Omelia (04-01-2009) |
mons. Antonio Riboldi |
La Parola si fece carne Il periodo natalizio, ricordandoci tutto quello che avvenne nella nascita tra di noi, come uno di noi, del Figlio di Dio, Gesù, ci invita, quasi con una pedagogia della fede, ad entrare nello stupendo Mistero dell'Amore di Dio, che 'si fa carné, ossia uno di noi, per farci diventare come Lui. Sembra impossibile che Dio, da cui tutto e tutti hanno origine, la bellezza della vita con Lui, la immensa gioia della Sua Presenza nella nostra misera esistenza, ed oltre, sia desiderio di pochi che, con la fede hanno accolto l'invito degli Angeli, come i Pastori, per accedere alla grotta di Gesù o, con l'appassionante ricerca della 'propria vera identità', guidati dalla stella, come i Magi, hanno scoperto Colui che dà senso alla vita e ci ama immensamente, ora e sempre. Qui si misura la verità di ciascuno di noi nella ricerca della vera gioia o della vera nostra natura di figli del Padre. Si ha però come l'impressione, ed è davvero doloroso anche solo vedere come tanti, troppi, diano tanta importanza a ciò che non può essere la verità della vita, per poi restare avviluppati in una profonda insoddisfazione interiore....anche se hanno tutto! Si desidera, se possibile, entrare nel segreto del cuore, ma poi, frastornati da tante sollecitazioni, incapaci di 'rientrare in se stessi', ci si sofferma alla periferia, che è come stare fuori casa. E non è che Dio si voglia nascondere, anzi, ma vuole - come è nella natura dell'Amore - essere cercato, compreso, accolto liberamente. Giovanni, l'apostolo che Gesù amava, inizia il suo Vangelo, con una solenne proclamazione della divinità di Gesù: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui niente è stato fatto di ciò che esiste. In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini: La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo ai suoi. Dio nessuno l'ha mai visto: ma proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato" (Gv 1, 1-18). Incredibile la verità nascosta nel Mistero del Natale dì Gesù: il Verbo di Dio sì è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi! Non vorrei che fosse rivolta a me e ai miei carissimi amici, che mi leggono, la frase: "E' oggi tra noi e noi non L'abbiamo accolto!". Sarebbe davvero un vuoto di animo, che priva l'uomo della gioia di conoscere e vivere con Gesù. Prima della riforma liturgica, quando la S. Messa si celebrava in latino, questa ogni volta si chiudeva non come ora con 'Andate in pace', ma proprio con la lettura del brano di Giovanni, come si volesse ricordare a tutti il dono ricevuto, la grande grazia di Gesù tra noi. Così Paolo VI spiega la nostra ‘ignoranza di Cristo', nonostante che nel Battesimo siamo rinati Suoi fratelli e figli del Padre: "C'è un ordine di elementi che condizionano la nostra conoscenza di Gesù. essa dipenda da una nostra disposizione: quella di aprire gli occhi, il cuore, l'anima. Se andiamo a Lui con il cuore chiuso, con gli occhi serrati, con la incredulità precostituita, Egli non si mostrerà. Passerà la Luce vicino a noi e rischiamo di restare ciechi. Bisogna aprire gli occhi. Tutti devono farlo. Gesù non è venuto per una determinata categoria. Si è mostrato al mondo, all'intera umanità. Ma alcuni guardano e non vedono; scelgono di rimanere estranei alla Rivelazione. Occorre inoltre aprire le menti alla conoscenza di Gesù. Non possediamo mai abbastanza questa conoscenza. Siamo sempre ignoranti, poiché quello che si può apprendere di Gesù, è così grande ed infinito che le nostre povere facoltà sono insufficienti. Che fare allora? Istruirci: avere cara la Parola del Signore diffusa nella predicazione, nella catechesi e nei sacri Testi. Lui dobbiamo ascoltare. 'La fede viene dall'ascolto'. E infine amare Gesù. chi lo ama, come è nella natura dell'amore verrà a conoscerlo sempre più intimamente. Gesù stesso ci avverte: Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e io lo amerò e mi manifesterò" (Paolo VI 19.2.1967). D'altra parte è mai possibile amare uno senza 'entrare nella sua vità? Non può essere vero amore quello di un sentimento superficiale, che nulla sa di chi ama. Quello che succede nelle nostre relazioni umane, avviene anche per Gesù. Tutti abbiamo amici - e voglio augurarmi di amore profondo, che è come vivere in paradiso insieme - e se è così, sappiamo che il fondamento è la conoscenza reciproca. Così avviene con Gesù. Amarlo veramente è conoscerlo, e Lui si fa conoscere tramite la Sua. Parola: 'il Verbo si fece carne ed abitò tra noi’. Vorrei con le parole di S. Paolo agli Efesini, esprimere la nostra fede e gioia in Gesù. "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo, In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi, immacolati al Suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere Suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della Sua grazia. E questo a lode e gloria della Sua grazia che ci ha dato nel Suo Figlio diletto" (Ef 3-6). E con Madre Teresa di Calcutta preghiamo: "Sono venuta a te, Gesù, per sentire il tuo tocco, prima che cominci la mia giornata. Fa' che i tuoi occhi riposino nei miei per un poco, che io porti nel mio lavoro la sicurezza della tua amicizia. Riempi la mia mente perché resista attraverso il deserto del rumore, e fa' che il tuo sole benedetto riempia la sommità dei miei pensieri e dammi la forza per coloro che hanno bisogno di Te". |