Omelia (06-01-2002) |
mons. Antonio Riboldi |
Epifania, Dio ci chiama Giorni fa qualcuno mi chiedeva perché gli Ortodossi, nostri fratelli nella fede in Cristo, considerassero l'Epifania il vero nostro Natale. Il primo approccio che Dio ebbe con gli uomini, dopo che questi rifiutarono il Suo Amore con il peccato originale, che serrò la porta di casa, il Cielo, per cui eravamo stati creati ed a cui non riusciamo a rinunziare, l'ebbe con Abramo e quindi con il popolo eletto, Israele. Con il popolo eletto Dio ebbe una relazione continua, come un padre che non si rassegna a perdere per sempre i figli. Anche se eravamo indegni di "bussare ad una porta" da cui abbiamo voluto uscire per prendere altre vie nel mondo che non sono mai vie della vita per ogni uomo, Lui non ha mai cessato di amare e cercarci, in tutti i modi. Basterebbe leggere l'incredibile storia dell'amore di Dio verso di noi nel Vecchio Testamento. E' la storia di una fedeltà che solamente Dio poteva avere. E questo amore per l'uomo non poteva a lungo rimanere senza una soluzione, che poteva partire solo da Dio. Solo Dio infatti poteva aprire la porta del Cielo agli uomini e riammettere tutti al banchetto del Cielo. Lo fa donandoci Suo Figlio, Gesù, che abbiamo festeggiato nel Natale. E venne il momento che Dio chiamò tutti gli uomini, senza esclusione, a fare parte del Suo Regno. Lo fa nella chiamata di alcuni Magi. Uomini non appartenenti al popolo eletto quindi "gentili", ossia esclusi. Uomini che portavano in cuore, anche senza conoscersi, la stupenda sete di Qualcuno che fosse al disopra di tutto e contenesse la spiegazione del mistero della nostra vita, non fatta certamente per essere consumata miseramente in questo mondo, senza avere una continuità. Sentivano che c'era "qualcuno" o qualcosa che era una luce ed una verità che veniva incontro alla loro ricerca. Uomini, insomma, in cerca di infinito, Uomini che hanno gli occhi rivolti in alto in attesa di un "segno" che li muovesse nella direzione giusta nella ricerca della verità. Uomini non rassegnati a vivere una vita, quella che offre questo mondo, che è un lento vedersi morire, anche se la chiamiamo vita. Uomini la sete di Dio, anche se non lo conoscono. E Dio manda un segno, la stella, che per loro era come "una inspiegabile, misteriosa, ma certa" chiamata a quanto ardentemente cercavano. E misteriosamente si ritrovano in questa ricerca, insieme, percorrendo un cammino non alla cieca, ma guidato da quella stella. Fino a trovare Gesù nella grotta. "Ecco la stella - si legge nel Vangelo di Matteo - che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino. Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra". E' il racconto semplice, ma affascinante, del come Dio chiama l'uomo a Sé. Una sofferta ricerca di gente che non si chiude ostinatamente a Dio: un lungo cammino nella fede, sempre salda, anche quando entrati in Gerusalemme, sembrò che perdessero le tracce della ricerca. Ma a Gerusalemme, nei palazzi degli uomini non abita la ricerca di Dio c'è la sola difesa del potere, della ricchezza e l'ostinata chiusura e ostilità al Cielo. E la rivelazione che Gesù misteriosamente fa di Sé ai magi, gentili venuti da lontano, diventa la nascita della Chiesa, che è chiamata "universale", alla salvezza. Più nessuno oramai doveva stare fuori dal cuore di Dio e quindi del Regno. Ecco perché gli ortodossi considerano l'Epifania il Natale della Chiesa e lo celebrano con grande solennità. Ed è il nostro Natale. Dovremmo ascoltare oggi, come dette a noi le parole di Isaia profeta: "Alzati rivestiti di luce, perché viene la luce, la gloria del Signore brilla su di te. Poiché ecco le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni: ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere" (Is.60, 1-6). Il momento storico, difficile, che viviamo, sembra suscitare negli uomini, almeno quelli aperti ai segni dei tempi, una ricerca di chi siamo e dove indirizzare il nostro sguardo. C'è la diffusa sensazione di essere stati ingannati dalla mentalità del mondo, che come Gerusalemme per i Magi, fa sparire "la stella" che guida alla verità della vita, che è Dio, ed il suo amore. Ed in tanti oggi si chiedono: "Ma dove indirizzare i nostri passi? Chi cercare? Chi possiede il segreto della verità? Chi può farci veramente felici della vera felicità e non offrirci surrogati che chiamano felicità e sono dolce morte?" E si incomincia ad alzare gli occhi al cielo: si cerca la compagnia di uomini, i santi, i testimoni della carità, che sono i preziosi compagni nel viaggio verso Betlemme. Affermava Paolo VI: "Oggi abbiamo bisogno più di testimoni che di dottori". Ed è vero. Quando incontri, uomini che sanno dare se stessi perché altri siano amati e felici, ti verrebbe la voglia di chiedere chi li rende così belli, così veri; così come ti verrebbe la voglia di seguirli nel loro cammino, in loro compagnia. E' tempo di voglia di verità della vita; voglia di essere amati; voglia di Dio. E Dio si fa trovare nel momento giusto...sempre che Lo si cerchi. A volte in modo incredibile. Un giorno incontrai nell'atrio di un aeroporto l'On.le Enrico Berlinguer. Un uomo dalla indubbia serietà intellettuale. Di buona mattina prendevamo un caffè, reduci tutti e due da una delusione. Io mi ero recato in una città a parlare, chiamato dal Vescovo sulla criminalità ma alla gente non interessò il discorso, anche se era come immersa nella morsa della criminalità. Lui tornava da un comizio di chiusura per elezioni amministrative, e pochi lo avevano ascoltato. Ad un certo punto si rivolse verso di me e mi disse: "Reverendo, mi creda, le invidio la sua fede". Forse andava in cerca di una stella verso la grotta. Un grande scrittore francese, che si ostinava a dichiararsi ateo, un giorno per ripararsi dalla pioggia si rifugiò in Notre Dame di Parigi. Nel silenzio della cattedrale, improvvisamente, si fece strada Dio e scrisse un libro famoso: "Dio esiste: io L'ho incontrato". E mi fu per anni compagno di vacanze un grande poeta del '900, Padre Clemente Rebora. Fino a 40 anni, studiò, scrisse, si immerse in tutte le arti, ma sempre prendendo le distanze da Dio, fino a che Dio lo raggiunse e la sua conversione fu totale. Era impressionante la sua vita. Era tutta una luce. "Ho perso 40 anni nel vuoto del mondo: ora devo riacquistare il tempo che mi sono permesso di rubare a Dio", mi ripeteva. E potrei continuare il racconto dei moderni "Magi", che camminarono o camminano verso la Grotta. Speriamo di esserci anche noi per "vedere Dio". |