Omelia (11-01-2009)
mons. Antonio Riboldi
Ricordando il nostro battesimo

Il Vangelo ci presenta la vita di Gesù: pochi avvenimenti della sua infanzia, dalla nascita ai dodici anni, quando viene portato a Gerusalemme, ‘smarrito e ritrovato’ nel tempio, a colloquio con i dottori della legge, sorprendendo tutti per la sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura. Tornato a Nazareth il Vangelo afferma: ‘Gesù cresceva in età, sapienza e grazia’.
Poi c'è un silenzio che dura fino a quando Gesù inizierà la sua vita pubblica, portando a compimento la missione affidataGli dal Padre. Fanno meditare quei lunghi anni di silenzio e nascondimento a Nazareth, in una vita del tutto normale, in famiglia, come non avesse fretta di affrontare la missione, o, più semplicemente, in una lunga preparazione, per capire quanto il Padre volesse da Lui.
A differenza di noi, che vorremmo subito (spesso proprio a dodici anni!) iniziare il nostro viaggio, senza prima sapere o capire quale sia la missione o vocazione affidataci.
Il Vangelo racconta, poi, - lo abbiamo meditato nel tempo di Avvento - come Gesù venne preceduto da Giovanni Battista.
Da quel momento diede inizio alla vita pubblica, con il battesimo nel Giordano, come a voler seppellire il nostro passato da Adamo ed Eva, ed aprire il nuovo senso della nostra storia di uomini. Così lo racconta oggi il Vangelo:
"In quel tempo, Giovanni predicava: Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo. In quei giorni Gesù giunse da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui, come una colomba E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il mio figlio prediletto, in Te mi sono compiaciuto" (Mc 1, 7-11).
Il Battesimo di Gesù è come lo spartiacque della vita dell'uomo.
Immergendosi nell'acqua Gesù lascia alle spalle ‘l'uomo vecchio’, che veniva dai progenitori e non aveva prospettiva per il Cielo, chiuso dopo il peccato originale, e, non solo, ha la solenne proclamazione dal Cielo di Chi è veramente, ‘il Figlio mio prediletto’, ma annuncia anche la nostra ‘novità di vita’ con il Battesimo.
Tutti noi, a imitazione di Gesù, appena nati veniamo portati al fonte battesimale.
Mamma mi raccontava che io - nato il 16 gennaio - fui portato in Chiesa per il Battesimo, il giorno dopo, festa di S. Antonio abate, da cui il mio nome.
Quando le chiedevo la ragione di così tanta fretta la risposta era: ‘Una cosa è essere figlio di papà e mio, altro è essere figli di Dio! Capisci la differenza? Sai che noi ti vogliamo bene, perché un figlio è sempre una parte di noi genitori e lo si ama più di noi stessi. Ma sai anche che il nostro amore è temporaneo. Ad un certo momento te ne vai, diventi grande e noi torniamo al Padre, ossia moriamo. Ma nel Battesimo diventi figlio del Padre, che è tutta un'altra cosa. Lui è il Papà, di cui non si può misurare l'amore, non solo, ma Lui sa la ragione della vita, che ha dato a ciascuno di noi, creandoci, e ci accompagna sempre e sarà Padre per l'eternità, là dove ci incontreremo tutti. Avere un Papà così grande, è davvero il bello della vita’.
‘Ma - ripeteva spesso - la dignità di figli di Dio bisogna coltivarla, cioè essere buoni cristiani’.
È davvero grande il sacramento del Battesimo e, forse, per troppi, è scaduto ad una semplice tradizione, che poi non ha continuità nella vita: una vita che spesso ha l'aspetto della sofferenza degli orfani di padre, e non lo siamo!
Un giorno il Card. Ballestrero, davvero grande uomo di Dio, che mi voleva tanto bene, parlando al Sinodo sulla ‘vocazione e missione dei laici nella Chiesa’, scrisse: "Punto di partenza per tutti, laici e ministri, è il battesimo, fonte inesauribile che crea i nuovi figli di Dio, i nuovi fratelli di Cristo, le nuove creature. Dal battesimo nasce e si sviluppa la varietà delle vocazioni, dei ministeri e dei carismi al servizio del Regno di Dio. Dal Battesimo fluiscono le mirabili ricchezze della Chiesa".
E il Concilio ha parole ancora più solenni, parlando di noi battezzati.
Parole che ci danno l'ampiezza di quanto il Padre disse a Suo Figlio:
‘Questo è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto’.
"Uno è il popolo eletto di Dio - afferma - un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo: comune è la grazia di figli, comune la vocazione alla speranza e indivisa carità, Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa per quanto riguarda la stirpe o nazione, la condizione sociale e il sesso" (L.G. n. 32).
Davvero grande è il dono del Battesimo. Non finiremo mai di stupirci nel sapere di avere un Padre, che è Dio, e ci ama ‘come la pupilla dei suoi occhi’.
Abbiamo dagli Atti degli Apostoli questo straordinario 'ricordo' di Pietro, rivolto alle prime comunità di battezzati:
"Pietro prese la parola e disse: In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a Lui accetto. Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni: come cioè Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con Lui" (10, 34-38).
Viene spontaneo chiederci: l'importanza di vivere una vita da battezzati è ancora tenuto in grande considerazione? Quanto incide il Battesimo sullo stile della nostra vita?
A volte si ha l'impressione faccia solo parte di un obbligo o consuetudine sociale, da celebrare con tanta solennità esteriore, magari dopo tanto tempo dalla nascita.
Essere battezzati è 'essere figli di Dio' e questo comporta uno stile di vita, che è la nostra vera dignità: la bontà, la santità.
Ricordo sempre mamma che ogni mattina, come primo gesto della giornata, faceva il segno della croce: un segno che narra tutto di Dio e di Gesù, e nel quale esprimeva la sua fede e...la trasmetteva! Credo che, celebrando oggi il Battesimo di Gesù, siamo chiamati tutti a rimetterci la 'veste bianca' indossata quel giorno, e a rianimare e rendere più consapevole la meravigliosa dignità di 'essere figli di Dio'.
Cerchiamo anche di aiutare quanti si apprestano a battezzare i figli per farli accedere alla grandezza dell'evento.
Così ci parla oggi il Signore per bocca del profeta Isaia:
"Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce per le nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre" (Is 42, 6-7).
Se con voi medito la Parola è per ritrovare insieme la nostra bellezza e gioia di figli di Dio...e trasmetterla a chi, seppur battezzato, forse non la vive.
Ci aiuti il Padre a resuscitare in tutti il Suo Amore.
Ci accompagnino nella vita di ogni giorno i sentimenti che Madre Teresa chiedeva a Dio:
O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cercherò sempre.
La mia anima ha sete di Te. La mia carne anela a Te.
Come l'aquila appartiene all'aria,
come il delfino appartiene al mare,
così noi apparteniamo a Te, o Dio, mio Dio.
O Dio, Dio di tutti i popoli del mondo,
aiutaci, ti prego, a perdonarci a vicenda
rendici persone capaci di camminare e vivere insieme,
con genuino spirito di accoglienza e rispetto reciproco.
Nel Nome di Gesù e per amor Suo".