Omelia (11-01-2009)
don Giovanni Berti
Un Battesimo da scegliere, non da subire

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Con questo rito di purificazione nel fiume Giordano, Gesù inizia il suo ministero di Messia, nel quale farà conoscere Dio Padre e il Suo Regno, che è presente già sulla terra, con la predicazione e soprattutto con la stessa sua vita.
Anche noi con il Battesimo abbiamo iniziato il cammino di vita e di testimonianza cristiana. Il Battesimo ci rende infatti come Gesù... anzi, ci fa diventare parte di Lui, un "pezzetto" di Gesù che messo insieme a tutti gli altri (gli altri cristiani) formamo il Corpo di Cristo. Lui è vivente ancora oggi perché noi tutti come cristiani messi insieme siamo vivi, e continuiamo quello che Lui ha fatto, portiamo avanti il suo messaggio secondo il suo stesso stile di vita.

Problema numero uno: io non ho scelto di essere e di fare tutto questo! Non ricordo di aver dato il mio consenso ai miei genitori di farmi diventare cristiano...
Problema numero due: dove sta per me quella libertà dei figli di Dio se oramai sono "inserito a forza" nella Chiesa?

Molti vivono il Battesimo ricevuto come una sorta di "violenza" spirituale che li ha inseriti in una realtà che sentono imposta. Molti altri (forse la maggioranza?) non dicono nulla e semplicemente non ci pensano; vivono l’appartenenza cristiana come una sorta di "fatalismo" che però li lascia liberi di aderire o meno, in parte o al tutto... tanto "non l’ho scelto io..." Essere cristiani si riduce quindi ad una appartenenza molto cultural-folcloristica. Ci si sente cristiani come ci si sente italiani.
A mio avviso tra queste due posizioni trovo più interessante la prima. In questa "ribellione" all’imposizione del Battesimo c’è la convinzione che la fede non può che essere che una scelta libera e consapevole.
Io sono quel che scelgo di essere, e devo scegliere quello che vivo, specialmente se si tratta di qualcosa di fondamentale come la vita interiore da dove ha inizio la mia vita di ogni giorno.
La fede non va subìta o sopportata, va scelta.
Credo davvero che per una buona crescita di fede cristiana si debba passare necessariamente da un rifiuto di questa, se vissuta come imposizione e fatalismo.
E’ tipico dell’età dell’adolescienza rifiutare le regole degli adulti e "trasgredire". E’ una fase necessaria che dà l’occasione di riscegliere personalmente e in modo adulto i valori che stanno dietro le regole. All’adolescente non basta come motivazione di una regola il "si è sempre fatto così" e il "perché di si...e basta".
Così è anche per chi vuole crescere nella fede, nell’essere "di Cristo" con il Battesimo.
Io non ho scelto il Battesimo, quando i miei genitori da piccolo mi hanno portato in Chiesa, ma lo scelgo ora, e lo voglio scegliere anche domani. Non ho paura delle crisi e dei dubbi che mi possono assalire. Non mi accontento di "eseguire" il minimo delle regole senza ragionare, e in una infantile e de-responsabilizzante obbedienza cieca. Non mi basta che le cose della fede "le abbia dette il prete in chiesa". Voglio capire anch’io, voglio andare in fondo e discutere.
Penso che i dialoghi più fecondi li ho avuti proprio con chi contestava la fede, la Chiesa, le regole e anche il Vangelo. Ho avuto occasioni preziose per uscire dai "luoghi comuni" che rischiano di non farmi ragionare, e sono stato "costretto" a ri-motivare le cose che dico e che vivo.

Gesù quel giorno nel fiume Giordano non ha compiuto solo un formale rito esteriore. Quel giorno i cieli si sono aperti per lui e Gesù Figlio ha sentito con le sue orecchie umane la voce di Dio Padre che gli diceva "...sei l’amato...".
E’ con questa consapevolezza profonda di amore vero che Gesù allora si è mosso.
La fede ci deve colpire al cuore perché non basta che sia una adesione formale. Il nostro Battesimo non deve avere la sua unica prova nel registro parrocchiale custodito gelosamente negli archivi del prete. Il nostro Battesimo si deve vedere nel nostro agire quotidiano convinto e sereno. Si deve vedere anche nei nostri occhi!
Chi mi incontra possa sempre vedere in me un individuo che proprio in quel momento (con la parola e i fatti) sceglie di esser cristiano. Chi mi incontra possa sempre vedere in me uno che sceglie di essere "Cristo", per lui.


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