmente Gesù è lì, con loro! Possono guardare il faccino delicato, possono prenderlo in braccio, possono accarezzarlo... sembra incredibile che sia proprio vero, dopo tutti i lunghi mesi da quando l’Arcangelo Gabriele ha fatto visita prima a Maria e poi a Giuseppe! Il racconto dell’evangelista Luca, fino a qui, è andato avanti tranquillo: non ci sono avvenimenti straordinari, non c’è nulla di particolare. Sì, i problemi di un viaggio non proprio comodo, e poi la preoccupazione di mettere al mondo un figlio in una stalla... ma sono cose che capitano! Maria non è l’unica donna incinta che si trova a viaggiare nei giorni del censimento e Gesù non è l’unico bambino che nasce proprio durante il viaggio! Eppure... eppure questo neonato non è come tutti gli altri: è fragile, indifeso, tenerissimo, come tutti i bimbi del mondo, però è anche Dio, è anche il Signore del Tempo e della Storia. E se gli uomini e le donne del suo tempo non se ne accorgono, ci pensano gli Angeli a esplodere in un canto di gioia senza misura! Gli Angeli sono così sommersi dalla felicità, che si precipitano su Betlemme, cantando e danzando. È notte fonda, la gente se ne sta al calduccio nelle case, non sente la voce degli angeli, non li vede danzare luminosi. Ma in campagna, sotto le stelle, ci sono dei pastori che restano svegli per custodire il gregge: proprio a queste persone semplici, gli Angeli annunciano la loro gioia! Parla per primo uno di loro, per spiegare ai pastori spaventati e stupiti che cosa sta succedendo: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama". Davanti a un annuncio così straordinario, davanti alla danza dei messaggeri di Dio, i pastori decidono di fidarsi e di andare a cercare questo Bambino di cui hanno parlato gli Angeli. Anche noi, in questo giorno, vogliamo fare come loro: vogliamo fermarci con stupore e gratitudine davanti al presepe e contemplare questo Bambino, che assomiglia a tutti i bambini del mondo, ma che porta in sé tutta la Gloria di Dio! Vogliamo ringraziare il Signore Dio per essersi fatto così vicino a noi, tanto da poterlo toccare, abbracciare, coccolare! Vogliamo far festa nelle nostre case, perché abbiamo il cuore pieno di gioia: Dio è qui, in mezzo a noi! Dio ci ama e vuole stare sempre con noi! Buon Natale! Commento a cura di Daniela De Simeis |