Omelia (04-01-2009)
padre Ermes Ronchi
Amare la vita, far nascere Dio in sé

Dopo il Natale di Ge­sù viene il nostro na­tale: a quanti l’han­no accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Sin­tesi estrema del Vangelo: per questo è venuto, è stato cro­cifisso ed è risorto. Ci tro­viamo proiettati nel centro incandescente di tutto ciò che è accaduto e che av­verrà. C’è un potere in noi, non una semplice possibi­­lità, ma di più, una energia, un seme potente: diventare figli di Dio. Il Figlio si fa uo­mo perché l’uomo si faccia Figlio.
Come si diventa figli? In tut­te le Sacre Scritture figlio è colui che continua la vita del padre, gli assomiglia, si com­porta come Dio: nell’amore offerto, nel pane donato, nel perdono mai negato.
Diventare figli è una con­cretissima strada infinita. U­na piccola parola di cui tra­bocca il Vangelo, ci spiega con semplicità il percorso. La parola è l’avverbio come.
Che da solo non vive, che ri­manda oltre, che domanda un altro: Siate perfetti come il Padre, siate misericordio­si come il Padre, amatevi co­me io vi ho amato, in terra come in cielo. Come Cristo, come il Padre, come il cielo. Ed è aperto il più grande o­rizzonte. Non realizzerai mai te stesso se non provi a rea­lizzare Cristo in te. Io non so­no ancora e mai il Cristo, ma io sono questa infinita pos­sibilità (David Maria Turol­do). Più Dio equivale a più io. Più divinità in me signi­fica più umanità. Dio è in­tensificazione dell’umano.
Il Padre genera e comunica vita. Figlio diventi tu quan­do solleciti negli altri le sor­genti della vita; quando ri­desti luce e calore, generi pace e alleanza, ridoni spe­ranza. Dio è amore; come assomigliare all’amore? Nel Vangelo il verbo amare ha sempre a che fare con il ver­bo dare: non c’è amore più grande che dare la vita. Vita contiene tutto ciò che pos­siamo mettere sotto questo nome: gioia, libertà, corag­gio, perdono, generosità, pa­ne, luce, leggerezza, energia.
In lui era la vita e la vita era la luce. Cerchi luce? Ama la vita, prenditene cura, con­tiene Dio, da Lui contenuta. Amala, con i suoi turbini e le sue tempeste, ma anche, e sia sempre più spesso, con il suo sole e le sue rose. E poi vai, amorosamente, là dove la vita chiede aiuto, senten­do in te la ferita di ogni feri­ta.
Ha fatto risplendere la vita, ma i suoi non l’hanno accol­to.
Io non rifiuto Dio, ma neppure lo accolgo. Questo è il dramma. Rimango a mezza strada, perché so che Dio in me brucia, non mi la­scia indenne. Ma se Dio fos­se nato anche mille volte a Betlemme, ma non nasce in te, allora è nato invano
(sant’Ambrogio).