Omelia (18-01-2009) |
padre Antonio Rungi |
Cercate il vero ed unico Maestro L’uomo va sempre alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Il cristiano va alla ricerca di Dio, del suo vero maestro di vita. Nel testo del Vangelo di oggi, seconda domenica del tempo ordinario, questa affannosa ricerca è soddisfatta allorquando gli apostoli incontrano Gesù. La chiamata dei primi apostoli del regno di Dio in mezzo agli uomini ha in Gesù Cristo il punto di riferimento essenziale ed imprescindibile. I primi discepoli di Cristo hanno la possibilità di verificare con i loro occhi e costatare personalmente le condizioni in cui vive Gesù ed aderire a Lui senza attendersi nulla in cambio se non il suo amore di Padre e di Maestro. Inizia così l’avventura di questi uomini vicino al Maestro, un’avventura che registrerà alti e bassi, certezze ed incertezze, fiducia e sfiducia, abbandono in Lui ritorno in loro stessi, rimpianti e forse qualche delusione. Certamente la loro adesione alla persona di Cristo all’inizio fu piena, gioiosa, promettente. Quello che avvenne nella loro mente in quell’incontro solo gli stessi discepoli lo potrebbero raccontare. Ma quello che successe in seguito nella loro vita vicino al maestro, ma soprattutto quando si trattò di testimoniare la fede in Lui, si può capire a posteriori. Furono affascinati e si dedicarono completamente a Lui, nonostante qualche debolezza momentanea. La chiamata dei primi discepoli di Gesù ci riporta alla testimonianza di un’altra significativa e importante chiamata di cui ci parlano i libri sacri del Vecchio Testamento. E’ la chiamata di Samuele, icona delle quelle chiamate che necessitano tempo e discernimento per essere capite, ma che necessitano anche di guide illuminate come, nel caso particolare quella di Eli, per indirizzare chi è alla ricerca di una identità e di una missione a servizio degli altri verso la strada giusta. Molto bello il testo della prima lettura di oggi tratta dal primo libro di Samuèle, nel quale si parla di questo straordinario uomo di Dio a servizio della causa del Regno. Ancora oggi si rinnovi anche per ciascuno di noi questa esperienza e disponibilità verso il Signore: parla che il tuo servo di ascolta. Magari potessimo ascoltare sempre Dio che parla in tanti modi a noi, nel profondo della nostra coscienza, nella gioia e nel dolore, nei poveri e nelle tante situazioni della vita soprattutto dolorose! Ascoltare Dio significa tradurre in moralità ogni parola che esce dalla sua bocca. Si tratta, allora, di modificare i nostri comportamenti e far tesoro di quanto ci ricorda Paolo Apostolo nella prima lettera ai Corinzi Un testo che ci richiama alla purezza del corpo e della mente. Dobbiamo essere lontani dall’impurità. Quanto è attuale oggi questo messaggio, in un contesto di decadimento dei valori e dello stesso pudore. Il dato teologico che qui emerge con chiarezza è che l’uomo non è un ammasso di cellule, non è un caso, non è un insieme di organi, né è finalizzato solo a determinate funzioni del mangiare, bere, godersi la vita, ma il corpo è tempio dello Spirito Santo, verso il quale dobbiamo avere grande rispetto. Capire questo significa impostare la propria vita temporale e materiale su altri valori avendo a cuore il rispetto della dignità della persona umana, dal suo concepimento fino al suo naturale termine. La nostra preghiera per questa giornata di festa, pasqua settimanale, non può che essere la colletta della messa di oggi: "O Dio, che riveli i segni della tua presenza nella Chiesa, nella liturgia e nei fratelli, fa’ che non lasciamo cadere a vuoto nessuna tua parola, per riconoscere il tuo progetto di salvezza e divenire apostoli e profeti del tuo regno". In un mondo di tanti falsi maestri e profeti che corrompono e distruggono la dignità delle persone, vogliamo riaffermare la nostra fede e l’abbandono totale nell’unico vero Maestro che è Cristo Signore. |