Omelia (25-01-2009) |
Suor Giuseppina Pisano o.p. |
"Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie" ( Sl 24). Sono alcuni versetti del salmo 24, il salmo responsoriale di questa domenica, versetti, che ci ricordano quanto grande sia la sollecitudine di Dio nei confronti dell'uomo, che Egli chiama alla salvezza, guidandolo su vie giuste, su quell'unica Via che conduce alla vita, e che è lo stesso Cristo Gesù, che, oggi, il racconto di Marco ci presenta, mentre cammina lungo il mare di Galilea, e, lì, si fa incontro ad alcuni pescatori, per associarli alla sua missione nell'annuncio del Vangelo di salvezza. E' ancora la storia di una chiamata alla sequela e alla missione, chiamata che è libera iniziativa di Dio, in Cristo, e che, questa volta, non ha bisogno di mediatori:«Seguitemi, dice Gesù, vi farò diventare pescatori di uomini.». Chissà, se Andrea e Simone, in quel momento, capirono il significato pieno di quelle parole; quasi sicuramente no, ma quel personaggio, visto poco tempo prima sulle rive del Giordano, e che il Battista aveva indicato come " l'Agnello di Dio", ebbe subito presa su di loro, infatti, come recita il testo:"subito, lasciate le reti, lo seguirono.". " subito, lasciate le reti, lo seguirono..";é una risposta pronta, quella dei due pescatori, una risposta generosa: lasciarono le loro reti, strumenti indispensabili del loro mestiere, faticoso e rischioso, ma che dava loro da vivere; lasciarono, dunque, tutto quel che dava loro un minimo di sicurezza, per seguire quel Maestro, che faceva balenare davanti ai loro occhi un altro tipo di pesca, veramente insolita: la pesca degli uomini. Rispondere alla chiamata di Dio significa, dunque, fidarsi di Lui e affidarsi a Lui, anche, e sopratutto, quando la sua proposta sembra esser troppo al di sopra delle nostre possibilità e capacità, quando, sembra essere e al di fuori del nostro orizzonte quotidiano; ma è sulla sua parola e per la sua grande misericordia, che l'uomo può rispondere " Si!" alla chiamata, e impegnarsi nella missione, cui il Signore lo destina. Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, non ebbero tentennamenti, lasciarono le loro barche, le loro reti, le loro case, i loro familiari, e seguirono Gesù, rischiando tutta la loro esistenza sulla parola di Lui, che li chiamava ad un compito che, solo in seguito, avrebbero compreso in tutta la sua portata, e in tutto il suo valore: richiamare gli uomini a Dio, avviarli alla salvezza, parlando loro del Regno, e di quel "tempo" giunto, ormai, alla pienezza, perché abitato dalla presenza del Figlio di Dio:Gesù il Cristo. Ecco: la vocazione esige che si lasci qualcosa, o tutto, per le esigenze del Regno; è infatti in vista della missione, cioè dell'annuncio e della testimonianza del Vangelo, che Dio, chiama, che Cristo chiama a condividere il suo cammino. La realizzazione della sequela si attua, poi, in forme diverse, che vanno dalla consacrazione nel sacerdozio, a quella che si esprime nei tre voti, che vogliono imitare la vita di Cristo povero, casto ed obbediente; una consacrazione che ha visto, nei secoli, il fiorire di tante Famiglie religiose: i più antichi Ordini, sia maschili che femminili, di vita contemplativa, di vita apostolica e di vita missionaria. In questi ultimi tempi, poi, lo Spirito ha arricchito la Chiesa di forme nuove di vita consacrata, e di Movimenti ecclesiali nuovi, che animano, con lo spirito del Vangelo, le diverse realtà temporali, siano esse sociali che economiche. La " chiamata" infatti è per tutti: alcuni lasceranno, definitivamente, famiglia e occupazioni, altri, continueranno ad operare nel loro ambiente, ma con uno stile di vita diverso, che sarà, esso stesso, annuncio del Vangelo; è quel che Paolo scriveva agli abitanti di Corinto, e, in loro, ad ogni cristiano:" fratelli, d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero, e quelli che godono, come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno, perché passa la scena di questo mondo!" E' questo il distacco che la sequela di Cristo chiede ad ogni uomo o donna, un distacco, che non è negazione delle normali espressioni del vivere, infatti è lecito, anzi, giusto godere e possedere, come è giusto amare e formare una famiglia; ma, in tutto ciò, bisogna tener presente la centralità di Cristo, attorno al quale, ogni esistenza deve ruotare, perché, come dice l'Apostolo, la vita temporale, bella o penosa che sia, finisce, mentre la vita in Cristo è eterna, come eterna è la sua Parola che salva. Dio, dunque chiama, tutti, uomini e donne, chiama sempre, in ogni tempo e in qualunque situazione, chiama nel suo Figlio Gesù e, ad ognuno, affida una missione, alla quale dobbiamo dare il nostro libero consenso. Tuttavia, non è sempre facile dire:" Si!" a Dio, e non tutti arrivano, in tempi brevi, all'accettazione del suo progetto, che è, in sostanza, una conversione dalla quale nasce, poi, la missione, una missione, talvolta, difficile e rischiosa, ma sempre portatrice di salvezza per tutti; una missione, che, talvolta ci sembra di dover affrontare da soli, ma che, in realtà, è sostenuta dallo Spirito, che ci aiuta a portarla a compimento. E' quel che ci dice il passo della prima lettura di questa domenica, tratto dal libro del profeta Giona, il quale era restio a condividere quella apertura universalistica, che stava nascendo in alcuni ambienti giudaici, dopo l'esperienza dell'esilio; Giona era, per dirla in termini moderni, una sorta di integralista, ben lontano dal credere, che il Dio di Israele chiamasse alla conversione e alla salvezza anche gli altri popoli. Ma Dio lo scelse, per portare la parola di salvezza a Ninive, per esortare alla conversione gli abitanti di quella città ribelle, una città, che, per gli Israeliti, era solo l'immagine dell'oppressione. Giona, sapeva bene quale fosse la volontà di Dio, ma non andò dove il Signore lo inviava, andò, invece, a Tarsis, imbarcandosi verso un'altra meta, ma Dio lo raggiunse in quel simbolico, o reale naufragio, negli abissi del mare, dove il profeta stava per perdere la vita, e lo trasse in salvo; fu questa esperienza di sofferenza estrema che aprì il cuore e la mente di Giona al progetto di Dio, e si recò a predicare a Ninive, e i Niniviti, incredibilmente, si convertirono, e Giona sperimentò quanto grande sia l'amore del Signore, un Dio pietoso e misericordioso, paziente e ricco di grazia.(Gio.4,3) Dietro l'opera umana c'è, sempre, l'opera di Dio, la potenza dello Spirito; lo capiranno anche i discepoli: Andrea, Simone, Giacomo, Giovanni e gli altri, che formeranno il gruppo dei " dodici", lo capiranno quando, dopo la resurrezione di Cristo, per opera dello Spirito, ricorderanno e comprenderanno le parole del Maestro, che aveva detto, prima di congedarsi da loro:" Quando verrà il Paraclito, che vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità, che procede dal Padre, lui mi darà testimonianza, e anche voi mi renderete testimonianza.."(Gv.15,26-27) Per questi testimoni, a qualunque tempo essi, appartengano, uomini e donne alla sua sequela, in modi diversi e con ruoli diversi, il Cristo ha pregato, alla vigilia della sua morte, con queste parole:"Padre, io ho dato loro la tua parola, e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo...non ti chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li preservi dal maligno...Padre, consacrali nella verità....come tu mi hai mandato nel mondo, così anch'io li ho mandati nel mondo. Per loro io consacro me stesso, affinché siano, anch'essi, consacrati nella verità."(Gv.17,14-19) E' questo il senso profondo della " chiamata", una vocazione alla conversione e alla evangelizzazione, una vocazione alla Verità che santifica e salva; una vocazione, che nasce dall'amore di Cristo Redentore, e fruttifica, fecondata e sostenuta dalla preghiera di Lui, termine ultimo di ogni esistenza. sr Maria Giuseppina Pisano o.p. mrita.pisano@virgilio.it |