Omelia (25-01-2009)
Monaci Benedettini Silvestrini
Oltre gli orizzonti

Gesù inizia la sua missione pubblica e lancia al mondo intero il suo messaggio: «Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino». Pone una condizione inderogabile perché la luce che emana dalla sua persona e dai suoi insegnamenti, siano accolti; si richiede un atteggiamento di conversione permanente. Il ritorno a Dio dell’umanità e di ognuno di noi, si compirà per la sua opera di salvezza; sarà il suo martirio sulla croce a riconciliarci pienamente con il Padre e tra noi. Sarà quindi un dono gratuito di amore, che sgorgherà per tutti dalla croce e troverà il suo sigillo nella gloriosa risurrezione di Cristo. È proprio l’immensità e la gratuità di quel dono che deve costituire il motivo e il motore della nostra personale conversione. La redenzione è pregnante di grazia, di santa energia spirituale, quella che ci occorre per essere determinati e perseveranti nelle nostre scelte, per uscire dai meandri del male ed entrare in una intima comunione con Cristo, per possederlo nella fede, per sentirci costantemente animati nella speranza dei beni futuri, per vivere concretamente il precetto dell’amore. In questo consiste sostanzialmente il grande ideale religioso, che sostiene ed alimenta tutta la nostra esistenza. Gli apostoli, che chiamati da Cristo, rispondono immediatamente alla sua chiamata, ci offrono un limpido esempio di conversione: non solo, come promesso dal loro Maestro. Da pescatori di pesci nel mare di Tiberìade, diverranno pescatori di uomini in tutto il mondo, ma la loro stessa vita è destinata a cambiare radicalmente, a cominciare dalle attività quotidiane, nelle quali spendevano prima tutte le loro energie, per assumere il compito definitivo di testimoni e annunciatori del regno. Dalle loro storie con Cristo e da tutto ciò che seguirà per loro, fino al martirio, comprendiamo che la conversione non si attua mai in un momento e non si racchiude in un episodio, per quanto determinante della vita, ma in una ininterrotta laboriosità dello spirito. Vivranno anch’essi le loro debolezze, le incertezze della fede, le paure e i rinnegamenti, ma la grazia di Dio li sosterrà fino al martirio. È significativo poi che il Signore abbia voluto affidare la continuazione della predicazione del Regno e la stessa sua chiesa, a degli uomini fragili, ma convertiti dalla sua chiamata e sorretti dalla sua grazia. Spetta quindi a noi essere, doverosamente e per vocazione, i continuatori di quell’opera, iniziata da Cristo, proseguita dagli apostoli e dai primi testimoni della fede e ora da tutti noi, battezzati in Cristo. Tutto ciò dovrebbe avvenire nella perfetta unità, nella piena concordia, nell’unanimità degli intenti. In questi giorni, sulla scia della esortazione di San Paolo, del quale ricordiamo due mila anni dalla sua nascita, tutto il mondo cristiano prega con Cristo per l’unità della chiesa. Siamo fiduciosi perché lo stesso Signore, in quell’ultima cena, ha rivolto intensamente la sua preghiera al Padre per la stessa intenzione: è ancora Lui ha mettersi in preghiera per noi e con noi.