Omelia (06-01-2009)
don Daniele Muraro


I Magi vengono a chiudere questo periodo di feste e per così dire coronano i riti natalizi. Per la liturgia della Chiesa il tempo di Natale continua fino alla solennità del Battesimo di Gesù, però nella percezione collettiva dopo l’Epifania si ritorna al ritmo ordinario.
Ho detto coronano perché i Magi sono conosciuti come Re e dal numero dei loro doni si arguisce anche in quanti fossero: in tre, i tre Re Magi appunto.
Di queste qualifiche la più importante è la terza, l’unica attestata con evidenza dal Vangelo. L’evangelista san Matteo non si sofferma sulla composizione della carovana, se questi Magi erano soli o se si fossero fatti accompagnare da dei servitori. A san Matteo interessa riportare che venivano da Oriente e che si erano mossi in cerca del Re bambino chiamato Messia Salvatore. Il segnale che li aveva fatto iniziare un così lungo viaggo era stato lo spuntare nel cielo di una stella particolare.
I Magi infatti erano anche dei sapienti, astronomi e istruiti nelle scritture religiose dei popoli vicini. Da lunghe osservazioni del cielo, da fidate conoscenze personali e da approfonditi studi sui testi antichi essi erano arrivati alla conclusione che quello era il tempo propizio.
Dopo la fine dell’esilio a Babilonia erano rimaste comunità ebraiche che avevano diffuso in tutto l’oriente le profezie contenute nelle loro Scritture sulla nascita di un Messia Salvatore.
Se andiamo a leggere la Bibbia il primo a parlarne fu un profeta pagano, Balaam chiamato da Balak, re di Edom, a maledire gli Ebrei che stavano per entrare nella terra promessa, invadendo il suo regno.
Balak aveva promesso al mago Balaam grandi onori e ricchezze in cambio dei suoi servigi. Balaam condotto a contemplare da un’altura l’accampamento di Israele al momento di parlare non volle rivolgersi come le altre volte alla magìa, ma lo spirito di Dio fu sopra di lui e invece di maledire benedisse.
Esprimendosi in versi diceva: "Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele.".
Il re Balak si arrabbiò, ma non ci fu niente da fare, Balaam aveva parlato sotto ispirazione divina e in più aveva preannuciato l’arrivo, in un tempo lontano, di una stella in Giacobbe, cioè di un nuovo Re dotato di grande potere.
Quanto fosse viva questa tradizione e l’aspettativa che conteneva, lo testimonia anche il fatto che nel secondo secolo dopo Cristo un certo Simone scelse il soprannome di figlio della stella (Bar Kokhbà) per mettersi a capo della rivolta ebraica contro i Romani, proclamandosi al tempo stesso il Messia liberatore.
In realtà il Messia era già venuto nella persona di Gesù e i primi a riconoscerlo erano stati della gente ai margini della società, i pastori e degli stranieri, i Magi.
La città di Gerusalemme avvisata della cosa per un po’ si era interessata all’argomento, ma né le interrogazioni dei Magi, né la conferma dei capi dei sacerdoti e gli scribi erano stati capaci di smuoverla dalla suo torpore.
Ci aveva pensato Erode a smorzare gli entusiasmi e ad un certo punto a reprimere le voci insistenti sulla nascita di un nuovo Re. In quel momento il Re era solo lui e nessuno poteva usurparne il posto.
Erode che non era Ebreo di nascita, per una ironia della sorte proveniva dal popolo di Edom, quello del Re Balak che non aveva potuto ottenere i servigi di Balaam.
Anche Erode, come Balak con Balaam, intendeva giovarsi dei Magi, ma è essi, proprio come Balaam con Balak, si prendono gioco di lui e per un’altra strada fanno ritorno ai loro paesi di provenienza.
Si realizza così il disegno di Dio e non quello di Erode: i Magi inginocchiati davanti al bambino in atteggiamento di adorazione costituiscono le avanguardie di una grande moltitudine di gente proveniente da ogni popolo che aderirà alla fede in Gesù Messia Salvatore.
Con l’arrivo dei Magi alla casa di Betlemme dove intanto si erano trasferiti Maria e Giuseppe con il bambino si realizza anche la profezia proclamata come prima lettura: "tutti verranno... proclamando le glorie del Signore".
L’annuncio del Natale è per tutti. La scena di Maria con il bambino Gesù in braccio è fra le più eloquenti e commoventi del repertorio delle immagini cristiane.
Se la vista della crocifissione può intimorire e confondere chi ancora non sa nulla della nostra fede, la visione della Madonna che presenta il suo bambino al mondo rassicura e affascina anche un non credente. Dalla contemplazione di questo quadro può partire un primo annuncio del messaggio cristiano.
Chi avrà paura di una madre che gioisce e si prende cura del suo figliolo? Chi non sarà interessato a saperne di più dopo essere stato informato che quella Madre sarà privata del suo Figlio mandato a morire senza colpa?
Come per i Magi oltre duemila anni fa anche oggi l’accesso alla fede per i popoli che ancora non conoscono l’annuncio del Vangelo passa attraverso la mediazione di Maria Madre del Signore.
I Magi, venuti da lontano e generosi nell’offrire i loro doni, ammoniscono anche noi, che già da tempo abbiamo riconosciuto in Gesù il nostro Salvatore.
Nel seguire la stella, simbolo della iniziale fede che incominciava a brillare nella loro coscienza di gente in ricerca, essi provarono una grandissima gioia.
Che a noi non capiti di lasciarci sfuggire, distrattamente e svogliatamente, l’occasione di incontrare, adorare e omaggiare il Re del mondo e così godere della stessa gioia che viene dalla fede in Gesù Messia e Signore.