Omelia (11-01-2009) |
LaParrocchia.it |
Aperti all'invisibile Come abili registi che sanno aprire un film con una scena particolarmente significativa, gli evangelisti presentano il battesimo di Gesù all'inizio della sua vita pubblica. Dopo trent'anni di anonimato, un'iniziativa inattesa e carica di conseguenze. In mezzo al popolo che Giovanni chiama alla penitenza, Gesù vive improvvisamente un'esperienza indicibile. Per lui, che è senza peccato, il battesimo del precursore diventa la condizione che gli permette di andare verso i peccatori, di condividere la loro sorte, di orientare di nuovo verso Dio la creazione. Gesù si immerge dunque nelle acque del Giordano, affermando di voler "adempiere ogni giustizia" (Mt 3,15). Il cielo stesso risponde a questo umile slancio verso un domani nuovo e puro, aprendo sui segreti divini un varco attraverso cui lo Spirito discende su Gesù. E si ode una voce: "Tu sei mio Figlio...". Da sempre, senza dubbio, Gesù è il Figlio prediletto del Padre, ma in questo momento si trova solennemente collocato nella sua missione di servo, come un nuovo Isacco, in vista dell'olocausto. Realizzando passo per passo, sotto l'impulso dello Spirito, la costruzione di un'umanità totalmente filiale, Gesù dimostrerà di essere veramente il Figlio e il servo del Padre. "C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!" (Lc 12,50). Battezzato nel Cristo Gesù, il cristiano non deve dimenticare di essere stato battezzato nella sua morte per condurre una vita nuova. Aperto come lui all'invisibile, dovrà essere disponibile a un impegno a cui non può venir meno senza tradire il dono ricevuto. |