Omelia (11-01-2009) |
Suor Giuseppina Pisano o.p. |
"Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" ( Is 63,19) è l'invocazione del profeta Isaia che abbiamo riascoltato durante i giorni dell'Avvento; un'implorazione che esprime il bisogno di salvezza da parte dell'uomo, un'implorazione che riassume il desiderio di un popolo, quello scelto da Dio per rivelarsi all'umanità intera, popolo che è custode di una promessa: Dio manderà il suo Cristo, il Salvatore. Oggi, al termine del tempo liturgico del Natale, il Vangelo ci parla, appunto, del cielo che si apre:"vide aprirsi i cieli", più precisamente, i cieli si squarciano su un uomo: Gesù di Nazareth, che lo Spirito indica come il Messia atteso. Siamo sulle rive del Giordano, lì dove Giovanni amministrava il battesimo di penitenza a quanti accorrevano a lui, ed erano tanti, secondo quanto Matteo narra:" Accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la giudea e da tutta la zona adiacente al Giordano..." (Mt 3,5-6); e tra loro, molti erano farisei e sadducei. In fila, con gli altri, in questa moltitudine, c'è un uomo, solo apparentemente, uno tra i tanti: è Gesù venuto da Nazareth di Galilea; il racconto di Marco è sobrio, essenziale, tuttavia anch'egli sottolinea il fatto che, proprio in quei giorni, Giovanni annunciava la venuta di colui al quale, con la sua predicazione e la sua vita austera e penitente, egli aveva preparato la strada: «Dopo dì me, è l'annuncio del Battista, viene uno che è più forte di me, e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. lo vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo». Ed ecco, è davanti a lui, l'uomo nuovo, l'uomo forte, Colui che ha dignità divina, che ha il potere di dare lo Spirito, perché è lui l'Agnello Redentore, che cancellerà il peccato, vincendolo, non con l'acqua, ma con la sua morte e resurrezione, lui che è veramente uomo, ed è sostanzialmente Dio. Marco, nel suo racconto, è volutamente scarno, per sottolineare con maggior forza l'irrompere del soprannaturale in quel contesto umano divenuto, ormai, abituale:"...in quel giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni"; una descrizione lapidaria per un evento straordinario; infatti, mentre Gesù risaliva dalle acque del fiume,"..vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Siamo di fronte ad una solenne teofania, sulle acque del fiume, il cielo si apre sull'uomo di Nazareth e lo Spirito, scendendo su lui, in forma visibile, simile ad una colomba, segno di comunione e di pace, lo consacra alla missione di Salvatore, mentre la voce potente del Padre rivela che quell'uomo, in tutto simile agli altri, è il Figlio unigenito, l'Eletto, l'oggetto del suo compiacimento. L'operaio di Nazareth è il Figlio dell'Altissimo, il Messia atteso, il Liberatore sperato, il Cristo, che avrebbe annunciato la buona novella ai poveri, il Maestro, che avrebbe dato la vita per il riscatto di tutti: di tutti gli uomini schiavi del peccato. Ecco, qui, sotto gli occhi della folla, tra le acque del Giordano, è presente, investito della potenza dello Spirito, e consacrato dal Padre, colui che Isaia, dal suo lontano tempo, aveva visto ed annunciato: il servo del Signore, l'uomo fedele, sostenuto da Dio, il quale aveva posto sulle labbra del Profeta queste parole, che la liturgia oggi proclama: "Ho posto il mio Spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Proclamerà il diritto con fermezza; non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra; e, per la sua dottrina, saranno in attesa le isole. lo, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo, e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi, e faccia uscire dal carcere i prigionieri, e dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre". E' la visione profetica della missione del Cristo: quel Gesù di Nazareth, che, un giorno, nella sinagoga della sua città, in un sabato come tanti altri, alzatosi per la lettura di rito, proclamerà questo stesso passo del profeta Isaia, riferendolo a se stesso e concludendo con quelle parole, che lasceranno stupiti tutti i presenti: "Oggi, si è adempiuta questa parola per voi che mi ascoltate" (Lc 4,16-22). E' l'inizio della missione del Figlio di Dio, il Redentore, che libererà l'uomo dai lacci del peccato, a prezzo della sua stessa vita; infatti, l'eletto di Dio, ricolmo dello Spirito del Signore, è anche il Servo sofferente di JHWH, l'uomo dei dolori, che Isaia aveva annunciato, descrivendo, innanzi tempo, la passione del Cristo: un battesimo di sangue, che avrebbe riaperto per sempre i cieli, inaugurando la nuova era della salvezza. Il battesimo di Gesù è un evento di luce, che apre gli occhi di ogni credente alla contemplazione del Mistero di Cristo: Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, come amava definirsi lo stesso Maestro, e, in questo mistero umano-divino, l'uomo contempla e comprende il suo stesso mistero di creatura amata, da sempre, da Dio, di un amore di predilezione, come Paolo magistralmente scrive: "Benedetto sia Dio che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In Lui ci ha scelti, prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati nell'amore. Ci ha anche predestinati ad essere suoi figli adottivi, per opera di Gesù Cristo..." (Ef 1,3-5). Così quei cieli aperti, restano tali anche per ogni uomo che, immerso nel Mistero di Cristo Salvatore, vive, in virtù del nuovo battesimo, innestato a Lui, come il tralcio all'unica vite portatrice di Vita; e, allo stesso modo, la voce del Padre, continua a risuonare su ogni figlio adottivo, per rivelargli l'amore di cui è circondato, e donargli lo Spirito, conforto e guida nella vita. Il battesimo di Gesù, dunque, si intreccia, col nostro battesimo, non il rito di un momento, vissuto nell'inconsapevolezza di un giorno lontano; ma l'impegno felice di una vita vissuta, passo dopo passo, nella conoscenza del Mistero di Dio, e alla sequela del Figlio Redentore, che ci apre la via, e ci dona la Verità e la Vita: la sua stessa vita, che ci rende, come Lui, annunciatori di salvezza, di verità, di libertà autentica, e di pace. Sr Maria Giuseppina Pisano o.p. mrita.pisano@virgilio.it |