Omelia (11-01-2009)
Omelie.org (bambini)


Il Vangelo di questa domenica ci fa fare un lungo salto nel tempo: solo martedì scorso abbiamo osservato con emozione i Magi inginocchiati ad adorare il Bambino Gesù in braccio a sua madre, ed ecco che di colpo sono già trascorsi trent’anni!
Su tutto questo tempo, i Vangeli stendono un velo di silenzio, non raccontano praticamente nulla, a parte l’episodio di Gesù al Tempio di Gerusalemme, a 12 anni. Poi ancora silenzio e silenzio, fino a che non ritroviamo Gesù sulle rive del fiume Giordano, in mezzo alla gente che ascolta Giovanni Battista.
Questo ostinato silenzio dei Vangeli riguardo all’infanzia, all’adolescienza e alla prima giovinezza di Gesù, inizialmente mi dava un po’ fastidio: avrei voluto sapere tante cose, tanti particolari su Gesù, sulle sue prime parole, su quando ha cominciato a camminare, sui giochi che faceva da bambino, sugli amici che aveva, se era bravo a scuola... Invece nulla, solo silenzio.
Poi, però, pian piano ho cominciato a capire: se gli evangelisti non raccontano nulla, di quei trent’anni a Nazareth, non è perché vogliono fare i misteriosi, ma semplicemente perché non’è nulla di speciale da raccontare!
Gesù, da bambino, da adolescente, da giovane, non era diverso da tutti i suoi coetanei! Non c’è nulla di straordinario da raccontare, tranne la quotidianità della vita, simile a quella di tutti, simile pure alla nostra.
Anche Gesù ha imparato a gattonare come tutti i bambini del mondo, prima di iniziare a camminare; anche lui ha messo i primi denti e poi ha cambiato i denti di latte, come tutti.
Quando è stato il momento, è andato a scuola, insieme agli altri ragazzini di Nazareth, ha fatto i compiti e ha giocato con gli amici. Ha dato una mano a Giuseppe nel lavoro di falegname ed è andato a prendere l’acqua dal pozzo per Maria, come tutti i suoi coetanei.
Penso sinceramente che abbia fatto anche le monellerie: non le disubbidienze, che vuol dire fare quello che i genitori hanno detto di non fare! No, non credo che Gesù sia mai stato disubbidiente. Però penso che sia stato un bambino vivace, come me, come voi, e ci sono monellerie che non nascono dalla voglia di disubbidire, ma dal desiderio di avventura, dalla voglia di scoprire che cosa siamo capaci di fare, dal gusto di metterci alla prova.
Perciò credo che anche lui, da ragazzino, si è sbucciato le ginocchia cadendo durante una corsa e si è scorticato le mani arrampicandosi sugli alberi.
Una vita così normale, così quotidiana, fino al punto che, dopo il Battesimo al Giordano, quando ha iniziato a predicare per le città e i villaggi, e la folla ha cominciato a chiamarlo "Rabbi, Maestro", la gente di Nazareth, quelli che erano stati i suoi vicini di casa lo prendevano in giro!
Non potevano credere che quell’uomo lì, proprio lui, che avevano visto crescere, potesse essere un Maestro e addirittura il Messia! Ridevano tra loro: "Seee, proprio il Messia!... Gesù, il figlio di Giuseppe?... ma se lo conosciamo fin da piccolo!..."
Se qualcuno andava a chiedere informazioni su Gesù, lì a Nazareth, tra quelli che erano stati i suoi compagni di scuola, di sicuro si sentivano rispondere: "Lui il Messia? Gesù?... ma non ha mai avuto nulla di speciale! Era uno come tutti!"
Eppure sono stati proprio quei trent’anni così normali, così comuni alla vita di tutti, a mettere le basi, le fondamenta, per quella che poi sarà la grande missione di Gesù, Maestro e Signore.
Quegli anni nascosti, banali, ritmati dai gesti quotidiani, sono stati l’allenamento per prepararsi agli anni della vita pubblica, della predicazione, dell’incontro con le folle, dei miracoli e dei prodigi.
In questa mattina di sole, in cui va sulla riva del Giordano, Gesù è ancora uno qualunque, fra la gente che accorre per ascoltare Giovanni Battista e per farsi battezzare: è uno dei tanti, un volto tra la folla.
Abbiamo già spiegato diverse volte il senso del Battesimo che la gente riceveva da Giovanni: era un gesto, un segno, per indicare il desiderio di cambiamento nella propria vita. Era un modo per far capire a tutti che si chiudeva la porta al passato, agli errori commessi, ai peccati compiuti, e si cominciava una vita nuova, diversa, pulita: tutta secondo il cuore di Dio.
Ora, sarete d’accordo con me sul fatto che Gesù non aveva peccati da lasciarsi alle spalle: tutta la sua vita era stata da sempre secondo il cuore di Dio Padre!
Ma anche Lui vuole vivere questo segno di cambiamento, vuole compiere questo gesto che indica il suo voltare pagina rispetto alla vita che ha vissuto fino a quel momento, per cominciare ad essere una persona pubblica.
Dopo il Battesimo, lascerà la casa di Maria e Giuseppe per cominciare ad annunciare dappertutto la Bella Notizia, per parlare a tutti dell’Amore di Dio e per rafforzare con i miracoli la verità del suo annuncio.
Quindi possiamo ben dire che la sua vita cambia completamente!
Ed è bellissimo che in questo momento di passaggio, di cambiamento, si rendano presenti anche lo Spirito Santo e Dio Padre: "uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere sopra di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento".
Lo Spirito prende forma di colomba per scendere sopra Gesù, come una carezza lieve, e la voce del Padre afferma con forza che Gesù è proprio suo Figlio, il Figlio che ama e che gli dà gioia!
Adesso Gesù può davvero iniziare la sua vita pubblica, può davvero cominciare la sua missione di annuncio del Vangelo, sapendo di non essere da solo in questo grande cambiamento della sua vita: lo Spirito Santo e Dio Padre sono insieme a lui.
Con questo segno grande, che dà inizio alla vita pubblica di Gesù, si conclude anche il Tempo liturgico di Natale.
Da domenica prossima riprendiamo le letture del Tempo Ordinario e anche la nostra vita, da domani, riprende i ritmi della quotidianità.
Dopo il giorni festivi del Natale, del Capodanno, dell’Epifania, dopo le vacanze, i regali, le serate speciali... ritorniamo alla vita di sempre. Magari lo facciamo un po’ a malincuore, con un po’ di fatica... Poca voglia di preparare ogni sera lo zaino con i libri per scuola... Poca voglia di fare i compiti ogni pomeriggio... Un po’ per tutti è così!
Eppure, anche per noi, questo è il tempo prezioso per prepararci a vivere tutte le grandi cose che riserva il futuro!
Chi sarete, cosa diventerete, crescendo? Da grandi, che cosa farete? Quale sarà il progetto di Dio che scoprirete per la vostra vita?
Ancora non lo sappiamo!
Fra di voi, magari, ci sono il bambino o la bambina che tra trent’anni sarà il Presidente della Repubblica... o magari c’è tra voi chi in futuro scoprirà qualche nuova medicina, per salvare la vita di tanta gente...
Forse, uno di voi, tra qualche anno, sarà la persona capace di costruire finalmente la pace tra i popoli... oppure c’è la futura scienziata che prenderà il premio Nobel per qualche importante invenzione...
Chissà! Nessuno di noi sa che cosa racchiude il futuro, nessuno può immaginare il sogno di Dio su ciascuno di noi!
Magari qui, ci sono oggi, missionari e missionarie che porteranno il Vangelo fino ai confini del mondo! E ci sono tra voi ragazzi e ragazze che un giorno saranno santi!
Ma se adesso chiedessimo a compagni e amici, tutti direbbero esattamente come di Gesù: "Chiiii?... Lui? Lei?...Ma non è niente di speciale! È uno come tanti!"
Ma mentre siamo gente qualunque, mentre viviamo le cose normali, di tutti i giorni, sappiamo che questo è il tempo prezioso, il tempo nascosto e importante, in cui ci prepariamo per quello che saremo da grandi, da adulti.
Pensiamoci, in questa settimana, quando dobbiamo finire i compiti o andare in piscina... Pensiamoci quando dobbiamo rifare il letto o sparecchiare tavola... quando c’è da portar via la spazzatura o da rimettere in ordine i giochi sparsi in giro per casa... Se ci viene la voglia di sbuffare, pensiamo un momento che la vita di Gesù, a Nazareth, non è stata diversa dalla nostra. Ed è stata proprio la quotidianità, la normalità, che lo ha preparato a vivere fino in fondo il progetto d’Amore del Padre!

Commento a cura di Daniela De Simeis